Bulgarini, la Cina e i salvatori Usa
Lunedi 7 Settembre 2009 alle 18:41 | 0 commenti
Possibile perché già in atto. Come hanno testimoniato recenti cronache di TvA e del Corriere del Veneto, alcuni esercizi commerciali della città starebbero passando a nuovi proprietari con gli occhi a mandorla e le valigette piene di contanti. Strano che il Giornale di Vicenza, prodigo di articoli sulla ritrovata passione estiva dei leghisti per le «radici» e l'«identità », non abbia alimentato il filone dello spauracchio giallo. A titolo personale, diciamo questo: non ci piace la Cina sempre più vicina e aggressiva, ma ci piace ancora meno chi se ne scandalizza e si straccia le vesti. E' la globalizzazione, bellezza. La cui logica è una e vale per tutti, bianchi, neri, rossi e gialli: il mercato. I cinesi conquistatori sono stati conquistati dal nostro stile di vita, e ora vengono da noi e ce lo ritorcono contro. Hanno i soldi e comprano da italiani che non ne hanno o sono felici di agguantarne di più, e per giunta cash. L'amara verità è tutta qui. Bisognava rifiutare quand'era ora il modello globalista, l'ingresso di Pechino nel Wto (l'organizzazione mondiale del commercio), il disastroso liberoscambismo internazionale, l'immigrazione incontrollata. Invece, accecati dalle magnifiche sorti progressive promesse da un liberismo vittorioso su un abominevole comunismo, adesso ne patiamo le conseguenze. Ironia della sorte, a inquietarci è un popolo che in patria è governato col pugno di ferro da un terrificante mix di autoritarismo rosso e capitalismo selvaggio. Ossia il peggio del peggio.
Bulgarini, però, non fa parte della schiera dei piagnoni ipocriti. Lui fa un'analisi diversa, e più sottile. Infila di soppiatto il tema dell'antagonismo fra dragone cinese e Occidente filo-americano in Africa, continente trattato alla stregua di una colonia dalle rispettive multinazionali. E inocula l'idea che la base americana al Dal Molin, futura sede del comando Africom che tale antagonismo dovrà fronteggiare, sarà una specie di avamposto della barriera occidentale in funzione anti-cinese. Senza dirlo apertamente, e forse senza averne l'intenzione, si presta così ad un'interpretazione obliqua. Perché il suo ragionamento suona come una giustificazione: la Ederle 2, in fondo, serve anche a noi, perché ci difende dal pericolo orientale.
E' la trappola del nuovo bipolarismo mondiale Usa-Cina. Se potessimo contare su un'Europa libera dalla sottomissione a Washington e saggiamente autarchica (traduzione: con un'economia interna svincolata dal global market), potremmo fare a meno di tali indigeste protezioni. Così come di dover subire la cinesizzazione delle nostre città .
Alessio Mannino
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