Conto alla rovescia per il piano industriale della Popolare di Vicenza, che verrà presentato nel cda dell’11 ottobre. Ieri c’è stato un incontro tra i vertici aziendali e i sindacati locali: non sono state fatte cifre sugli esuberi, ma il presidente Gianni Mion ha constatato: «C’è un deserto da attraversare con uno zaino pesante, bisogna alleggerire lo zaino». Secondo fonti sindacali nazionali il numero definitivo si aggira su 2.000 persone (nel piano precedente erano 550). Il piano attuale è stand alone, ma non è detto che sia questa la strategia che perseguirà la banca. Il suo azionista unico, il fondo Atlante, sta analizzando tutti i dati disponibili, confrontandosi con la vigilanza Bce, per scegliere quale delle scelte strategiche è la più praticabile.
Un discorso che viaggia parallelo per Vicenza e per Veneto Banca, altrettanto saldamente controllata dal fondo. Le due banche vanno messe in sicurezza quanto a perdite e rischi legali (su questo secondo aspetto è in corso un confronto con Consob e Antitrust).
La prima ipotesi prevede un futuro autonomo per Veneto e Vicenza, ma è una strada che comporta la ripulitura dei libri creditizi e il taglio violento dei loro costi in modo da farle smettere di perdere soldi e ricondurle alla redditività . Si parla di un miliardo complessivo di ulteriori svalutazioni sui crediti delle due banche, somma che potrebbe costringerle a ricapitalizzare ma anche garantire crediti di imposta per 100 milioni.
La seconda opzione, ben vista dal management di Vicenza, prevede la fusione tra le due, dopo la pulizia dei libri, i tagli e un probabile aumento. Sarà scelta solo se la sommatoria dei costi di esecuzione e delle sinergie è più conveniente dello stand alone. La terza, e meno auspicata strada, implica che un investitore compri solo alcune parti delle due banche, che potrebbero in tal caso andare verso la scomparsa dei marchi. La scelta potrebbe essere fatta già a novembre, per partire ai primi di dicembre con l’esecuzione. Per una ricapitalizzazione ci vorrebbe almeno un altro investitore – oltre ad Atlante – ma i grandi azionisti del fondo a un esame preliminare ritengono che le due banche ripulite e messe in sicurezza, ancor più se fuse, potrebbero destare l’attenzione di un investitore, anche bancario.
Di Andrea Greco, Vittoria Puledda, da La Repubblica