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BPVi e Veneto Banca in attesa del decreto e di 3,5 miliardi di intervento dello stato per le bad bank: il mega affare di Intesa Sanpaolo

Di Rassegna Stampa Giovedi 22 Giugno 2017 alle 22:44 | 0 commenti

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Un decreto ad hoc per il salvataggio delle banche venete, oppure un emendamento, da inserire nel decreto che ha sospeso il rimborso del bond di Veneto Banca varato la scorsa settimana, e già all'esame del Parlamento. Sono le due strade, lo scrive NordEst Economia che qui riprendiamo, che il governo sta valutando per dare la cornice normativa all'intervento sui due istituti proposto da Intesa SanPaolo, l'unico arrivato sul tavolo di Rothschild. Il Tesoro, secondo quanto si apprende in ambienti di governo, sta ancora valutando la proposta che, se accettata, avrebbe bisogno di un norme per consentire intanto di utilizzare per finalità diverse dalla ricapitalizzazione precauzionale i 20 miliardi messi a disposizione con il decreto salva-risparmio di Natale.

C'è inoltre la necessità di iniettare altre risorse al fondo esuberi del sistema bancario, viste anche le forti uscite previste con il salvataggio delle venete. Se servisse rendere subito operativa qualche misura il veicolo potrebbe essere appunto un decreto ad hoc, che verrebbe cioè comunque assorbito dal provvedimento urgente già alla Camera.

Il costo per lo Stato, e dunque per i contribuenti, della bad bank in cui verranno fatti confluire tutti gli asset problematici della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca potrebbe essere invece di almeno 3,5 miliardi di euro. È quanto stimano alcuni analisti finanziari commentando l'offerta di Intesa Sanpaolo. L'incognita maggiore sull'operazione - giudicata molto conveniente per Cà de Sass (Mediobanca stima un aumento del 6% dell'utile per azione e «virtualmente» zero rischi) - resta l'atteggiamento dell'Europa nei confronti dell'utilizzo di risorse pubbliche per liquidare la bad bank. Sul resto ci sarebbe già stato, dicono i ben informati, un ok di massima.

«Il punto interrogativo resta comunque se la Ue consentirà al governo di intervenire pesantemente per coprire i costi di ristrutturazione e il capitale della bad bank (3,5 miliardi secondo i nostri calcoli)» anche «se ci sembra ragionevole pensare che un accordo informale fra le varie autorità sia già stato negoziato», rilevano gli analisti di Equita Sim. Per Intermonte «le good bank dovranno essere ricapitalizzate dal governo/sistema bancario per 3,5 miliardi prima di essere vendute a Intesa per 1 euro così da assicurare alla banca che il suo Cet1 pro-forma 2016 sia mantenuto invariato».

«La cornice legale deve ancora essere chiarita» aggiunge il broker: «Non è chiaro se l'intervento del governo possa esser classificato aiuto di Stato dalle autorità della Ue e non ci sono indicazioni su quanto a lungo le authority (Bce, DgComp, Tesoro, Antitrust) impiegheranno per approvare l'operazione».

Nessun dubbio, invece, sul fatto che la liquidazione delle banche venete sia un affare per Intesa: «Un affare troppo bello per essere vero», che porta a «un aumento dell'utile per azione del 6% e virtualmente zero rischi», afferma Mediobanca, che vede i rischi maggiori «nell'interpretazione da parte della Commissione Ue delle regole sugli aiuti di Stato». Equita stima che «le nuove banche potrebbero generare un utile 2020 di circa 390 milioni», grazie a 690 milioni di sinergie. Per Intermonte l'operazione è «accrescitiva» del capitale di Intesa, grazie alla migrazione sui modelli interni della banca (35 punti base di Cet1) e all'utilizzo di 730 milioni di crediti fiscali (25 punti base). Con la disponibilità di Intesa, notano dal Credit Suisse, si è creata «una situazione vincente sia per Intesa Sanpaolo e sia per le altre banche italiane», visti i minori rischi sistemici. Lo affermano gli analisti del Credit Suisse, sottolineando come gli attivi delle due banche venete siano stati già scandagliati in vista della possibili ricapitalizzazione precauzionale e «non dovrebbero nascondere ulteriori perdite».

Se verranno confermate le condizioni «l'operazione dovrebbe garantire un accelerato accrescimento degli utili per azione» per l'istituto di Cà de Sass.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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