Blitz delle Guardie Enpa a Orgiano. Zanoni: il cacciatore sia punito
Giovedi 21 Marzo 2013 alle 15:31 | 0 commenti
Andrea Zanoni, europarlamentare IdV - Le Guardie Zoofile Enpa del Nucleo di Vicenza hanno denunciato un cacciatore di Orgiano (VI) alla Procura della Repubblica di Vicenza per maltrattamento di animali. L’eurodeputato Zanoni ha affermato: «Complimenti alle Guardie Enpa per l’operazione portata a termine. A questo punto, viste le condizioni estreme in cui sono stati trovati sia i cani da caccia, sia gli uccelli usati come richiami vivi, mi auguro che la Magistratura vada fino in fondo e commini una pena esemplare a chi ha portato anche alla morte dei poveri cuccioli».
A seguito di una segnalazione, le Guardie Zoofile Enpa del Nucleo di Vicenza hanno scoperto cani da caccia detenuti in condizioni allucinanti, uccelli anche appartenenti a specie protette senza anelli identificativi e rinchiusi in un locale infimo, con l’aria resa irrespirabile dai gas prodotti dai loro stessi escrementi. Le Guardie hanno anche trovato 4 cuccioli neonati di Setter morti accanto alla madre, che non riusciva ad occuparsi di loro perché bloccata da una catena.
La scena a cui si sono trovati di fronte gli agenti dell’Enpa è stata raccapricciante: una giovane femmina di setter era attorcigliata con la catena intorno ad un palo e ad un attrezzo agricolo con degli spaghi di nylon che le impedivano qualsiasi movimento, tanto da rischiare l’impiccagione se solo avesse provato a muovere la testa. L’unica ciotola presente, peraltro irraggiungibile per l’animale, era rovesciata.
A pochi passi, altre due femmine di razza Setter e Breton, erano aggrovigliate con le catene in mezzo a un attrezzo agricolo. La cagnetta di razza Setter aveva partorito quattro cuccioli, ma era bloccata dalla catena e non riusciva a scaldare i piccoli: aveva vicino un cucciolo già morto e gli altri tre in condizioni critiche  poi deceduti.
La Breton presentava gravi lesioni al collo provocate dal collare. Un altro maschio di razza Spinone era legato ad una catena che non gli permetteva di raggiungere la cuccia.
All’interno di una recinzione sono stati trovati sette cuccioli di circa sette mesi. Le cucce erano sfondate e inservibili: i poveri animali avevano scavato delle buche per cercare un riparo in mezzo al fango e senza alcuna ciotola per l’acqua o il cibo.
In una stanza di due metri per due metri e mezzo senza finestre, il cacciatore deteneva gli uccelli da richiamo in oltre 30 gabbiette sporche, con abbeveratoi e mangiatoie per metà ricolmi di cibo raffermo e guano. Cesene, Tordi e Merli erano imprigionati in un locale dove l’aria era resa irrespirabile dallo strato di venti centimetri di feci sul pavimento.
Il cacciatore è stato denunciato per maltrattamento di animali, secondo l’articolo 544 ter del Codice Penale, per i cani da caccia; per detenzione in condizioni incompatibili con la loro natura, articolo 727 secondo comma Codice Penale per gli uccelli da richiamo; per detenzione di specie protette nel caso del Pettirosso. Gli agenti hanno anche elevato dodici sanzioni amministrative e effettuato tre sequestri per i richiami vivi.L’eurodeputato Andrea Zanoni, vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere degli Animali al Parlamento europeo ha affermato: «Complimenti alle Guardie Enpa per l’operazione che ha permesso di mettere fine a una situazione di maltrattamento che chissà da quanto tempo i poveri animali erano costretti a subire. Ora mi auguro che la giustizia arrivi fino in fondo e sia comminata una pena esemplare, che faccia da deterrente per il futuro. Le condizioni di detenzione dei cani da caccia erano aberranti. Gli uccelli utilizzati come richiami vivi, oltre a non essere tutti in regola per la mancanza di anelli identificativi e, nel caso del Pettirosso trattandosi addirittura di specie protetta, erano “prigionieri†dei loro stessi escrementi. Non ci sono dubbi che il responsabile di tali crudeltà potrà essere giudicato tenendo conto della recente sentenza della Cassazione, che ha riconosciuto la detenzione dei richiami vivi in piccole gabbie usate abitualmente dai cacciatori come reato del maltrattamento animali»
BACKGROUND
Con la sentenza numero 2341/13 del 17/01/2013 (udienza del 7/11/2012), la Terza Sezione della Corte di Cassazione ha riconosciuto il reato di maltrattamento di cui all’articolo 727 comma 2 del Codice Penale nella detenzione di uccelli in gabbie anguste. Nel testo della sentenza si legge che “il detenere uccelli in gabbie anguste piene di escrementi, essendo l’inadeguata dimensione delle gabbie attestata dal fatto che gli uccelli hanno le ali sanguinanti, avendole certamente sbattute contro la gabbia in vani tentativi di volo, integra il reato di cui all’articolo 727 comma 2 del Codice Penale poiché, alla luce del notorio, nulla più dell’assoluta impossibilità del volo è incompatibile con la natura degli uccelliâ€.
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