Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, Il Corriere del Veneto: desolante doppia solitudine
Martedi 22 Agosto 2017 alle 09:17 | 0 commenti
Siamo ormai giunti a ridosso della scadenza del 24 agosto, termine per la presentazione delle istanze degli obbligazionisti subordinati, cui seguirà a settembre quello fissato per gli ex azionisti delle banche venete (Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ndr). La sensazione che si percepisce è quella di una desolante solitudine. C'è la solitudine degli ex azionisti, in primo luogo. In assenza di più ordinate soluzioni che si sarebbero potute adottare per tempo, a loro altro non è rimasto in questi mesi estivi che procedere in ordine sparso, per chiedere poco più che l'attestazione di una virtuale esistenza invita (non già come azionisti, bensì) in quanto creditori a fronte della liquidazione coatta amministrativa.
Non vi erano gli spazi per una class action, e questo lo si era capito fin da subito (però rimane il rammarico per la mancanza di una legge adeguata), come pure non si è riusciti ad allestire un meccanismo legislativo che convogliasse tutte le istanze in un unico «contenitore» ad hoc, quale per esempio una Camera di Conciliazione, come più volte auspicato sulle colonne del Corriere del Veneto. E così gli ex azionisti si trovano ora costretti a dare un timido segno di sé proponendo una domanda di insinuazione al passivo che innescherà un assai probabile gioco a rimbalzo di rigetto e futura opposizione. Ma c'è anche la solitudine di tanti magistrati e avvocati che, nel tentare di gestire questa enorme massa di contenzioso, si vedono costretti a una pura navigazione a vista. Com'è ovvio, ogni testa ragiona a modo proprio e così, anche sotto questo profilo, la giustizia sarà tendenzialmente «casuistica», se si vuol dir così. Ancora, c'è la solitudine dei soggetti di Alternative Dispute Resolution (metodi alternativi di risoluzione delle controversie): penso, per esempio, al serio lavoro svolto fin qui dall'Arbitro per le controversie finanziarie, nel cui orizzonte si staglia un'assoluta incertezza in ordine all'effettività giuridica delle proprie decisioni, dopo la messa in liquidazione delle banche. A quelle decisioni qualcuno si atterrà o resteranno lettera morta? Questo, nei tratti essenziali, l'odierno scenario. Dopo la calma piatta agostana, resta qualche speranza di good news? La notizia riportata dal Financial Time secondo cui alcuni grandi investitori avrebbero recentemente proposto ricorso in sede di Corte di Giustizia contro le stesse autorità europee per la gestione del default del Banco Popular, ceduto a Santander per un euro, suggerisce una volta di più l'idea che queste tragiche vicende finanziarie, generatrici di un contenzioso aggrovigliato e di massa, meritino senza dubbio di essere governate, piuttosto che abbandonate all'assoluta imprevedibilità del loro corso.
di Tommaso dalla Massara, da Il Corriere del VenetoÂ
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