Volontari C.A.V. nei presidi ospedalieri, Rui: rischiano di arrecare più danni che benefici
Lunedi 23 Luglio 2012 alle 18:25 | 0 commenti
Irene Rui, Forum delle Donne del PRC FdS - La destra vicentina, invece di porsi la questione di come prevenire l'uso della 194/78, dell'aborto, fa demagogia. I motivi per cui il C.A.V. (il Centro Aiuto per la Vita, movimento antiabortista) non deve entrare nei presidi ospedalieri e nei consultori, è "La Destra" stessa che lo dice, nel comunicato pubblicato su VicenzaPiù, il 23 luglio. Dove si usa un atteggiamento a senso unico, senza tenere conto del punto di vista di quelle donne che a cuor non leggero, si accingono a una determinata decisione.
Per dare informazioni e ascoltare le donne, che si rivolgono ai presidi ospedalieri per l'interruzione della gravidanza, basterebbe potenziare i consultori con personale adeguato: psicologi, ginecologi, sessuologi e ostetriche imparziali, così non ci sarebbero nemmeno problemi di inadeguatezza degli stessi consultori. Personale sanitario, non volontari, in grado di fornire il supporto e le informazioni necessarie a coloro che vi si rivolgono.
La 194/78 andrebbe modernizzata? Certamente, ma si rammenta anche che grazie ad essa, non ci sono più i 350 mila casi di aborto clandestino all'anno con migliaia di donne decedute sotto i ferri della mammana, e che il numero degli aborti dagli anni '80 ad oggi sono diminuiti del 43%, pur con un lieve aumento avvenuto nei primi anni del XXI secolo, causa depotenziamento dei consultori, e il venir meno di una sana educazione sessuale.
Per evitare che le ragazze o le donne, ricorrano alla 194/78 basterebbe quindi, una sana educazione sessuale che insegni alla variegata sfera sessuale a conoscere il loro corpo, che i bambini non nascono sotto un cavolo o per un bacio, e che fare sesso è sanno e bello, ma può comportare degli inconvenienti piacevoli o spiacevoli a seconda dei punti di vista. Inconvenienti che possono essere prevenuti con delle precauzioni che non sono quelli del non fare sesso, o controllare la luna o la temperatura dell'organo sessuale femminile, ma l'uso di anticoncezionali femminili o maschili (in Italia non è ancora disponibile la pillola per l'uomo), di preservativi o spirali e via dicendo. Il rispetto della dignità della vita, significa riconoscere che tal volta, è meglio che un embrione non cresca invece che si trovi privato del diritto di vivere dignitosamente e sanamente.
Si ricorda comunque che il Veneto con il suo 80% è al secondo posto per presenza di ginecologi obiettori, e Vicenza e Treviso detengono il primato con il 90%. Il Veneto è la regione dove i tempi di attesa per l'interruzione, sono tra i più lunghi, tali da scoraggiare le pazienti. Il Veneto è inoltre la regione dove diventa difficoltoso l'uso della RU486 (la pillola abortiva), sia per i tempi di attesa, sia per i tempi di degenza, sia per la difficoltà nella prescrizione, e poi ci sono solo due ospedali, nel veneziano, che la possono somministrare e questo a danno della salute della donna.
La crociata di cui "La Destra Vicenza" ci accusa è portata avanti proprio da loro e dal C.A.V., nei confronti delle donne e degli uomini che la pensano in modo diverso. Noi, infatti, pur non condividendola, rispettiamo la loro idea sull'Aiuto alla Vita, ma non consideriamo utile, come del resto anche per gli altri informatori volontari, la loro presenza all'interno dei presidi sanitari, poiché sono sufficienti gli esperti che vanno anzi potenziati. La loro presenza rischierebbe di arrecare alle pazienti più danni che benefici.
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