BPVi e Veneto Banca, per gaffe di Fabrizio Viola sul rientro dei fidi in caso di bail in Giannino chiede le sue dimissioni ma l'Ad rettifica e chiede... scusa
Martedi 6 Giugno 2017 alle 20:12 | 2 commenti
Fabrizio Viola (amministratore delegato della Banca Popolare di Vicenza e presidente del comitato strategico di Veneto Banca) oggi su Il Corriere della Sera fa scrivere: «Desidero rettificare una mia inesattezza contenuta nell'intervista rilasciata al Corriere della Sera il 2 giugno scorso. Infatti, nel valutare le conseguenze del bail in, ho fatto riferimento agli effetti che potrebbero, eventualmente, verificarsi nel caso di una liquidazione coatta amministrativa. Nello scusarmi per l'equivoco, desidero comunque evidenziare che una resolution delle due banche venete non potrebbe non avere effetti - sia pur indiretti - anche sull'offerta di credito nelle aree di riferimento delle due banche».
Quale è stata la gaffe di Viola il 2 giugno scorso nell'intervista concessa al Corriere della Sera?
Stefano Righi gli chiede: "Cosa significherebbe una eventuale risoluzione?" e il banchiere di lungo corso, sbertucciato poi sabato 3 giugno da "I conti della belva" su Radio 24, programma condotto da Carlo Alberto Carnevale Maffè, Oscar Giannino, Mario Seminerio Renato Cifarelli, è:
«Gli effetti di una crisi non risolta delle due banche venete non sarebbero molto inferiori a quelli generati dal default della Grecia. Per essere più chiari: la procedura di bail-in impone il rientro forzoso degli impieghi a tutela dei depositi. Si pensi che BpVi e Veneto Banca hanno concesso prestiti "buoni", cioè al netto da sofferenze e incagli, per circa 30 miliardi. In gran parte concentrati nel Nordest, cioè nel territorio più importante per l'economia nazionale. Doverli richiamare da un momento all'altro creerebbe uno sconquasso tremendo, non senza conseguenze anche sul piano politico. Anche per questo faccio appello al senso di responsabilità delle autorità europee: le dimensioni in gioco non possono essere sottovalutate».
Ma il rientro forzoso degli impieghi a tutela dei depositi dopo il bail-in (per primi in caso di "risoluzione" vengono coinvolti gli azionisti, poi gli obbligazionisti junior, poi i correntisti con più di 100.000 euro di depositi) è l'esatto contrario di quello che avverrebbe come poi, sia pure con qualche giorno di ritardo, Viola ammette.
Un altro dei sintomi dello... stress test a cui sono sottoposti gli amministratori delle due banche o la conferma di una sorta di maledizione che incombe sulle due ex Popolari che al vertice pare continuino ad avere conducatores non proprio al livello delle necessità della loro gestione?
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