Bersani & Moretti verso Renzi & Variati, una sfida tra partito e popolo
Sabato 1 Dicembre 2012 alle 01:45 | 0 commenti
Il sindaco fiorentino Matteo Renzi invita tutti a votare al ballottaggio di domenica, Pier Luigi Bersani vuole che votino "quelli" del centrosinistra. Non per paura, altrimenti le primarie non le avrebbe indette forte di uno statuto che lo vedeva candidato premier in quanto segretario del partito e che lui ha fatto modificare per la volontà di sfidare se stesso, prima che Renzi, e per chiedere al suo popolo di sceglierlo di nuovo.
E proprio qui c'è la differenza fondamentale fra i due, che non è certo quella di essere più o meno a sinistra in un partito che va dai democristiani alla Fioroni a chi ha ereditato la storia del Pci, proprio come Pier Luigi, che, però, cita Papa Giovanni e il suo parroco a modelli di riferimento.
Il segretario del Pd, legato al concetto di partito anche come apparato e organizzazione, punta, quindi, a vincere le elezioni "interne" prima di puntare a quelle generali con alleanze successive, spesso problematiche da siglare, più difficili da rispettare. Il sindaco fiorentino nazional popolare sa, invece, che vincerà le politiche del 2013 anche senza alleanze a tavolino ma col voto di un popolo generalista, se solo supererà alle primarie lo scoglio arduo delle diffidenze interne, magari annegandole in un voto allargato da subito, senza attendere il 2013, ai transfughi del centrodestra.
E se non "vale" cambiare le regole in corsa, perchè il Pd sedicente doc, quello, per intenderci, dei troppi Dalema che si atteggiano a esponenti di una sinistra che non è certo quella loro, dovrebbe ora poter cambiare la sua identificazione con Matteo Renzi, pensa e dice il sindaco, quando lo ha prima come suo uomo alla presidenza della provincia e poi per conquistare Firenze?
Ora chi andrà a votare, i "normodotati", che già hanno votato, insieme agli assenti per motivi eccezionali riammessi alle urne (l'inesperta Alessandra Moretti vorrebbe fossero, ad esempio, solo quelli "plurifratturati"), dovrà soprattutto scegliere prima che gli uomini cosa loro rappresentano.
La fede di Bersani in un partito, il Pd, in cui, lui, crede ma che fin dall'inizio ha sofferto la fusione fredda tra ex Dc ed ex Pci, possibili ottimi alleati se ritrovassero due case proprie, di fatto oggi ipocriti conviventi in un matrimonio imposto dai calcoli.Â
Oppure la sfrontatezza di Renzi, che accusato di essere troppo di centrodestra dice già e a prescindere quello che il segretario, con le sue regole legate alle trattative, non può dire: "no a Casini".
Insomma il confronto è più serio di quello che sembri: da un lato il partito, come ideale e mediatore storico e culturale di democrazia, dall'altro il richiamo più diretto a un popolo che di partiti è stufo. Anche di quelli buoni che Bersani di sicuro ha in testa.
Chi vincerà nel centrosinistra ancora non si sa.
Ma per far vincere il centrosinistra alle politiche Bersani e Renzi, e con loro i bersaniani e i renziani, dovranno avere la serietà di rimanere attivamente insieme, dopo che l'ultima scheda domenica sera sarà tirata fuori dalle urne.
P.S. oggi, alle 12,30, "si affronteranno"Â la giovane Alessandra Moretti pro Bersani il buon vecchio politico e Achille Variati, fan di Matteo Renzi il rottamatore.
Sarà bello capire, domani o post domani, il perchè di questa doppia scelta contraddittoria, almeno apparentemente, e che oggi appare così motivata: Achille ha scelto di indossare il nuovo look di Matteo per guadagnare altri 5 anni di proscenio politico con tanto di griffe, Pier Luigi ha scelto la faccina accattivante di Alessandra perchè certo non lo aiutava quella di ... Rosy Bindi.Â
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