Banche, lista nera dei debitori: anche Massimo Finco, presidente Confindustria Padova, ne chiede la pubblicazione
Giovedi 12 Gennaio 2017 alle 08:49 | 0 commenti
Nè giustizialismo nè gogna mediatica, d’accordo, ma un presidente della paludata Confindustria che parla così si era visto molto di rado. Il numero uno degli industriali padovani, Massimo Finco, è uomo schietto e assai schiettamente, ieri, si è dichiarato del tutto d’accordo con il presidente dell’Abi (Associazione bancaria italiana), Massimo Patuelli: «È giusto ed eticamente doveroso - ha scandito Finco - che siano resi pubblici i nomi dei grandi debitori di quelle banche che sono state salvate dal denaro pubblico o dai risparmiatori. Anzi, mi rammarico - ha sottolineato il presidente degli industriali padovani - che la proposta non sia venuta prima da noi, da Confindustria, in coerenza con la linea di trasparenza del nostro sistema associativo».
La presa di posizione di Finco giunge doppiamente tempestiva. «Dico queste cose - ribadisce - proprio nel momento in cui a 169mila risparmiatori delle ex Popolari venete è chiesto di mangiare questa minestra (rimborso di 9 e 6 euro per azione) o saltare dalla finestra, per dare un futuro alle due banche. C’è un dovere della verità , che non deve dimenticare però anche le responsabilità dei manager bancari nella concessione troppo facile o interessata dei crediti che poi sono diventati sofferenze. Perciò - chiude Finco - l’operazione trasparenza deve riguardare i debitori ma anche il management». Se ne deduce, tra l’altro, che secondo Finco anche le ex Popolari rientrano nel novero delle banche «salvate» e che, perciò, l’operazione trasparenza non dovrebbe riguardare soltanto Siena e dintorni ma anche l’impoverito Nordest. Il presidente di Confindustria Padova di sicuro non lo sapeva, ma proprio nelle stesse ore il coordinamento dei consumatori Codacons si rivolgeva con un esposto alla magistratura di sette città italiane, tra le quali Vicenza (per Bpvi) e Treviso (per Veneto Banca), esattamente allo stesso scopo: ottenere la black list dei debitori. Di più: «Chiediamo alle rispettive procure di acquisire i nomi dei soggetti insolventi verso le banche in crisi o salvate dallo Stato - precisa Codacons -, e quindi di procedere nei loro confronti per il reato di concorso in induzione alla bancarotta fraudolenta». Sul fronte dell’operazione-rimborsi ai soci, scattata in grande stile all’inizio di questa settimana, gli aggiornamenti provenienti da Vicenza e da Montebelluna registrano un numero di adesioni alla proposta raddoppiato rispetto al primo giorno (un centinaio di accordi già sottoscritti), mentre le manifestazioni preliminari di interesse viaggiano al ritmo di cento all’ora. Sono dati che confortano i due istituti di credito, nell’obiettivo dichiarato - e non certo comodo - di raggiungere l’80% di adesioni. Sulla strada che porta al risultato, si collocano con valenza strategica anche gli incontri che le due banche hanno programmato, tra domani e martedì prossimo, con gli interlocutori più caparbiamente renitenti al raggiungimento di un accordo: le sigle che raggruppano in modo organizzato la platea dei vecchi soci e le associazioni dei consumatori. Queste ultime, ancora ieri, hanno ribadito la loro insoddisfazione per la proposta di ristoro, con una nota congiunta a firma Adiconsum, Adoc, Lega consumatori, Federconsumatori e Unione nazionale consumatori: «L’offerta non appare congrua nè giusta, le soluzioni proposte non sono in alcun modo soddisfacenti per la maggior parte degli azionisti». Il giudizio resta negativo ma, ciò nonostante, qualche spiraglio per intavolare una discussione compare: «Comprendiamo la delicata situazione in cui versano le banche, ormai prossime alla fusione - recita la stessa nota - e siamo consci che per l’economia del territorio è importante garantire loro un futuro». Su queste basi, il management delle due ex Popolari tenterà di convincere i soci organizzati della bontà della proposta di risarcimento, nel corso di 8 incontri già fissati in agenda. «Il 15% di rimborso e l’offerta commerciale collegata - ha ribadito l’Ad Fabrizio Viola - non sono un’elemosina, ma piuttosto un bonus».
Di Alessandro Zuin, da Corriere del Veneto
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