Quotidiano | Categorie: Politica, Banche

BPVi, interrogazione di Ferrarin (M5S) che si scusa con VicenzaPiù per errori del... GdV

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Giovedi 13 Agosto 2015 alle 23:48 | 0 commenti

ArticleImage

Daniele Ferrarin, consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle, ci ha contattato poco dopo l'invio di un comunicato che riferisce di un'interrogazione al Comue sulla situazione della BPVi scrivendoci testualmente: "Gentile direttore, abbiamo scritto un'interrogazione sulla banca Popolare che ti abbiamo inviato che cita il GDV, quando invece articoli ne aveva scritto molti di più VicenzaPiù, Grande errore dei miei collaboratori e mio che non ho controllato. Per ora chiedo scusa è dovrò stare più attento. Daniele Ferrarin".

Ringraziamo Ferrarin per la pronta correzione del suo involontario errore, tipico dell'inesperienza degli esponenti del giovne movimento di... rottura (in tutti i sensi) e lo tranquilliziamo perchè il comunicato sarebbe stato pubblicato comunque come da originale perchè noi privilegiamo i contenuti (giusti o sbagliati o imprecisi, ma che denotano impegno) e perchè l'errore più grande di cui scusarsi non l'hanno fatto nè lui nè i suoi collaboratori ma il collega del GdV (con il giornale nel suo complesso) che nell'articolo, a cui fa riferimento l'interrogazione e che è ricco di considerazioni giuste, dimentica di remettere o aggiungere una postilla: vi chiedo scusa, cari lettori, per aver sostenuto per lungo tempo tesi diametralmente opposte e che vi hanno spinto a comprare azioni quando non era il caso. Molto più spesso, come dice ora Ferrarin, o da solo, come sostengo io, VicenzaPiù ha messo un guardia rispetto a questa realtà, rendendo un servizio il più onesto possibile ai propri lettori risparmiatori anche se rischiando di inimicarsi pubblicitariamente la Banca Popolare di Vicenza.

Non è stato così perchè Zonin & c. sapevano e sanno... valutare la voglia di verità, basata su costanza e lealtà nei comportamenti, e la pigrizia delle piaggerie, che si possono ritorcere contro i vecchi potenti a favore dei nuovi o di chi arriva al posto dei vecchi....

Detto questo anche noi, ora, concordiamo col GdV di ieri sul fatto che nei prossimi mesi e anni bisogna tener duro con le azioni in propria mano e magari sottoscriverne di nuove per mediare la perdita e attendere tempi migliori, che nasceranno dalle nuove azioni di Via Btg Frmarin.

Ma questo sarà possibile solo se si hanno ancora le possibilità economiche per farlo dopo aver seguito consigli, anche mediatici, che gridano vendetta e che hanno contribuito a dissipare i risparmi di una vita o a mettere in crisi imprenditori che ci hanno creduto investendo di proprio per sostenere le proprie aziende con affidamenti garantiti di fatto da quelle azioni e ora chiamati, a causa della svalutazione delle garanzie, a precipitosi rientri che spesso sono l'anticamera del baratro.

Grazie Ferrarin per le tue scuse, che non servivano, però, se non per essere d'esempio a chi non sa assumersi le proprie responsabilità davanti ai lettori risparmiatori.

Errare è umano, perseverare (o nascondere gli errori) è diabolico

Il direttore

 

Ecco la nota originale del M5S con allegati "Esposto alla Procura di Vicenza" * e Interrogazione parlamntare*

Il Movimento Cinque Stelle è contrario alla totale privatizzazione delle Banche in Italia. La crisi della Banca Popolare di Vicenza, guarda caso, inizia dopo l'introduzione, da parte del Governo Renzi, dell'obbligo di trasformazione in società al fine di adeguarsi alle direttive di "controllo" europee. Purtroppo l'Italia è un Paese privo di sovranità nazionale che subisce decisioni e misure economiche decise a Bruxelles sotto la supervisione della Merkel.

La devastante politica della totale privatizzazione del sistema bancario italiano ha prodotto e sta producendo effetti negativi nell'economia italiana, sulla piccola e media impresa e sui risparmiatori.
Gli azionisti, in particolare i piccoli azionisti, della BPVI hanno già perso una parte consistente dei loro risparmi, ma nei prossimi mesi le regole del cosiddetto "mercato" rischiano di penalizzarli ulteriormente.
Dovranno essere accertate responsabilità dei vertici dell'azienda sulla gestione degli ultimi anni. Il Movimento Cinque Stelle chiede che il Comune di Vicenza, in caso fossero riscontrate responsabilità degli alti vertici dell'azienda, si costituisca parte civile per tutelare l'immagine della città e la stessa tutela del sistema economico vicentino.


Comune di Vicenza Consiglio Comunale
Movimento Cinque Stelle
Al Sig. Sindaco
Al Presidente del Consiglio Comunale
Interrogazione
Premesso che
· Le difficoltà in cui si trova la Banca Popolare di Vicenza hanno trovato ampio spazio nella stampa locale;
· in data 12 Agosto il Giornale di Vicenza dà risalto all'argomento con l'articolo " L'ultima estate calda delle Banche Popolari" e fornisce dati precisi sull'aumento di capitale e sulle eventuali perdite causate dalla prossima quotazione di Borsa delle azioni BPVI che l'Istituto bancario vicentino dovrà per Legge affrontare;
· da sempre la BPVI è Banca del territorio Vicentino e Veneto;
· i bilanci, a detta di esperti, sono stati predisposti dai vertici aziendali, con discrezionalità nel corso degli ultimi anni. L'organo di controllo e vigilanza della Banca Europea ha, infatti, obbligato la dirigenza a rivedere gli stessi nelle loro parti "attive";
· Lo stesso stress test della Banca Popolare Europea, sembra sia stato superato dalla BPVI in extremis con un'operazione presa dopo la scadenza prevista dalla BCE;
· Il Movimento Cinque Stelle, con un esposto alla Procura della Repubblica di Vicenza e con una interrogazione parlamentare dei portavoce Senatori Enrico Cappelletti e Gianni Girotto, hanno sottoposto agli organi competenti una valutazione complessiva della gestione del management; (in allegato i testi rispettivi);un'altra denuncia è stata presentata in data 4 agosto u.s. nei confronti dei vertici della BPVI;
· in data 6 agosto i sopra richiamati Portavoce Cinque Stelle al Senato , hanno presentato , alla Procura sopra indicata un atto di esposto e contestuale denuncia sulla vicenda;
· compete ai sopra chiamati organi Istituzionali accertare eventuali responsabilità penali, e di danno economico causato verso azionisti e dipendenti;
· Associazioni in difesa dei consumatori, piccoli risparmiatori si sono attivati con iniziative pubbliche per far conoscere la situazione in cui si trovano migliaia di azionisti che perderanno nei prossimi mesi una parte consistente dei risparmi, spesso i risparmi di una vita, a causa della svalutazione in borsa delle azioni possedute;
· La BPVI risulta essere ad oggi ancora il Tesoriere del Comune di Vicenza;
· il Sindaco ha il dovere, tra l'altro, di far rispettare l'art. 9 dello Statuto in materia di attività economiche;
·
Tutto ciò premesso, il sottoscritto Consigliere Comunale
Chiede
1. se e quali azioni abbia intrapreso il Sig. Sindaco, per quanto di competenza , per conoscere la reale situazione economico-finanziaria della citata BPVi, oppure se intenda farlo in futuro per informare il Consiglio Comunale;
2. Se intenda, qualora la Magistratura inquirente accertasse che nella gestione della banca vi sia stata imperizia, dolo o altro, di avvalersi della possibilità di costituirsi parte civile, a nome dell'Amministrazione Comunale di Vicenza, negli eventuali procedimenti giudiziari al fine di tutelare l'immagine della città e della Banca che dovrà rimanere un Istituto Bancario legato al territorio Vicentino e Veneto.


Daniele Ferrarin
Portavoce consigliere comunale M5S Vicenza

 

*All'Ill.mo Sig. Procuratore della Repubblica di Vicenza
Atto di esposto
Il sottoscritto Giordano Lain, nato a Vicenza il 30/10/1964 , residente a Isola Vicentina, via Leonardo da Vinci, n.2, attivista del MoVimento 5 Stelle ,
espone quanto segue
In relazione alla vicenda della Banca Popolare di Vicenza abbiamo esaminato una serie di notizie forniteci da numerosi cittadini e relative a situazioni gravi, e ad altre, quantomeno anomale, che necessitano di chiarimenti.
Se si mettono in fila le comunicazioni ufficiali della Banca negli ultimi sette anni, ci si trova di fronte alla "narrazione" di un'irresistibile espansione. Sempre più soci, sempre in utile, frequenti progetti di acquisizione di altre banche. E così via. Per non accennare delle campagne pubblicitarie su stampa e televisioni. Questa strategia ha indotto i soci ed il mercato a credere che la banca fosse solida, con i conti in ordine e che si stesse espandendo. In particolare si volevano giustificare gli aumenti di capitale proposti con le possibili acquisizioni di sportelli od altri istituti, nel caso se ne fosse presentata l'occasione.
La discrezionalità con la quale in BPVi venivano predisposti i bilanci è ora risultata evidente. La Banca Centrale Europea, infatti, l'Organo di Vigilanza preposto al controllo del sistema bancario, è dovuta intervenire obbligando la dirigenza ad una prima, ma non definitiva, pulizia degli attivi di bilancio. Alla luce di quanto successo finora non sembra quindi infondata l'ipotesi che i bilanci , almeno dall'anno 2008, e l'intera comunicazione di BPVi verso l'esterno, siano stati predisposti con l'intenzione di rappresentare ai soci una realtà inesistente
Gli avviamenti pagati negli anni per gli acquisti di sportelli bancari non sono mai stati seriamente valutati con criteri oggettivi. Se lo fossero stati ciò avrebbe comportato una riduzione della stima del loro valore, avvicinandoli nel tempo ai prezzi di mercato. Ne consegue che La Banca Popolare di Vicenza, mantenendo invece il valore degli avviamenti a prezzi storici per quasi un miliardo di Euro, ha reso gli attivi iscritti a
Bilancio più alti rispetto al loro reale valore. Questo ha fatto sì che il Patrimonio Netto della Banca non ne risentisse negativamente, facendo apparire la stessa più solida di quello che in realtà era.
Altra criticità che si è evidenziata nell'ultima Assemblea, è stata l'impossibilità di vendere le proprie azioni. Poiché esisteva un fondo acquisto azioni proprie che si è andato ad esaurire in un brevissimo tempo, la domanda che in molti si sono posti è: chi sono stati i fortunati che sono riusciti a vendere le azioni? Ci si è chiesto se esiste una procedura per stabilire la priorità nella vendita, un ordine certo e cronologico delle richieste di cessione e se questo è stato rispettato .
Qualche azionista "involontario" è intervenuto in assemblea molto pesantemente. Involontario perché non avrebbe mai pensato di diventare azionista della Banca Popolare di Vicenza. Infatti nel 2013 è stato convinto a sottoscrivere delle obbligazioni convertibili al 5%, senza essere informato che era facoltà della banca, e non sua, quella di convertire il prestito in azioni. Si è lamentato della poca trasparenza dei funzionari che gli proposero la sottoscrizione delle obbligazioni e non gli prospettarono né il rischio della conversione in azioni, né il fatto che l'operazione era in aperto conflitto di interesse. Ora questo ex obbligazionista, diventato azionista involontario, si trova con delle azioni costate € 62,50 che la banca valuta € 42,50. E si trova nell'impossibilità di venderle.
Si stimano in circa 1.600 i nuovi azionisti che sono stati convinti a sottoscrivere le azioni della banca a € 62,50. Ma alcuni non avevano disponibilità e la banca si è offerta di finanziarli con un prestito. In palese e gravissimo conflitto di interessi. Questi nuovi azionisti, si trovano ora a pagare dei debiti per degli attivi che si sono svalutati del 23,20% in un anno. Oltre al danno, la beffa.
Altri ancora si sono lamentati per le procedure di finanziamento. I prestiti sarebbero stati concessi solo a condizione di una sottoscrizione o acquisto di azioni della banca. O alla revoca degli stessi se il socio avesse successivamente chiesto di venderle. Ipotesi estorsiva che deve essere indagata. Se vere, vi sono responsabilità penali gravissime in tutte la filiera di comando della Banca Popolare di Vicenza.
Sopravvalutazione degli sportelli e sottovalutazione delle coperture per sofferenze hanno consentito di "giustificare" un prezzo delle azioni elevato, mai in discesa, tale che i soci ed il pubblico si sentissero
tranquilli nel sottoscrivere gli aumenti di capitale e le obbligazioni che l'Istituto di anno in anno emetteva. In questi anni infatti la banca ha raccolto dai soci attraverso vari aumenti di capitale ben 2 miliardi di euro. Lo scopo dichiarato in più occasioni era quello di aver la disponibilità finanziaria per poter procedere ad eventuali acquisizioni di altri istituti.
Alla luce di quanto esposto, se quanto riferitoci da numerose persone è vero, si appalesano una serie di gravi illeciti penali da parte degli amministratori e dei dirigenti.
Essi vanno dall'estorsione, al falso in bilancio, dalla truffa al conflitto di interessi.
A Lei chiediamo, illustrissimo Procuratore, di voler accertare quanto a noi riferito e, in caso corrisponda al vero, procedere in modo rapido e colpire quanti avessero «barato», profittando della propria posizione.
Si allega alla presente un CD-Rom con informazioni relative a quanto esposto.
Vicenza li, 23/05/2015 Giordano Lain 

 

 

 

 



**Interrogazione parlamentare M5S

Mostra rif. normativi

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3­01936


Atto n. 3­01936 (con carattere d'urgenza) Pubblicato il 14 maggio 2015, nella seduta n. 451
GIROTTO , CAPPELLETTI , BOTTICI ­ Al Ministro dell'economia e delle finanze. ­ Premesso che per quanto risulta agli interroganti:
i consigli d'amministrazione di Banca Popolare di Vicenza (BPVI) e di Veneto Banca, hanno deciso di proporre alle rispettive assemblee dei soci un adeguamento al ribasso del valore delle azioni: da 62,5 a 48 euro ( con un calo del 23,2 per cento) per la Banca Popolare di Vicenza; da 39,5 a 30,5 euro ( con un calo del 22,8 per cento) per Veneto Banca, in netta controtendenza rispetto al valore "gonfiato" attribuito negli anni precedenti;
degli oltre 117.000 soci della Banca Popolare di Vicenza solo 7.793 erano presenti in proprio e per delega all'assemblea della banca dell'11 aprile 2015, per l'approvazione del suo 148° esercizio e di una serie di importanti decisioni, tra cui quella della svalutazione del valore della azioni. L'assemblea degli azionisti della Banca Popolare di Vicenza ha approvato a maggioranza il primo bilancio, contrassegnato da una serie di proteste di soci, sia per la svalutazione delle azioni, tagliate del 23 per cento da 62 a 48 euro ad azione, che per le difficoltà di poterle vendere;
«Secondo quanto scrive "Il Sole 24­Ore": "Complici le svalutazioni agli asset imposte da Francoforte, nel 2014 la banca vicentina ha registrato perdite per 758 milioni di euro, un dato superiore al rosso da 497 milioni di euro, annunciato a febbraio» ("Il Tirreno" Prato, 9 aprile 2015);
la Banca Popolare di Vicenza, che aveva superato in extremis gli stress test della Banca centrale europea (BCE) con operazioni a danno degli obbligazionisti e che ha chiuso con perdite di 497 milioni di euro (lievitate a 758 milioni secondo il quotidiano economico), rispetto ai 31 milioni del 2013, ha provveduto a svalutare il valore delle azioni, procurando un danno doppio agli azionisti, spesso costretti a diventare soci in cambio di prestiti, affidamenti, mutui. Alcuni analisti affermano che anche con questi nuovi valori di 48 euro ad azione per la BPVI, e di 30,5 euro ad azione per Veneto Banca, le azioni delle due maggiori banche popolari potrebbero essere nettamente sopravvalutate rispetto a quelle delle banche quotate, esprimendo rispettivamente un rapporto tra valore e patrimonio di 1,2 e di 1,28, contro una media del settore bancario molto inferiore ad 1;
al riguardo l'Associazione difesa consumatori ed utenti bancari, finanziari ed assicurativi (Adusbef) presentò esposti­denunce alla Procura della Repubblica di Vicenza già a partire dal 2008, integrando le denunce nel novembre 2014, sempre a Vicenza, contro il valore gonfiato delle azioni, l'obbligo di diventare soci in cambio di prestiti, mutui, affidamenti, l'impossibilità di uscire dalla trappola azionaria, qualora gli azionisti volessero vendere quelle azioni, con l'aggravante che alcuni di loro si sono ritrovati in cambio azioni, come accaduto agli obbligazionisti di Popolare Vicenza che si sono visti rimborsare anticipatamente in azioni il prestito obbligazionario, decisione presa dalla banca presieduta da Gianni Zonin per evitare in extremis la bocciatura da parte della Bce;
in un articolo pubblicato su "Il Sole 24­Ore" del 27 ottobre 2014, dal titolo "Il faro Bce e le mosse in extremis", Claudio Gatti scrive che: «La Banca popolare di Vicenza è tra gli istituti di credito italiano che non hanno superato il Comprehensive Assessment della Banca centrale europea. Ma la Banca d'Italia ha annunciato che la banca vicentina si è riuscita a salvare dalla bocciatura grazie a una misura sul capitale presa dopo il termine del 30 settembre scorso previsto dalla Bce per il suo esercizio contabile. Sulla base dell'«irrevocabile conversione» di un bond di 253 milioni decisa da Bpvi sabato sera con un Cda d'emergenza convocato il giorno prima della comunicazione ufficiale dei risultati dell'esercizio europeo, Palazzo Koch ha calcolato che l'istituto vicentino sarà in grado di superare per il rotto della cuffia quel 5,5 per cento di rapporto tra capitale utile e attività ponderate per il rischio che la Bce aveva stabilito come soglia minima in condizioni di stress»;
considerato che, secondo quanto riportato nel citato articolo:
"In un suo comunicato l'istituto vicentino ha definito «positivo» l'esito dell'esame europeo, spiegando di aver colmato la propria «carenza tecnica grazie alle iniziative di capitale realizzate nel 2013 e 2014», inclusa la conversione del suddetto prestito obbligazionario. A il Sole 24­Ore risulta invece che l'esercizio della Bce abbia fatto emergere criticità nell'aumento di capitale concluso pochi mesi fa dalla maggiore banca non quotata italiana. La Bce ha infatti formalmente confutato i dati di quell'aumento. In particolare Francoforte ha contestato l'inclusione nel capitale utile ai fini del superamento dell'esame di un fondo destinato al riacquisto dalla clientela di azioni proprie collocate questa primavera. E poiché il riscatto del bond che ha permesso all'istituto vicentino di cavarsela per un pelo sarà «regolato esclusivamente mediante la consegna di azioni» emerge anche la questione del prezzo di conversione di un titolo il cui valore viene da sempre deciso unilateralmente dallo stesso Cda. L'affiorare di queste problematiche non sorprende Paolo Trentin, imprenditore di Schio attivo nel settore degli imballaggi e delle spedizioni. «Semmai mi sorprende che le modalità usate dalla Popolare di Vicenza per vendere i propri titoli non abbiano destato prima l'attenzione delle autorità», dice Trentin, la cui azienda di famiglia, aperta dal padre nel 1948, aveva il conto numero 1000 della Bpvi. «A noi sono ripetutamente venuti a offrire azioni dell'istituto in cambio di finanziamenti. Io mi sono rifiutato e dopo pochi mesi mi sono stati ridotti gli affidamenti». Trentin è convinto che il suo non sia stato un episodio isolato. «La mia esperienza porta a pensare che non abbiano fatto così solo con le aziende. Questa primavera un mio dipendente aveva bisogno di un mutuo per l'ampliamento di casa, e quando lo ha chiesto si è sentito dire che se avesse comprato azioni della banca gli avrebbero dato un tasso di favore. Altrimenti il tasso sarebbe stato molto più alto»";
"Il Sole 24­Ore ha chiesto una replica all'istituto vicentino, ma la banca ci ha comunicato di aver
«deciso di non rispondere» a nessuna nostra domanda. Da parte sua, nella lettera agli azionisti del 9 settembre scorso, il presidente dell'istituto Gianni Zonin aveva proclamato «il grande successo» dell'iniziativa di rafforzamento patrimoniale che aveva portato alla sottoscrizione di 608 milioni di euro, «con una domanda ampiamente superiore all'offerta». «Ci presentiamo oggi all'esame della Bce con la fiducia e la serenità che deriva dall'importante rafforzamento patrimoniale del recente aumento di capitale», Zonin aveva poi commentato in occasione della presentazione della semestrale. Ma già allora l'entusiasmo di queste dichiarazioni era minato da alcuni dati. Innanzitutto era evidente già allora l'anomalia del fondo di acquisto di azioni proprie: nonostante la banca avesse appena concluso un aumento di capitale di notevole portata, al 30 giugno risultava avere in portafoglio oltre due milioni di azioni. Per un valore di oltre 120 milioni di euro. Il che confermava la voce che da anni gira a Vicenza e dintorni: che i titoli dell'istituto siano difficili da rivendere. Non basta: un'analisi comparata dei numeri della semestrale fatta da esperti consultati da Il Sole 24 Ore attesta che alcuni parametri fondamentali della banca vicentina sono peggiori di quelli di quasi tutte le altre maggiori banche italiane. La copertura delle sofferenze della Bpvi è per esempio del 44 per cento contro una media del 58 per cento, mentre quella degli incagli è del 15 per cento contro una media del 26. Che l'ultimo (ed ennesimo) aumento di capitale deciso a febbraio dal Cda di Bpvi comportasse rischi per gli aderenti lo diceva la stessa «Nota di sintesi» depositata presso la Consob. Se messe insieme, le criticità citate tra le righe formavano un lungo elenco. «I livelli di copertura dei crediti del Gruppo Bpvi si attestano su valori inferiori a quelli medi di sistema», si leggeva. Dopodiché veniva citato il fatto che «nel Bilancio Consolidato 2013 sono iscritti avviamenti per 927,5 milioni principalmente riconducibili agli sportelli bancari acquisiti dal Gruppo Ubi nel 2007». La cifra non era commentata ma agli addetti ai lavori risulta evidente che avviamenti di quella portata, rimasti in bilancio al prezzo iniziale senza significativi ammortamenti, sono eccessivi per quei piccoli sportelli di provincia a Brescia e Bergamo acquisiti da Ubi. Apertamente dichiarati in quella Nota alla Consob erano inoltre rischi come quello della liquidità delle azioni: «Le contrattazioni relative alle azioni potrebbero risultare difficoltose poiché le proposte di vendita potrebbero non trovare nell'immediato controparti disponibili all'acquisto». Un altro rischio era dato dalle nuove obbligazioni che «non beneficiano di alcuna garanzia reale ovvero di alcuna garanzia personale da parte di soggetti terzi». Sottolineato infine era lo stesso rischio dato dalle «condizioni economiche delle offerte». «Il Prezzo di Offerta (...) è pari a euro 62,50 per ciascuna Azione, determinato in data 15 aprile 2014 dal Consiglio di Amministrazione», si legge nella Nota, che continua: «Il prezzo (...) evidenzia (...) un disallineamento rispetto ai multipli di mercato di un campione di banche con azioni quotate, in ragione del fatto che il valore delle azioni dell'Emittente viene determinato annualmente dall'assemblea dei soci annualmente e non in un mercato regolamentato». In pratica si faceva notare che il multiplo di Bpvi era il doppio di quello degli istituti di credito quotati";
"Su questo punto il presidente Gianni Zonin ha ripetutamente espresso la convinzione che occorre
«tenere conto che ci sono elementi, non sempre correttamente valutati dal mercato, ma che hanno un valore: il marchio, la storia, la fiducia che sa esprimere una banca come la nostra». Ma visti i valori che emergono dall'ultima semestrale, la questione dell'unilateralità della valutazione del titolo è invece chiaramente spinosa. E merita un approfondimento. Dalla suddetta «Nota di sintesi» risulta che per l'aumento di capitale quel compito era stato affidato a Mauro Bini, professore della Bocconi esperto in valutazioni d'impresa. Il quale aveva confermato al centesimo la valutazione di 62,50 euro ad azione fatta l'anno prima da un altro consulente. Alla stessa identica cifra era poi arrivato più recentemente anche Francesco Momenté, altro professore di Finanza Aziendale della Bocconi. Tre esperti che in tre momenti diversi confermano la stessa cifra, potrebbero rappresentare una garanzia. Se non fosse che in questi ultimi 15 mesi sia i fondamentali sia il Piano strategico della banca sono cambiati radicalmente. Il che solleva il dubbio dell'autoreferenzialità di quelle valutazioni. «Che Bpvi si autovalutasse 1,43 volte l'equity, quando i mercati valutavano le banche quotate italiane la metà, è fuori dal mondo. Emettere azioni a 62,50 euro, significava valutarla 5,2 miliardi prima dell'aumento. A titolo di raffronto, Ubibanca, con un margine di intermediazione tre volte superiore e quasi il triplo degli sportelli, sul mercato valeva meno del 17 per cento in più», osserva l'ex commissario Consob Salvatore Bragantini. Sorge qui la questione delle autorità di vigilanza. Secondo Bragantini «se gli investitori fanno un affare o no non è di pertinenza della Banca d'Italia, ma Consob? È lei a dover indagare sui modi in cui un prodotto così palesemente fuori mercato viene collocato alla clientela». Certo è che la Popolare di Vicenza ha sempre fatto il possibile per mantenere ottimi rapporti con i suoi controllanti. A Vicenza a nessuno è passato inosservato l'acquisto del prestigioso Palazzo Repeta, storica sede di Banca d'Italia che la banca centrale è stata costretta a lasciar chiuso per 5 anni perché non riusciva a venderlo. Fino alla scorsa primavera, quando si è fatta avanti la Popolare per comprarlo, si dice, al prezzo richiesto di 9 milioni (abbiamo chiesto conferma del prezzo all'istituto vicentino ma, come detto, non ci è stata fornita risposta). Oltre ad avere come vice­presidente l'ex ragioniere di Stato Andrea Monorchio, in primavera la banca vicentina ha fatto un altro acquisto di peso: Gianandrea Falchi, capo della segreteria particolare di Mario Draghi quando questi era Governatore. A Il Sole 24 Ore risulta che Falchi abbia un sontuoso ufficio nel palazzo di Largo Tritone recentemente acquistato dalla Bpvi nel pieno centro di Roma e un pacchetto di remunerazione quantificato in 300.000 euro con tanto di macchina e autista (neppure su questo la Bpvi ha voluto dare conferme o smentite). Il ruolo di Falchi è di
«consigliere alle relazioni istituzionali e internazionali». Insomma, ha un compito di rappresentanza simile a quello che per anni ha ricoperto in Banca d'Italia. Che sicuramente sarà stato messo a dura prova in questi ultimi, agitatissimi giorni di "negoziati" con le autorità centrali di Francoforte e Roma";
sul blog "gradozero" si legge: "La Banca popolare di Vicenza è tra gli istituti di credito italiano che non hanno superato il Comprehensive Assessment della Banca centrale europea. La Bce ha contestato la validità dei dati forniti sull'ultimo aumento di capitale. Ma la banca vicentina si salva dalla bocciatura grazie a una misura sul capitale presa dopo il termine del 30 settembre scorso previsto dalla Bce per il suo esercizio contabile. Con l'"irrevocabile conversione" di un bond di 253 milioni decisa da Bpvi sabato sera con un Cda d'emergenza convocato a meno di 24 ore dalla comunicazione ufficiale dei risultati dell'esercizio europeo, l'istituto vicentino ha superato per il rotto della cuffia quel 5,5 per cento che la Bce aveva stabilito come soglia minima in condizioni di stress. A pagare potrebbero essere ancora una volta i risparmiatori. Ma dov'erano le autorità di vigilanza italiane? Ma agli investitori erano stati esplicitati i rischi? Ed ancora:"La misura con cui la Banca Popolare di Vicenza ha risolto il problema del mancato superamento del Comprehensive Test della BCE, seppur a tempo scaduto, ha trasformato un'obbligazione con un ottimo e attraente rendimento ­ il 5 per cento ­ in azioni il cui valore non solo è assolutamente autorefenziale ma ritenuto irrealistico da esperti da me consultati (non a caso quei titoli non si riescono a vendere, ma su questo punto tornerò in futuro). Ai risparmiatori che presto si troveranno in quella situazione, la banca può dire che il prospetto informativo segnalava quel rischio. "I destinatari delle Offerte sono invitati, tra l'altro, a tener conto che (...) l'Emittente avrà il diritto di procedere al riscatto totale o parziale delle Obbligazioni Convertibili in circolazione mediante consegna di Azioni di Compendio (si veda il Capitolo 2, Paragrafo 2.1.2.2 (Rischi legati

all'opzione di riscatto anticipato dell'Emittente) della presente Nota Informativa)", si legge nel prospetto, che continua: "In caso di riscatto anticipato (totale o parziale) delle Obbligazioni mediante consegna di Azioni di Compendio, le Azioni di Compendio consegnate presentano i rischi tipici di un investimento in titoli azionari non quotati in un mercato regolamentato; pertanto, non vi è alcuna certezza che l'Obbligazionista che la Nota Informativa sugli strumenti finanziari intenda vendere le azioni ricevute riesca a recuperare, in tutto o anche solo in parte, la somma originariamente investita". La mia domanda è: la Banca ha informato i propri clienti ai quali ha piazzato quelle obbligazioni dei rischi segnalati nel prospetto depositato in Consob? Titoli della BPVi in vendita da cinque mesi. Ma nessuno li vuole comprare. La Banca Popolare di Vicenza è la prima banca non quotata italiana. Questo significa che il valore del suo titolo ­ 62,50 euro ­ non lo stabilisce il mercato bensì la banca stessa (vedi il mio pezzo su Il Sole 24 Ore cliccando il link in alto a destra). E ormai da tempo a Vicenza gira la voce che quel titolo auto­valutato sia molto difficile se non pressoché impossibile da rivendere. Io stesso l'ho sentito dire da molti. Ma nessuno è stato mai disposto a dirmelo autorizzandomi a citare nome e cognome. Fin quando non ho conosciuto Giuseppe Serafini, un pensionato vicentino. Giuseppe ha quasi tre milioni di quei titoli, valore per le sue casse "notevole". Da tempo immemorabile. Una prima quota l'ha ereditata dalla buonanima di sua madre. Altre le ha comprate nel corso degli anni, "per tradizione familiare". Anche sua moglie ne ha un piccolo pacchetto, sebbene molto più piccolo. Giuseppe è il classico socio di una banca popolare: cittadino locale che investe i propri risparmi in una banca che a sua volta investe nel territorio. Un investitore convenzionale per una banca convenzionale. Senza ambizioni speculative, senza aspettative smisurate. Dividendi ragionevoli, è tutto ciò che si è sempre aspettato. E per lungo tempo è quello che ha avuto. "Per anni la Popolare dava buoni dividendi. Tant'è che il titolo era molto appetibile. E per chi voleva venderlo c'era una sorta di mercato parallelo", mi spiega. Poi tutto è cambiato. "Le lettere che arrivano semestralmente dal presidente (Zonin) continuano a presentare grandi trionfi, ma sono anni che non riceviamo più dividendi. E adesso non si riesce più a vendere," dice Giuseppe. "Io sono cinque mesi che ho dato mandato di vendere titoli per 100.000 euro. Ma non sono mai riusciti a venderli. E per il momento non se ne parla proprio. Per mia moglie è lo stesso: neppure lei riesce a venderli. Invece, avevano sempre detto che nel giro di due o tre mesi quei titoli si sarebbero venduti.... A settembre, mi avevano detto. Invece niente... Non so se sono particolarmente scarognato io...".Beh, Giuseppe sarebbe potuto anche essere più scarognato. Avrebbe potuto essere tra i sottoscrittori del prestito obbligazionario da 253 milioni di cui sabato 25 ottobre il Cda della Banca ha stabilito di corsa e senza preavvisi il riscatto in azioni. "Non avevo sottoscritto quelle obbligazioni proprio per questa ragione: non ci vedevo chiaro. Oltre tutto c'erano anche amici che già tempo fa mi avevano detto che le azioni non valevano la cifra dichiarata. A me in banca dicono invece che quella stima ha un fondamento reale. Quindi sono fiducioso. E aspetto... Anche perché' non posso fare altro";
considerato infine che, a parere degli interroganti:
quanto descritto comporterebbe la concretizzazione dei reati di estorsione per ciò che riguarda prestiti e revoca fidi, l'assenza di compratori per liquidare le azioni ed il valore fittizio assegnato alle stesse azioni senza il vaglio di autorità terze, l'intreccio di interessi incestuoso tra Zonin imprenditore e Zonin banchiere;
i fatti esposti, inoltre, possono integrare anche i reati di corruzione e concussione, così come previsto dalla legge anticorruzione, che ha introdotto la fattispecie di corruzione tra privati, elaborata sulla falsariga della struttura della fattispecie già prevista all'articolo 2635 del codice civile, infedeltà a seguito di dazione o promessa di utilità, la cui declaratoria di responsabilità è prevista ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001 in capo all'ente del corruttore,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se risponda al vero che la Banca Popolare di Vicenza avrebbe assunto Gianandrea Falchi, ex capo della segreteria particolare dell'allora Governatore della Banca d'Italia, assegnandogli un lussuoso ufficio in un palazzo di proprietà della Bpvi ed una remunerazione che ammonterebbe a 300.000 euro, oltre all'auto blu ed all'autista;
se risulti che il superamento degli stress test della Bce da parte della Banca Popolare di Vicenza in extremis non sia stato favorito dalle comunicazioni riservate tra la Bce e il consigliere Falchi con la Banca vicentina, che sarebbe riuscita a salvarsi dalla bocciatura grazie a una misura sul capitale presa dopo il termine previsto dalla Banca centrale europea per il suo esercizio contabile, sulla base della conversione di un bond decisa da Bpvi con un Cda d'emergenza convocato il

giorno prima della comunicazione ufficiale dei risultati dell'esercizio europeo, a danno ed a spese degli obbligazionisti, ai quali sarebbero state assegnate azioni sopravvalutate nel prezzo e successivamente svalutate;
se risulti che tra le ragioni dell'omessa vigilanza da parte delle Autorità preposte, visti gli ingenti danni subiti dai soci di Banca Popolare di Vicenza in quanto impossibilitati a vendere azioni "gonfiate", che potrebbero essere ulteriormente svalutate, non si possano includere evidenti collusioni e complicità, quali scambi di favore per frodare la pubblica fede ed in particolare i sottoscrittori del suddetto prestito obbligazionario;
se risulti che risponda allo scambio di reciproci favori sia la cooptazione alla vice­presidenza di Andrea Monorchio che l'ingaggio del dottor Gianandrea Falchi con il ruolo di consigliere alle relazioni istituzionali e internazionali;
quali misure urgenti si intendano adottare, entro i limiti di propria competenza, per evitare che migliaia di piccoli risparmiatori, indotti ad acquistare azioni dal valore "gonfiato", solo per accedere a servizi bancari, la cui erogazione non è soggetta al pagamento di un "pizzo", possano essere frodati, a parere degli interroganti, con il concorso esterno delle Autorità di vigilanza, che non sembra abbiano svolto alcun intervento preventivo per impedire la presunta truffa.


Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network