Caso Miteni, Zanoni e Guarda: "altro inquinante della famiglia Pfas, grave ritardo nella comunicazione"
Giovedi 5 Luglio 2018 alle 15:10 | 0 commenti
“Adesso su chi scaricherà la colpa Miteni? Il GenX, altro inquinante della famiglia Pfas, sarà l’ultimo o il primo di una lunga serie?â€. Le due domande sono dei consiglieri Andrea Zanoni (PD) e Cristina Guarda (Lista AMP) a proposito del nuovo caso “che coinvolge la ditta di Trissino e anche Palazzo Balbi visto che l’autorizzazione a ‘lavorare’ rifiuti tossici dall’Olanda è arrivata da un dirigente della Regione. Un caso che è finito dritto in Procura†si legge in una nota dei due esponenti di opposizione che annunciano contestualmente la presentazione di un’interrogazione. Â
“Finora Miteni ha sempre puntato il dito sui precedenti proprietari e sulla responsabilità dei distretti industriali, quindi attendiamo nuovi contro-comunicati post sponsorizzati sui social per cercare giustificazioni ‘sull’1% dell’inquinamento – spiegano Zanoni e la Guarda - Crediamo che l’azienda debba essere obbligata a fornire l’elenco di tutte le sostanze che produce, ha prodotto e sversato, in modo che vengano fatte analisi complete sulla loro presenza nell’acquaâ€. La nota prosegue: “Ringraziamo le istituzioni olandesi per la comunicazione: già da qualche anno stanno studiando il problema GenX nella contaminazione della falda e della loro acqua pubblica, rimaniamo invece allibiti dal comportamento della Regione, che si è svegliata solo tre mesi dopo aver ricevuto la lettera, senza darne comunicazione. Ma, prima ancora – sottolineano i due esponenti del Pd - è gravissimo il cortocircuito che ha portato a dare il via libera, mentre si sbandiera l’obiettivo Pfas Zero: non ci si può liquidare tutto come mera ratifica di una scelta della Conferenza dei servizi, è prendere in giro la gente. Sui Pfas c’è sempre stata una sottovalutazione del problema, basti pensare ai quattro anni di ritardo per attivare misure per nuovi gli acquedotti e in favore dell’agricoltura. E anche sul fronte-comunicazione le cose non sono andate diversamente: la Regione ha tardato a informare su aspetti cruciali, come le note dell’Istituto superiore della Sanità del 2013, quelle del 2016 su scarichi industriali, sui dossier relativi alle patologie neonatali e materne. Non è il modo migliore per alimentare la fiducia nelle istituzioni e, soprattutto, tutelare la salute pubblica. Già in passato - concludono Guarda e Zanoni - avevamo chiesto ricerche più approfondite sui Pfas ‘emergenti’. La preoccupazione va soprattutto sui filtri a carbone, le Bat, ovvero le migliori tecnologie disponibili che sono state scelte per depurare la nostra acqua ma che, a quanto si apprende, sarebbero insufficienti per valori alti più alti del 10 nanogrammi per litro del GenX e le prime analisi evidenziano concentrazioni comprese tra 25 e 40. Al momento non possiamo fare altro che attendere, speriamo in tempi brevi, il quadro completo dei prelievi effettuati nelle acque dentro e fuori l’area della Miteni e vedere fin dove è arrivata questa nuova sostanza, sversata fin dal 2012.â€
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