BPVi e Veneto Banca, 10 miliardi di sofferenze e incagli
Martedi 10 Gennaio 2017 alle 08:46 | 0 commenti
Sullo stato di salute delle due Popolari Venete i dati ufficiali si fermano a giugno del 2016 all'epoca delle ultime semestrali. A quella data i requisiti di capitale - grazie alla ricapitalizzazione complessiva da 2,5 miliardi da parte di Atlante che ha salvato dal crac gli istitutii - erano poco sopra le richieste del regolatore. Ma sei mesi per banche in crisi di fiducia sono tanti e possono cambiare molto il quadro. Ieri i vertici delle due banche non hanno voluto fornire indicazioni puntuali, soprattutto se il patrimonio (il Cet1) sia ancora adeguato o abbia sforato al ribasso le prescrizioni della Bce, ma qualche ammissione è arrivata.
L’ad della Vicenza e consigliere di Montebelluna, Fabrizio Viola chiamato a gestire l’operazione di fusione ha detto che «sulla salute delle banche, i dati ufficiali sono al 30 giugno scorso. Posso dire che il fine anno in termini qualitativi per le due banche è stato impegnativo per quanto riguarda il capitale». D’altro canto è plausibile che un’ulteriore opera di pulizia dei crediti malati sia stata necessariamente fatta negli ultimi sei mesi. La zavorra che impegna i due istituti è infatti assai elevata. Come ricostruito da Il Sole24Ore nei giorni scorsi il tema delle sofferenze è il vero nodo gordiano delle due ex Popolari. La Popolare di Vicenza aveva, a giugno 2016, 9,4 miliardi di crediti malati lordi su 23 miliardi di impieghi. Montebelluna ha crediti deteriorati lordi per 7,9 miliardi su 21 miliardi di impieghi. Nonostante le pulizie già fatte negli ultimi due anni e che hanno provocato le perdite miliardarie per le due banche, tuttora i prestiti malati netti sono ancora ingenti. Ognuna ha 5 miliardi di prestiti deteriorati dopo gli accantonamenti. Vuol dire un pacco di 10 miliardi tra sofferenze e incagli che valgono il 22% dell’intero portafoglio crediti che sommato vale 44 miliardi. Sono livelli da record nel sistema bancario italiano e andranno ovviamenti ceduti in buon parte (leggi Mps) per ripristinare la capacità operativa dei futuri sposi. Quei crediti hanno già contribuito a nuove perdite per svalutazione per 860 milioni (600 per la Vicenza e 260 milioni per Montebelluna) nei conti semestrali. È più che probabile che la seconda parte dell’anno abbia visto ulteriori profonde svaluatazione e in ogni caso andranno fatte prima di convolare a nozze. E le cessioni degli Npl non potranno che provocare perdite. Ecco perchè logica vuole che ci sia da attendersi un nuovo aumento di capitale quest’anno per le due banche venete. Sono già arrivati 938 milioni di versamenti in conto futuro aumento da parte di Atlante. Se il piano di ristori andrà a buon fine serviranno in buona parte a quello. Restano proprio gli Npl da metabolizzare e qui difficile pensare che non si debba chiamare un secondo ampio aumento di capitale ad Atlanrte. Quel fondo consortile che ha finora messo sul piatto per le due ex banche governate da Zonin e Consoli 3,5 miliardi. Rischiano di essere solo l’antipasto, con quello che comporterà per quel fondo che deve sopportare pesi sempre più grandi e forse non previsti all’inizio della sua nascita.
Di Fabio Pavesi, da Il Sole 24 Ore
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.