Caso Boccassini, Brigandì (Lega Nord) indagato: posti i sigilli nel suo ufficio al Csm
Mercoledi 2 Febbraio 2011 alle 23:54 | 0 commenti
Fonte: Elsa Vinci, La Repubblica, 02 Febbraio 2011
Perquisito il Giornale e la casa della cronista. Pdl: inaccettabile. Le forze dell´ordine anche a casa del leghista che insiste nel negare: "Io non ne so nulla"
«Preleva» un dossier sulla Boccassini, indagato consigliere leghista. Sigilli al Csm, sull´ufficio di Matteo Brigandì, membro laico dell´organo di autogoverno dei magistrati. È indagato per abuso d´ufficio, avrebbe "passato " a una cronista del Giornale, Anna Maria Greco, documenti riservati, atti segreti di un vecchio fascicolo sulla pm che indaga sullo scandalo Ruby e le feste di Arcore. Un´istruttoria che fu aperta e subito archiviata a Palazzo dei Marescialli negli anni Ottanta.
Perquisite ieri la sede romana del Giornale e l´abitazione della cronista, l´ufficio e la casa di Brigandì. Il pm valuta contro di lui altri reati.
Nel decreto di perquisizione, Anna Maria Greco è indicata come terminale di un abuso d´ufficio commesso da un indagato il cui nome è coperto da omissis. Brigandì era stato "denunciato" dallo stesso Csm dopo l´articolo di Repubblica, del 28 gennaio scorso, che narrava come il consigliere avesse preteso, per documentarsi, il vecchio fascicolo della disciplinare sulla Boccassini. Roba di 29 anni fa.
«Non ne so nulla», commenta il leghista. Giorni fa aveva già smentito: «Ho chiesto al Csm una serie di documenti, compreso quel fascicolo che ho letto per un quarto d´ora e poi ho restituito». Tra il 18 e il 20 gennaio - il caso Ruby era scoppiato il 14 - Brigandì si era rivolto ai funzionari della sezione disciplinare, quella che fa i "processi" ai magistrati, per avere il dossier sulla Boccassini. Poteva farlo, il regolamento lo consente. Ma non divulgarlo. Il 27 gennaio il pezzo sul procuratore aggiunto di Milano dal titolo "La doppia morale della Boccassini" firmato da Greco: si ricordava come nel 1982 la pm «fu sorpresa in atteggiamenti amorosi con un giornalista di Lotta Continua». Brigandì - secondo l´accusa - avrebbe passato documenti secretati dal Csm alla cronista.
Dopo l´articolo di Anna Maria Greco, c´è stata una furibonda telefonata fra il procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati, e il vice presidente del Csm , Michele Vietti. Poi la segnalazione alla Procura di Roma. Adesso Matteo Brigandì, pare l´unico ad aver consultato quel fascicolo e rischia. Il comitato di presidenza del Csm «preso atto delle iniziative giudiziarie in corso» si è infatti riservato «l´adozione di ogni eventuale ulteriore provvedimento di sua competenza». Ieri le perquisizioni in ufficio e a casa si sono protratte sino a tarda sera. La sua situazione, dicono in procura, potrebbe complicarsi.
Sul consigliere leghista pendono due condanne che presto potrebbero diventare definitive, una per diffamazione e l´altra per non aver pagato gli alimenti alla figlia. Per legge decadrà .
Polemiche, proteste bipartisan hanno accompagnato la decisione di perquisire la giornalista. «Un nuovo tentativo di mettere il bavaglio alla libertà di informazione», commenta la Fnsi. Il direttore Sallusti riferendosi ai magistrati parla di «casta», il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, di «metodi investigativi inaccettabili». Sull´altro fronte, il responsabile comunicazioni del Pd, Paolo Gentiloni, dice: «La campagna del Giornale contro Ilda Boccassini ha raggiunto toni disgustosi e ridicoli ma questo non giustifica metodi sbagliati e che rischiano di limitare un valore irrinunciabile come la libertà di stampa».
Nulla è stato trovato, almeno fino a sera, durante le perquisizioni. Saranno scandagliati i computer sequestrati e i tabulati telefonici. I "contatti" di Brigandì saranno presto noti.
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