Riceviamo da Germano Raniero, Usb, e pubblichiamo
Ha avuto per fortuna molta eco e ha suscitato molta sorpresa  la decisione di una mammae di un padre di lasciare in ospedale la loro nuova figlia appena nata. Stavolta per fortuna se ne è parlato grazie ad una segnalazione, ma purtroppo non è il primo caso e non sarà l'ultimo. Infatti anche a Vicenza è stata riattivata la Ruota degli Esposti. Essendo chi scrive una organizzazione sindacale colpisce che il fatto  sia dovuto alle condizione di disoccupazione  di entrambi  i genitori e che pare la madre sia stata licenziata benchè in maternità .
La Legge italiana vieta quasi in assoluto il licenziamento di una lavoratrice incinta dal momento del concepimento al compimento di un anno del figlio. Il divieto non è assoluto, e riguarda  la fine di un eventuale contratto a tempo determinato,  gravi negligenze della lavoratrice, cessazione di attività .
Nullo invece il licenziamento in bianco, o effettuato al di fuori di queste cause. Poi esiste per i disoccupati  un assegno di maternità che si può avere  se si resta incinta  entro 60 giorni dal termine del contratto. Questo in sintesi il quadro.
E' chiaro ed è dimostrato anche dai dati istat che nascono pochi bambini in Italia, nonostante le donne immigrate  siano più prolifiche. Qui parliamo di un "italiana" che vive una condizioni di perdita di lavoro sua e del marito. Oggi senza lavoro si è poveri, anzi si rischia la miseria e la miseria sappiamo è una brutta bestia che abbrutisce, che ti rende ricattabile o appettibile a strani  "mercati", ti costringe a cose che non vorresti.
Le leggi  di destra, di centro, di centro sinistra hanno via via precarizzato il lavoro e i diritti nel lavoro, hanno tolto  servizi sociali; intere famiglie sono abbandonate a se stesse,Â
Non è più la povertà del dopoguerra, allora si intravvedeva un a prospettiva di sviluppo , oggi  c'è la crisi del modello economico. Per  i governanti, i sindaci, gli industriali, questo "scandalo" fa emergere una verità che fingono di non sapere:  chi lavora è un uomo, una donna, una madre, un padre e lavorano perchè hanno bisogno per vivere, non sono  degli oggetti, un costo.
Invece  viviamo in una società dettata da una economia di sfruttamento; i lavoratori servono sani,  senza figli e a poco prezzo.
Chi non ci sta finisce nelle immondizie della disoccupazione e della precarietà . E con i tagli sul sociale prima muori meglio è. Consigliamo ai genitori di  Sara  di tirar fuori le unghie e pretendere il diritto alla vita e ad una vita degna e decorosa e con tutti i figli che vogliono.
Di essere  portatori di un messaggio che non ci  si può umiliare  così tanto  da decidere di non farcela a crescere una nuova figlia. Di pretendere  diritti e non la carità , avere un figlio è un diritto, non un lusso. Noi dal canto nostro  se richiesta siamo disponibili a dargli una mano.
Una mano collettiva, di cambiamento, di inversione di tendenza per la dignità .