Carni rosse, Confagricoltura: disco verde del ministero
Mercoledi 10 Febbraio 2016 alle 15:18 | 0 commenti
Confagricoltura Veneto diffonde la notizia freschissima del parere espresso dal Comitato nazionale per la sicurezza alimentare del ministero sullo studio dello Iarc relativo al rischio carni rosse. Il parere, sollecitato dal ministro Beatrice Lorenzin, dice in sostanza che un consumo moderato di carne, cotta correttamente, va bene e fa parte della nostra alimentazione mediterranea equilibrata. La demonizzazione delle carni rosse tra ottobre e novembre è stata, dunque, non solo dannosa ma fuorviante come sottolinea Enrico Pizzolo, presidente della sezione regionale Bovini da carne di Confagricoltura Veneto.
La carne è una fonte proteica ad alto valore biologico, soprattutto in determinate fasce di età e in particolari condizioni di salute. Va consumata con moderazione, sia fresca che trasformata, prestando attenzione alle modalità di preparazione e cottura degli alimenti. E’ il parere espresso dalla Sezione sicurezza alimentare del Cnsa (Comitato nazionale per la sicurezza alimentare), appena pubblicato sul sito del ministero della Salute, sul “rischio legato alla cancerogenicità delle carni rosse fresche e trasformateâ€. Il parere era stato richiesto dal ministro Beatrice Lorenzin a seguito di alcune anticipazioni dello studio dello Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, su riviste scientifiche (lo studio completo sarà pubblicato entro l’anno).
Il parere innanzitutto sottolinea l'importanza della carne e dei suoi derivati quale fonte proteica ad alto valore biologico, di aminoacidi, vitamine, sali minerali e metalli (in particolare ferro e zinco) nell’alimentazione umana e, soprattutto, in determinate fasce di età e stati fisiologici nonché in particolari condizioni di salute. Quindi rimarca che il tumore al colon-retto, come tutte le neoplasie, è il risultato di più fattori, innescato dall’interazione tra ambiente, stile di vita e genetica. Nello stesso tempo raccomanda di seguire un regime alimentare vario, ispirato al modello mediterraneo, evitando l’eccessivo consumo di carne rossa, sia fresca che trasformata e di mantenere un peso corporeo corretto durante l’arco della vita e svolgere regolarmente esercizio fisico.
“Come ampiamente detto in occasione della pubblicazione dello studio dello Iarc da tutti gli alimentaristi, la carne ed i suoi derivati possono essere consumati con tranquillità a patto che ne venga fatto un uso moderato associato a uno stile di vita attivo - commenta Enrico Pizzolo, presidente della sezione regionale Bovini da carne di Confagricoltura Veneto -. L’allarme rimbalzato sui media, con la demonizzazione delle carni rosse e dei salumi, era quindi ingiustificato, anche alla luce del fatto che gli italiani consumano mediamente 300 grammi di carne rossa in una settimana. Una quantità molto lontana dai 100 grammi al giorno indicati come a rischio cancro dallo studio Iarc, che si riferisce a culture alimentari diverse dalla nostra, come quella americana, in cui si consumano quasi esclusivamente carni, spesso ai ferri e molto grasse. Nella dieta mediterranea la carne è presente nell’ambito di un regime dietetico equilibrato, che il parere del Cnsa consiglia per garantire un apporto ottimale di nutrienti e prevenire le malattie. Aveva ragione la nonna: mangiare un po’ di tutto fa bene alla saluteâ€.
Secondo i dati di Assica, l’associazione industriali di carni e salumi, nella settimana dell’annuncio dello studio Iarc (dal 26 ottobre al 1 novembre) le vendite di carni e salumi nella grande distribuzione hanno subito un calo dell’8,7 per cento. Un tonfo, in particolare, per i wurstel (- 17 per cento) e per i salumi (- 9,8 per cento). L’auspicio di Pizzolo è che ora si torni a promuovere la carne italiana e veneta, che rappresenta l’eccellenza nel mondo per tecniche produttive e filiera di controlli: “Il tam-tam negativo sulla scia dello studio Iarc ha inferto un duro colpo al settore, già duramente segnato dall’embargo russo – dice -. Nei primi giorni le macellazioni sono calate del 20 per cento, salvo poi registrare una lieve ripresa durante le festività natalizie. I livelli di consumo si mantengono comunque bassi, con un calo da 24 a 19 chilogrammi pro capite annui. In Veneto ci sono circa 8.500 allevamenti con prevalente indirizzo da carne, molti dei quali di piccole dimensioni. Il settore è molto importante sia per l’agricoltura, perché i cereali prodotti in regione vengono in gran parte consumati negli allevamenti, sia per l’indotto se pensiamo a mangimifici, concerie, macelli, trasporti, macellerie, servizi. Servono misure importanti per salvare il settore in questa fase di crisi, ma serve anche una seria promozione che informi e faccia conoscere ai consumatori un comparto che deve tornare ad essere il vanto di questa regioneâ€.
Il Veneto è il maggior produttore nazionale di carni rosse. Nel 2015 la produzione di carne bovina è stata di 195.000 tonnellate (osservatorio di Veneto Agricoltura su dati provvisori Istat), per un valore della produzione di 480 milioni di euro. Una sostanziale tenuta rispetto al 2014, che aveva segnato però una flessione del 3,4 per cento rispetto al 2013. La prima provincia nella produzione è Verona, seguita da Padova, Treviso, Vicenza, Rovigo, Venezia e Belluno.
Il documento del Cnsa si trova all’indirizzo: clicca qui
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