Buon anno, Raniero: magari!
Martedi 31 Dicembre 2013 alle 19:58 | 0 commenti
				
		Germano Raniero Associazione Ross@ Vicenza - Gli auguri sono auspici, nel nostro caso di cambiamento. Siamo alla crisi del settimo anno, ovvero la crisi economica compie 7 anni, e ci stanno dicendo che è "l'inizio della fine"...della crisi. Qualche settimana fa un movimento di piccoli imprenditori, negozianti strozzati dalla crisi andando nelle rotatorie aveva lanciato anche loro "l'inizio della fine".
Ma sul serio il 2014 sarà  "l'inizio della fine" della crisi  economica...? Per  una minima parte sicuramente, ovviamente oltre per  quelli che nella crisi si sono arricchiti, o l'hanno schivata.
Resterà la maggioranza della popolazione che vedrà i pochi risollevarsi, basta leggere le righe che seguono.
Nel  suo Rapporto sulla coesione sociale reso noto nei giorni scorsi,  l'Istat ha evidenziato come nel 2012 il 12,7% delle famiglie residenti  in Italia si trovasse in condizione di povertà relativa (+1,6 punti  percentuali sul 2011) e così il 15,8% degli individui (+2,2 punti).  Secondo il Rapporto si tratta dei valori più alti dal 1997, anno di  inizio della serie storica.
C'è poi la povertà assoluta, che colpisce  invece il 6,8% delle famiglie e l'8% degli individui. I poveri in senso  assoluto sono raddoppiati dal 2005 e triplicati nelle regioni del Nord  (dal 2,5% al 6,4%). A conferma di ciò il rapporto evidenzia che, sempre  l'anno scorso, la retribuzione mensile netta è stata di 1.304 euro per i  lavoratori italiani e di 968 euro per gli stranieri. 
Rispetto al 2011 i salari netti mensili sono rimasti praticamente fermi (solo
4  euro in più). Quasi un pensionato su due (il 46,3%) ha un reddito da  pensione inferiore a mille euro, il 38,6% ne percepisce uno fra mille e  duemila euro, solo il 15,1% dei pensionati ha un reddito superiore a  duemila euro. Dal 2010 al 2012 il numero di pensionati e' diminuito  mediamente dello 0,68%, mentre l'importo annuo medio e' aumentato del  5,4%.
A fronte di tutto questo il rapporto dell'Istat rileva che il  tasso di disoccupazione nel 2012 ha raggiunto il 10,7%, con un  incremento di 2,3 punti percentuali rispetto al 2011 (4 punti  percentuali in più rispetto al 2008). Il tasso di disoccupazione  giovanile ha superato il 35% con un balzo in avanti rispetto al 2011 di  oltre 6 punti percentuali (14 punti dal 2008).
Il lavoro poi non  aiuta. Il numero medio di lavoratori dipendenti con contratto a tempo  indeterminato nel 2013 è diminuito rispetto all'anno precedente (-1,3%)  attestandosi a quota 10.352.343. Si lavora in meno e si guadagna di  meno. I lavoratori dipendenti nel nostro Paese hanno perso circa 832  euro ogni anno dal 2010 al 2012, a causa del calo negli stipendi netti.  E' quanto certifica la Banca d'Italia, che ha pubblicato il suo rapporto  sulle economie regionali. In questo studio si evidenzia che la  retribuzione media dei lavoratori in questo periodo è passata da 1.328 a  1.264 euro. Il totale annuale arriva a 832 euro persi, includendo la  tredicesima. Ad essere colpiti da questa riduzione dei salari sono  soprattutto i lavoratori più giovani. Nel meridione si è verificato il  calo maggiore nelle retribuzioni orarie dei giovani laureati; al nord  ovest sono invece stati più colpiti i giovani diplomati.
Se questo è  il nostro paese visto "dal basso", quello che emerge dolorosamente è che  l'Italia è sempre più disuguale sul piano economico e sociale.  Gli  indici con cui le statistiche misurano le disuguaglianze sociali  crescono inesorabilmente dal 2007, l'ultimo anno prima della recessione.  La crisi infatti non ha reso i ricchi meno ricchi ma con quote in più  di ricchezza nazionale a scapito del resto del Paese. In basso e nelle  ex classi medie invece si è scesi vorticosamente. In confronto ai  ricchi, infatti, i poveri, a cominciare dai ceti medi in declino, sono  diventati più poveri.
Auguri per un cambiamento reale ma per cambiare  ci vuole il coltello dalla parte del manico e non come ora puntato sul  collo: i lavoratori devono prendere il coltello dalla parte del manico  se vogliono cambiare il loro destino, basta uomini della provvidenza,  basta manager che hanno dilapidato le  ricchezze per i propri conti,  basta con mafie  economiche e criminali, basta con una classe politica  che ha servito il potere finanziario  traendone enormi prebende,  clientele, tangenti..
Cambiare sistema si può
È l'unico augurio serio e reale.
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