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Le ragioni della defaillance del Vicenza con la Juve Stabia. Cassingena lascia a Cunico?
Sabato 7 Aprile 2012 alle 14:58 | 0 commenti
 Un tonfo clamoroso davanti ai propri tifosi ed una classifica che, a 8 giornate dalla fine, diviene sempre più pericolosa. Squadra distratta, poco tonica e mal disposta in campo. Nel momento decisivo della stagione arriva una sconfitta netta e pesante contro un avversario che non aveva più nulla da chiedere al campionato. I tifosi fischiano i giocatori e la dirigenza tutta mentre un amareggiato Cassingena sembra addirittura pronto a farsi da parte. Ma di chi sono le vere colpe?
Per il Vicenza non c'è pace in questa stagione. In un anno quattro tecnici sulla panchina, sedici sconfitte in 34 gare e soli 32 gol realizzati (peggior attacco della cadetteria). Un ruolino di marcia da far venire i brividi che ha portato la squadra in breve tempo al quart'ultimo posto. In questo momento se la stagione finisse i biancorossi si troverebbero a disputare un playout che storicamente non ha mai sorriso ai berici. Una situazione inimmaginabile ad inizio stagione quando nelle parole di dirigenti e staff tecnico si ventilava una stagione tranquilla con addirittura mezze ambizioni di play off.Â
Il pubblico vicentino, stremato dalle mille peripezie della squadra, se la prende con tutti: giocatori, società e tecnico vengono ripetutamente fischiati ricordando ed invocando un passato glorioso in cui le imprese del Lanerossi, la nobile provinciale, facevano sognare i tifosi.Â
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Ma cosa non è funzionato nel corso della stagione? La prima cosa da analizzare è sicuramente la rosa messa a disposizione dei quattro tecnici che hanno calcato sin qui la panchina. Una rosa che, sulla carta, non ha nulla da invidiare a quelle di altre società (vedi la Juve Stabia) che stanno concludendo il torneo con tranquillità . I vari Frison, Abbruscato, Botta e Martinelli sono nomi appetibili per qualsiasi società di media-alta classifica. Giocatori maturi ed esperti che avrebbero dovuto trainare la squadra ma che, eccezion fatta per l'ottimo portiere, sono venuti a mancare a livello di prestazione personale e di personalità nei momenti chiave del campionato. Neanche l'arrivo di un "big" come Pinardi nel mercato di gennaio è bastato a portare quel carattere e quella voglia di riscatto decisive per uscire dalla brutta situazione in cui il Vicenza navigava già ad inizio 2012. I giocatori hanno sicuramente deluso ma in queste valutazioni non si può non considerare il contorno, ovvero la situazione in cui i calciatori si trovano a giocare.Â
Un'altra chiave di lettura degli insuccessi può essere infatti la mancanza di una precisa filosofia di gioco. Ricordando le partite disputate è impossibile non notare una grande differenza rispetto ad altre compagini che nel corso della stagione, partita dopo partita, sono riuscite ad impostare una filosofia tattica ben delineata. Forse è proprio questo uno dei più grossi problemi visti fin qui seguendo il Vicenza: nelle 34 gare fin qui disputate il Vicenza ha alternato almeno 5 moduli passando dal 4-4-2 visto ad inizio anno con Baldini al 3-5-2, poi convertito in 3-4-1-2, di Cagni fino ad arrivare all'inspiegabile 5-3-2 schierato nella sfida contro la Juve Stabia da Beghetto. Repentini cambi di modulo che la squadra non è mai sembrata realmente in grado di digerire, al di là dei vari interpreti che scendevano in campo. Prendiamo l'esempio di Pierluigi Bianco, uno dei più contestati nell'ultima sconfitta: in un anno è passato da terzino sinistro ad ala e venerdì è finito addirittura a giocare come interno in un centrocampo a 3! Gli esperimenti tattici certo vanno apprezzati ma in momenti così delicati, forse, sarebbe il caso di impostare uno schema di gioco univoco che permetta ai giocatori di esprimersi con semplicità e naturalezza senza ricercare stravolgimenti che, nella maggior parte dei casi, finiscono per essere controproducenti. Questa non vuole essere una critica specifica all'attuale duo di allenatori Beghetto-Zanini perchè, purtroppo, anche con Cagni e Baldini più di una volta erano avvenute situazioni analoghe (anche se in momenti della stagione molto probabilmente meno decisivi).Â
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E la società ? Molti tifosi se la prendono con il presidente Cassingena, a loro avviso reo di non aver investito sufficiente tempo e denaro per la squadra, ma da questo punto di vista, francamente, non trovo totalmente condivisibile l'astio mostrato da ampie fazioni della tifoseria verso il presidente dei biancorossi. Cassingena ha rilevato dall'Enic la società biancorossa quando questa versava in una situazione difficilissima e nei suoi 8 anni di presidenza, nonostante il non florido momento economico generale, è riuscito a tenere i conti mediamente in ordine garantendo, con alti e bassi, stagioni dignitose ai biancorossi nei limiti delle sue ampiamente palesate capacità di investimento. Certo Cassingena non ha finanziato campagne acquisti faraoniche ma in questi anni a Vicenza, anche grazie all'abilità dei dirigenti, sono passati fior fior di giocatori e in un modo o nell'altro il Vicenza è sempre riuscito a salvarsi. Nel calcio moderno, purtroppo, comandano i soldi e Cassingena non ha mai nascosto di non volere o di non poter aumentare la propria mole di investimento sulla società lasciando però campo aperto a nuovi potenziali investitori e mettendo addirittura in vendita la società . Nel corso delle ultime stagioni sono stati ventilati possibili interessamenti da parte di personalità di spicco e cordate varie ma tutto si è sempre concluso in un nulla di fatto. Un imprenditore vicentino come Cestaro ha preferito investire i suoi denari altrove facendo la fortuna dei padovani che oggi si godono fama e successi. Detto che Cassingena è un buon manager, nel senso stretto della parola, una critica da muovere al presidente è quella di aver peccato in personalità : dopo prestazioni come quella di venerdì ci si aspetterebbe una netta presa di posizione da parte della società invece a parlare dopo la partita sono arrivati solo il figlio Dario, responsabile del settore giovanile, ed il DS Stefan Schwoch. Non sappiamo se lo ha fatto, ma è in questi momenti che il presidente dovrebbe onorare il suo ruolo ed il suo attaccamento alla società facendo, se necessario, la voce grossa con i suoi "dipendenti" perchè, se perdere una gara è tollerabile, una sconfitta senza lottare come quella di venerdì non può assolutamente passare inosservata. Voce grossa che andrebbe fatta anche con lo staff tecnico sulle cui spalle pesano come macigni i tre infruttuosi cambi di allenatore. Forse questa è una delle chiavi di volta della stagione fallimentare: in passato la scarsità di investimenti e di liquidità era sempre stata sopperita con scelte azzeccate a livello dirigenziale mentre quest'anno tutte le scelte si sono rivelate sostanzialmente infruttuose. Nonostante questo di qui a fine stagione restano ancora 8 partite per salvarsi e a conti fatti, con le giuste motivazioni, si potrebbe ovviare a questa situazione critica. Motivazioni che però devono arrivare dall'alto e che in questo momento solo il presidente con un "atto di forza" può riuscire a trasmettere alla squadra.
Nel momento in cui servirebbe una vera svolta però circola una notizia che ha dell'incredibile: il presidente Cassingena sarebbe pronto a mollare, facendosi immediatamente da parte e lasciando la sua poltrona a Tiziano Cunico, ex vicepresidente del club veneto, nonché azionista di minoranza. Sarebbe quindi lui a traghettare il Vicenza fino a giugno. Novità in tal senso sono attese entro martedì ma l'augurio è che la questione si risolva più in fretta possibile perchè a questo Vicenza la cosa che serve di più, per sopperire anche alle già dibattute lacune tecniche, è un presidente in grado di farsi sentire. Solo intervenendo con veemenza si possono responsabilizzare e spronare quei giocatori che dopo tante sconfitte, purtroppo, paiono essersi dimenticati del tutto l'importanza della maglia che indossano e della città che rappresentano quando scendono in campo.Â
Per il bene della squadra, dunque, la speranza dei tifosi forse dovrebbe essere quella di ritrovare un presidente attivo, deciso e motivato e non un traghettatore di fortuna.Â
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