Bersani e Grillo si "incontrano" in Piazza S. Giovanni
Martedi 26 Febbraio 2013 alle 15:29 | 0 commenti
Il messaggio degli elettori è chiaro: basta con la politica dei politicanti. Pierluigi Bersani ha ora una chance per lasciare un segno nella storia del Paese non solo come protagonista delle gag di Maurizio Crozza («Ragazzi, ho già vinto le primarie. Mica si può vincer sempre...» è stata l'ultima e, per giunta, premonitrice la scorsa settimana su Italialand) ma anche come un politico che ha avuto la forza e il coraggio di mandare in pensione gente come Massimo Dalema e Walter Veltroni.
Il leader del Pd, che si è democraticamente e coraggiosamente messo in corsa con Renzi, ha il dovere, da aspirante statista, di provare a capire, se non Beppe Grillo, i milioni di italiani, uno ogni quattro votanti, che lo hanno indicato come il portavoce del loro malessere.
Defunta la credibilità del "ragionier" Monti, un po' bancario e un po' sacrestano, e esorcizzata la tentazione di un Corrado Passera in agguato come nuovo supertecnico, un inciucio, che altrimenti non potrebbe chiamarsi, con Silvio Berlusconi farebbe rivoltare nella tomba sia Enrico Berlinguer che Aldo Moro, nel cui solco storico è nato il Partito democratico come sintesi delle loro due anime. Ma l'apertura di un dialogo chiaro e un confronto, doverosamente serrato, con i parlamentari del Movimento 5 Stelle dimostrerebbe che la politica può riprendere il suo ruolo di interpretazione e realizzazione delle aspettative dei cittadini fissando un break col secondo ventennio della nostra storia ma elaborandolo per costruire un futuro che non riparta dai traumi post primo ventennio. Già una volta ci siamo addormentati fascisti e monarchici per risvegliarci democratici e repubblicani e ancora oggi paghiamo quel salto discontinuo, traumatico e generatore di rancori tra italiani di un fronte e dell'altro. Rancori che ancora oggi erigono strumentali e non strutturali barricate usate dai vecchi politici a loro esclusivo vantaggio quando, spesso, non hanno argomenti concreti a loro supporto.
Pierluigi Bersani si deve assumere la responsabilità di parlare con Beppe Grillo e col suo mondo, che è una parte dell'Italia a cui Berlinguer e Moro si rivolgevano. Per capire e per fare, senza tornare alle manovre da basso impero veltroniano e dalemiano. Oggi Nichi Vendola, con la sua indubbia intelligenza e magari assumendosi il ruolo di messaggero, ha lanciato il suo appello ai leader del Pd e di M5S, incoraggiato anche dal rapporto costruttivo che in Sicilia il centrosinistra di Crocetta ha impostato col Movimento 5 Stelle e viceversa.
Ma Grillo ci starà ? Anche lui, da responsabile leader del primo partito italiano, capace di riempire Piazza S. Giovanni come solo Pd e sindacati sanno fare, è chiamato al salto di qualità se, come dice, vuole il bene degli italiani. D'altronde, se la coerenza ha ancora un significato, lui ha detto che vuole «evitare il crimine di un nuovo governo Berlusconi» mentre il presidente del Pdl ha basato la sua campagna elettorale sul fronte da erigere contro «i comunisti» (come Alessandra Moretti?).
Gli altri scenari possibili? Il governo degli sconfitti e il massacro finanziario dell'Italia.
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