Bizzotto: Nutella minacciata da nuove etichette UE
Giovedi 17 Giugno 2010 alle 18:17 | 2 commenti
Mara Bizzotto , Lega Nord - "L'Europa vuole sparecchiare le tavole dei cittadini italiani e vuole toglierci persino la Nutella. Dopo vongole e telline, l´Europa continua ad accanirsi contro la libertà e i prodotti della nostra tradizione alimentare e gastronomica. Dopo il bando di vongole e telline, l'Europa minaccia ora anche la nostra Nutella accusata di essere piena di grassi e, per lo stesso motivo, tanti altri nostri prodotti dolciari, ma anche l´olio di oliva, il parmigiano, i nostri formaggi, gli insaccati e chissà quanti altri alimenti della nostra tradizione gastronomica. Ormai i cittadini ne hanno lo stomaco pieno delle indigeste e assurde ricette cucinate da Bruxelles".
E´ preoccupato il commento dell´eurodeputata leghista Mara Bizzotto dopo l'approvazione del Parlamento europeo della norma che regolamenta l'informazione sulle etichette alimentari ed in particolare i messaggi promozionali, costringendo l´industria alimentare a segnalare i profili nutrizionali (sulla base della sola presenza di grassi saturi, zuccheri e sale) rispetto ad una presunta dieta sana ed equilibrata.
"La libertà dei cittadini passa anche attraverso la possibilità di autogestire la propria educazione alimentare -osserva l´On. Mara Bizzotto- Non si tratta di tutela della salute, ma dell´ennesima ingerenza dell´Europa ai danni della libertà e soprattutto del buonsenso. Oltre a ledere la libertà di mangiare quello che vogliamo, in questo modo si penalizzano anche le nostre imprese alimentari piccole, medie e grandi e le esportazioni dei nostri prodotti tipici già duramente provati in questo momento di crisi".
"Questo è l'ennesimo esempio di quanto tossica sia per i nostri cittadini l´enorme mole di assurdità legislative prodotta da un' Europa, questa si, bulimica e insaziabile -conclude l´On. Bizzotto- Voler colpire le nostre eccellenze alimentari con queste etichette sui profili nutrizionali è l'ennesima Eurofollia".
E' infatti noto che un giornale, o una televisione, DIFENDANO gli interessi delle aziende che così "generosamente" finanziano la loro stessa esistenza comprando spazi pubblicitari.
Si può dunque parlare di "educazione alimentare" diffusa? Personalmente, non credo.
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Un individuo è "educato" dal punto di vista alimentare quando è in grado di scegliere consapevolmente, in rapporto alle sue disponibilità economiche ed alle sue preferenze culinarie, un sistema nutrizionale adeguato ai suoi fabbisogni. L'educazione alimentare passa quindi attraverso l'insegnamento e l'informazione, ma anche eliminando dal palcoscenico informativo le distorsioni derivanti dalle pubblicità ingannevoli. Il caso Nutella è emblematico (si veda l'interessante articolo pubblicato oggi su "La Repubblica"): nella nota pubblicità l'ipotetico cuoco della nazionale afferma che il prodotto fa bene alla salute ed è consumato regolarmente dai calciatori della nazionale. Una persona non educata dal punto di vista alimentare potrebbe quindi ritenere che la Nutella sia il prodotto cardine sul quale costruire una colazione equilibrata. I dolciumi sono essenziali per la nostra salute (numerosi studi dimostrano gli effetti positivi del cioccolato sull'umore delle persone), ma al tempo stesso posso causare danni fisici (obesità, dipendenza e così via) forse paragonabili a quelli delle sigarette (non parlo della Coca Cola, degli zuccheri contenuti nei panini dei fast food americani e via dicendo, anche se potrei farlo). Il costo sociale conseguente l'abuso (sottolineo: l'abuso) di prodotti alimentari abili a sconvolgere l'equilibrio nutrizionale degli individui è enorme. Si pensi alla spesa ospedaliera destinata a curare l'obesità (nei paesi, come il nostro, in cui l'assistenza ospedaliera è essenzialmente a carico del sistema pubblico) o le malattie cardiovascolari, oppure si pensi al danno che le stesse imprese subiscono a causa delle inefficienze dei lavoratori obesi (un obeso è più incline a malattie, o a traumi fisici, o al semplice minor rendimento fisico). Negli Usa esistono studi che dimostrano la correlazione tra "obesità" e "basso reddito degli individui" (le giustificazioni sono molteplici, e questa non è la sede adatta per spiegarle).
Nonostante i metodi normativi varati dalla UE possano essere contestabili, è necessario riflettere sul problema dell'obesità dei bambini e sul fatto che l'individuo non è libero di scegliere fino a quando non ha gli strumenti per scegliere (concetto di educazione alimentare). Una soluzione, forse semplicistica, per minimizzare il problema potrebbe risolversi nell'introduzione di una forma di tassazione aggiuntiva su tali prodotti in modo che, dal punto di vista prettamente economico, al consumatore finale risulti conveniente scegliere cibi equilibrati dal punto di vista nutrizionale,
Dal punto di vista occupazionale i problemi sollevati dall'industria dolciaria probabilmente non sussistono: piuttosto è da rilevarsi il classico timore verso il cambiamento (l'industria dolciaria in UE è forse paragonabile alla lobby delle banche etc).
Sarebbero certamente "sviluppati" prodotti più salutari, pertanto la minor produzione di tali aziende (Ferrero etc) sarebbe certamente compensata da una maggiore domanda dei prodotti meno "invasivi" per il corpo umano.
Ricordo infine un concetto essenziale: la Ferrero, e le altre multinazionali del cibo ricco di grassi, hanno notevoli spese di pubblicità. Spese, queste, che da un lato promuovono il prodotto e che, dall'altro, "costringono" i mass media a difenderle o a non parlare a voce troppo alta dei danni che queste fanno al benessere pubblico. E' infatti noto che un giornale, o una televisione, non difendano gli interessi delle aziende che così "generosamente" finanziano la loro stessa esistenza comprando spazi pubblicitari.
Si può dunque parlare di "educazione alimentare" diffusa? Personalmente, non credo.