Caos profughi, Puppato: perchè solo in Veneto?
Venerdi 17 Luglio 2015 alle 23:55 | 1 commenti
Laura Puppato, senatrice Pd
La tensione esplosa a Quinto mi ha fatto sorgere una domanda, cosa sta succedendo nelle altre regioni? Perché in Veneto sembra in corso una guerra mentre altrove non si sentono gli stessi toni apocalittici? La risposta è semplice, in Piemonte, regione simile al Veneto per popolazione, il tavolo tecnico tra Regione, Prefetture e Comuni ha funzionato arrivando ad una distribuzione che non ha messo in difficoltà nessuno, in Veneto i primi due attori latitano e i comuni si ritrovano a fronteggiare una situazione per cui non hanno né risorse, né competenze adeguate.
In Veneto sono presenti attualmente poco meno di 5 200 profughi, secondo gli accordi Stato-Regioni dovremmo arrivare a non oltre 5.800 a ben vedere un rapporto inferiore ai dieci profughi a comune, si fosse attivata una sana suddivisione coordinata da Regione, prefetti e ANCI. Una situazione tutt’altro che fuori controllo al contrario di quanto avvenuto a Quinto e a Eraclea, dove se si è così illogici e inumani da inserire un centinaio di persone in una comunità inadatta e relativamente piccola si finisce, ovviamente, per creare enorme disagio e conseguenti proteste e violenze. La "non" gestione fin qui portata avanti da Prefetto e Regione, invece che creare lavoro a diverse professionalità e piccole aziende commerciali locali e solidarietà sta creando danni enormi a tutti la cittadinanza.
La soluzione però, arriverà non da Venezia, ma da Roma. Ho parlato a lungo con il Viceministro Bubbico e la sua Capo di Gabinetto Rosanna Babuano con cui mi mantengo in contatto quasi quotidiano per relazionarli sullo stato dell'arte Veneto e Trevigiano, è necessario ricercare una soluzione celere e definitiva ebbene le risposte avute sono la somma delle iniziative messe in campo dal Governo per accelerare l'iter di analisi delle pratiche per il riconoscimento o meno dello status di rifugiato, che ha visto moltiplicare le commissioni e ricevere da loro l'obbligo di risolvere entro fine anno i 64.000 casi pendenti. Inoltre è stata individuata la caserma Serena come luogo per l’accoglienza e il capo di capo dipartimento immigrazione ha garantito la sua presenza a Treviso per incontrare i sindaci giovedì 23 luglio. Ecco, direi che fa molto più scena strillare e solidarizzare a parole negando ogni attività e coinvolgimento, come fa Zaia, ma la buona politica cerca soluzioni anche dove è più difficile sicuramente solo la seconda migliora la vita dei cittadini.
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