Barbagallo in audizione in commissione d'inchiesta sulle banche, NordEst Economia: "Criticità rilevate da Bankitalia, non da Bce. Mai chiesta fusione Veneto banca in BPVi"
Giovedi 2 Novembre 2017 alle 19:14 | 0 commenti
Il capo della vigilanza in audizione per sei ore in Commissione d'Inchiesta parla di vertici inadeguati e del fenomeno delle baciate "lecite" per legge dal 2008. Poi dice: "Bankitalia non chiese nessuna fusione di Veneto Banca in Bpvi"
"Le irregolarità e le anomalie gestionali, che affondavano le radici nella debolezza della governance e nella conseguente autoreferenzialità del management, hanno aggravato gli effetti dell'eccezionale crisi economica che ha colpito il paese". È quanto si legge nella relazione che il capo della vigilanza della Banca d'Italia, Carmelo Barbagallo, ha consegnato stamani alla Commissione di inchiesta sulle banche venete in occasione della sua audizione.
Dopo tre ore e mezza di domande l'audizione di Barbagallo è proseguita per altre due ore e mezza in modalità segreta. La prima risposta non resa pubblica è a una domanda di Enrico Zanetti sul perché la Banca d'Italia impedì a Veneto Banca di cedere la partecipazione in Bim. In tutto Barbagallo ha parlato sei ore.
L'AUDIZIONE E I GRANDI TEMI. Bankitalia si è subito difesa: "E' stata la vigilanza Bankitalia ad aver rilevato le criticità che connotavano le due ex popolari venete". L'ispettore ha ripercorso la cronologia delle verifiche e conferma la "tempestiva segnalazione delle irregolarità " spiegando che nessuna fusione fu chiesta alle due banche.
Ecco, nel dettaglio, le sue risposte alla Commissione d'Inchiesta.
BANKITALIA E NON LA BCE. Gli ispettori della Bce non sono stati "più bravi" di quelli della Banca d'Italia nello scoprire le magagne sulle due banche venete. Carmelo Barbagallo, responsabile della Vigilanza di via Nazionale nell'audizione davanti alla Commissione d'inchiesta sulle banche si toglie così un grande sassolino dalla scarpa e richiama l'attenzione sulla prima ispezione nei confronti delle due venete partita nel novembre del 2014 subito dopo il passaggio delle competenze di Vigilanza a Francoforte.
"Come si può pensare che dopo poche settimane l'ispezione sarebbe stata diversa da quella che avrebbe fatto la Banca d'Italia?". E' via Nazionale, spiega, che a seguito del comprehensive assessement del 2014 in vista della nascita dell'Ssm si accorge che le ricapitalizzazioni fatte dalle due banche venete per colmare il shortfall sono irregolari, perché in gran parte finanziate con l'acquisto di azioni proprie non segnalate alla Vigilanza. Via Nazionale a quel punto segnala il problema alla Vigilanza Bce che nel frattempo è partita.
"Il gruppo ispettivo era lo stesso (di quello che sotto l'egida di Via Nazionale aveva svolto le precedenti ispezioni, ndr) l'autonomia degli ispettori c'era prima e c'e' dopo".
SEDICI ISPEZIONI. "L'azione di vigilanza è stata intensa e costante: nel periodo 2007-2017 sono state condotte 9 ispezioni presso Banca Popolare di Vicenza e 7 presso Veneto Banca" ha ricordato Barbagallo.
LA PROSPETTATA FUSIONE. "Non è vero che abbiamo chiesto di fare acquisire Veneto Banca da Popolare Vicenza. Non è vero e, chi lo dice, dice il falso" sottolinea il capo della Vigilanza di Banca d'Italia. "Tra Popolare Vicenza e Veneto Banca c'era già un dialogo e ci sono state delle riunioni anche in Banca d'italia", ha spiegato Barbagallo ricordando che poi l'ipotesi "è sfumata molto rapidamente".
In più, continua, Banca d'Italia non incoraggiò mai la fallita aggregazione di Banca Etruria da parte della Popolare di Vicenza.
INFORMAZIONI OCCULTATE. Gli amministratori delle due banche venete "hanno ripetutamente occultato importanti informazioni alla Vigilanza, di cui hanno deliberatamente disatteso le richieste" ha quindi precisato Barbagallo. Via Nazionale anche senza i poteri investigativi "ha segnalato tempestivamente le irregolarità all'autorità giudiziaria con la quale l'interlocuzione è stata continua e aperta, al pari della collaborazione con la Consob".
LA BACIATE. Barbagallo ha spiegato che le operazioni 'baciate' non sono più vietate per legge dal 2008 a patto che non siano conteggiate nel patrimonio di vigilanza. Per individuarle da parte della Vigilanza è stata fatta un'analisi complessa resa difficile dalla mancanza dei poteri dell'autorità di giudiziaria come le perquisizioni, i sequestri e gli interrogatori.
Le due banche su questi temi hanno tenuto "gravi comportamenti" ma "il fattore che più di ogni altro ha determinato l'abbattimento del patrimonio è stato il deterioramento della qualità del credito: alla fine del 2016 i deteriorati delle due banche superavano i 18 miliardi ed erano pari per Bpvi al 35% dei prestiti e per Veneto Banca al 39% dei prestiti contro una media di sistema del 17 per cento.
Sull'erogazione del credito, ricorda Barbagallo, la Vigilanza "ha più volte stigmatizzato le carenze gestionali e sanzionato i comportamenti scorretti ma non le è consentito l'esercizio di funzioni dirigiste nell'erogazione del credito".
PORTE GIREVOLI. Le porte girevoli, ovvero il passaggio di esponenti della Banca d'Italia a libro paga dei soggetti vigilati, via Nazionale "non le incoraggia né lo aspica" spiega Carmelo Barbagallo, capo della Vigilanza in audizione davanti alla Commissione d'Inchiesta sulle banche. "In ogni caso anche quando questo accade ciò non influisce - né per quanto a mia conoscenza ha mai influito - sul corretto espletamento delle azioni di vigilanza, lo dico in coscienza sono in Banca da 38 anni". Barbagallo ha definito le assunzioni "inopportune" ma ha anche specificato che non esistono limiti e "oltre la moral suasion, non posso andare".
Il riferimento è ai tre ex esponenti, tra i quali un alto dirigente di via Nazionale, assunti dalla Popolare di Vicenza negli 'anni d'oro'. Barbagallo ricorda il codice etico della Banca d'Italia che ha posto dei paletti temporali al passaggio al settore privato degli uomini di via Nazionale.
IL CASO BIM. La Banca d'Italia chiese dopo un'ispezione di fine 2012, "la revoca dei poteri" dell'amministratore delegato della Bim. L'ex amministratore delegato Pietro d'Agui ha presentato due esposti contro via Nazionale. L'ispezione alla Bim fece emergere "opacita' e accentuate anomalie", il patrimonio risultò ridotto di quasi due terzi e la Banca d'Italia vietò di fare nuovi crediti al comparto immobiliare. Gli amministratori di Bil furono sanzionati per oltre 1 milione di euro.
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