Camere di Commercio, lettera di Usb ai parlamentari: "pasticcio"
Lunedi 25 Gennaio 2016 alle 17:50 | 0 commenti
Riceviamo da Federico Martelletto, USB Pubblico Impiego, e pubblichiamo
Renzi vuole tagliare i servizi e i dipendenti delle Camere di Commercio. In barba alla legge delega, nonostante i mugugni delle categorie economiche e le proteste dei lavoratori, vuole varare un decreto attuativo che è un pasticcio. Si rischia di percorrere la pessima storia delle Province. Di seguito la lettera di USB inviata ai parlamentari veneti in merito alla legge delega sulle Cciaa e il successivo decreto legge che il governo sta per emanare.E' un primo atto di mobilitazione contro una "autonomia" che il governo vuole prendersi in barba alle indicazioni della legge delega.
Agli Onorevoli Parlamentari del Veneto Onorevoli Parlamentari,
l’art.10 della legge delega 124/2015 ha definito i punti fermi sulla riforma delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura. La legge prevede un processo di riordino complessivo con una riduzione del numero delle Camere di commercio, la razionalizzazione delle loro funzioni e la semplificazione della loro Governance. Pur non condividendo la ratio di questa riforma che andrà a penalizzare una delle eccellenze della Pubblica Amministrazione Italiana, riconosciuta come tale a livello nazionale e internazionale, unico riferimento per tutte le piccole imprese che a fronte di un risparmio esiguo sul diritto annuale saranno costrette a sostenere maggiori costi dovuti dalla privatizzazione dei servizi, chiediamo che perlomeno vengano rispettate le previsioni di legge. La legge delega prescriveva una razionalizzazione delle funzioni e non una eliminazione delle stesse. La privatizzazione di funzioni essenziali al sostegno di tutte le imprese (91% delle imprese hanno tra 0 e 5 addetti) di cui poco più del 20% è iscritto ad associazioni di categoria determinerà una forte perdita in competenze e professionalità , genererà una perdita di PIL( si ipotizza -0,2%), ulteriore disoccupazione, l'abbandono dei territori di periferia, zero servizi di promozione e di sostegno al credito per le PMI. Forte preoccupazione e sconcerto, quindi, in esito alle indiscrezioni sul contenuto del decreto attuativo della riforma delle Camere di commercio (legge n.124/2015), che dovrebbe essere discusso a breve dal Consiglio dei Ministri. L’ipotesi, poi, che vi possano essere effetti negativi pesantissimi sui livelli occupazionali è inconcepibile ed irricevibile mettendo a rischio 3.500 – 4.000 posti di lavoro( su circa 8 mila dipendenti) e disperdendo il patrimonio di professionalità pubbliche e private delle Camere di commercio nelle pieghe di un provvedimento che non ha finalità costruttive e non serve alle imprese. Si ricorda ancora che i decreti delegati dovrebbero prevedere l’introduzione di una disciplina transitoria per garantire la sostenibilità finanziaria dei nuovi enti, ma anche il “mantenimento dei livelli occupazionali†(lettera h) art. 10 legge 124/2015. Si tratta di una violazione del testo della legge delega che scarica i costi della riforma sui lavoratori del sistema abbandonando a sé stesso tutto il resto del sistema camerale (Unioni regionali e Aziende speciali e partecipate). Inoltre il decreto attuativo dovrà tenere conto del parere del Consiglio di Stato del 17 settembre 2015 n. 2614 che si espresso in modo inequivocabile sulla natura del rapporto di lavoro dei dipendenti delle Unioni Regionali, riconoscendolo di natura pubblicistica. Quindi con il preannunciato riassetto del numero e dell'ordinamento delle stesse si dovranno prevedere i trasferimenti del relativo personale sulla base delle regole stabilite per la mobilità all'interno dello stesso comparto del pubblico impiego. Chiediamo al Parlamento nel suo insieme di intervenire sul Governo affinché le previsioni del decreto delegato siano conformi ai vincoli e alle indicazioni dettate dalla legge delega. Confidiamo nel fatto che il Parlamento agirà in coerenza con quanto approvato.
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