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Buffalo Bill a Vicenza

Di Piero Casentini Martedi 10 Gennaio 2017 alle 12:45 | 0 commenti

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Cento anni fa moriva a Denver, in Colorado, William Cody meglio conosciuto come Buffalo Bill. Era nato in Iowa, sulle sponde del fiume Mississippi, 70 anni prima. Nella vita era stato un corriere a cavallo, un combattente nordista nella Guerra di seccessione americana, una guida per una società ferroviaria e tante altre cose ancora. Ma il nomignolo Buffalo Bill, che sarebbe divenuto più famoso del suo vero nome, lo strappò a William Comstock dopo aver vinto una gara di caccia al bisonte. Impossibile accertare quanti animali uccise a cavallo degli anni '70, qualcuno dice 1000 all'anno, forse saranno stati di meno o forse di più, ma certo è che il suo personaggio incarnava più di qualche aspetto leggendario del vecchio West, compresa la compiaciuta distruzione della natura, se già nel 1873 William Cody calcava i palchi di mezza America impersonando le avventure di Buffalo Bill, cucitegli addosso da uno scrittore di nome Ned Buntline.

E poco importava sapere se Pahaska, il guerriero Cheyenne che disse di aver scalpato nel 1876, era stato davvero ucciso oppure no. Si diffuse la voce che Buffalo Bill aveva voluto vendicare il generale Custer, ucciso poco prima a Little Big Horn; chi poteva essere interessato a distinguere tra verità e verosimiglianza in un personaggio che interpretava se stesso, forse non solo a sipario alzato, con così tanta immedesimazione? All'età di 37 anni Buffalo Bill creò il Wild West Show, un gigantesco spettacolo itinerante nel quale metteva in scena, con l'aiuto di centinaia di comparse e di cavalcature, alcune pagine memorabili dell'epopea della frontiera. Riuscì a coinvolgere autentici cowboy e pellerossa, come il leggendario capo Sioux Toro Seduto e l'uomo medicina Alce Nero, insieme alla pistolera Calamity Jane e alla tiratrice Annie Oakley. Caroselli, sparatorie, assalti alla diligenza si alternavano a rappresentazioni di eventi storici, come la battaglia di Little Big Horn nella quale morirono gli uomini del 7 Cavalleggeri, in un pastiche nel quale trovavano posto anche guerrieri arabi, giapponesi e cosacchi. Il fascino del West traboccò dagli immensi spazi americani contagiando la vecchia Europa: nel 1889 il Wild West Show giunse a Londra per i festeggiamenti del Giubileo d'Oro della regina Vittoria e l'anno successivo arrivò in Italia, dove si esibì per il Papa Leone XIII. Il 9 maggio 1906, durante la seconda tournée europea, Buffalo Bill e la sua compagnia arrivarono su quattro treni speciali nello scalo merci di Vicenza. Ci vollero delle ore per far scendere le centinaia di persone coinvolte a vario titolo nello show, i tantissimi cavalli e tutte le attrezzature, compreso un accampamento fornito di cucina, scuderie ed alloggiamenti, allestito nell'Ippodromo di Campo Marzo. Buffalo Bill prese alloggio all'albergo Roma, in Corso, ma il tempo di riposarsi dovette essere ben poco: due spettacoli lo stesso giorno, uno alle ore 14.30 e uno alle 20, che registrarono complessivamente l'ingresso di circa 15 mila spettatori giunti da tutta la provincia. Chissà cosa avranno esclamato vedendo per la prima volta dei pellerossa, e cosa avranno pensato delle donne a cavallo che sparavano nella grande arena rettangolare. Almeno un uomo ne fu felicemente impressionato, tanto da cambiare il nome della sua osteria, sita nelle vicinanze del cinema Berico, in trattoria Buffalo Bill. Il locale, che negli anni '50 del Novecento ospitò sovente le riunioni settimanali del Calibano, cenacolo di artisti e intellettuali, chiuse i battenti nel 1982 dopo che lo scritto di Antonio Stefani (1906: il selvaggio West di Buffalo Bill in Campo Marzo, Vicenza, La grafica e stampa, 1977) ne aveva sottolineato l'origine e il collegamento proprio con il passaggio in città del Wild West Show. E' sicuramente un caso, o meglio un merito delle capacità professionali, se la Zamperla, ditta vicentina specializzata nella costruzione di giostre meccaniche, ha realizzato l'anno scorso il Buffalo Bill Rodeo per il parco di divertimenti Mirabilandia. Nessuna suggestione di antiche riminiscenze, quindi, anche perché a Ravenna il Wild West Show c'era passato il 12 aprile 1906, 27 giorni prima di Vicenza.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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