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“Bad bank” e sofferenze, il sistema bancario italiano è nel mirino dei mercati

Di Rassegna Stampa Martedi 19 Gennaio 2016 alle 15:01 | 0 commenti

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I segnali che arrivano da Berlino e Francoforte non potrebbero essere più preoccupanti e finalmente Matteo Renzi pare aver capito la gravità della situazione. Il sistema bancario italiano è nel mirino dei mercati (e della Vigilanza) tanto per le sue oggettive debolezze, quanto per carenze e improvvisazioni del governo. Una forma di bad bank che faccia uscire un bel pezzo dei 200 miliardi di sofferenze (cioè i crediti difficilmente esigibili) dai bilanci della banche italiane a un prezzo congruo (sono in carico a 88 miliardi, che poi volgarmente è la cifra che si spera di recuperare) è necessaria e urgente.

Gli istituti in difficoltà sono ormai sotto tiro e rischiano di non farcela mentre si aspettano i fantomatici “compratori” su cui il governo ha basato tutta la sua strategia.

Insomma, bisognerebbe agire in fretta e invece Bruxelles - è lo spiffero che agita i mercati - sta rallentando anche sulla bad bank “leggera” proposta da Pier Carlo Padoan di recente: veicoli privati di gestione e garanzia statale acquistata a prezzi di mercato. Il tema, però, sarebbe stato ieri al centro di una lunga riunione a Palazzo Chigi tra il premier, il ministro dell’Economia e i vertici di Cassa depositi e prestiti (Claudio Costamagna e Fabio Gallia), che secondo il progetto informalmente trasmesso alla Commissione europea dovrebbe fornire la garanzia pubblica (forse attraverso la controllata Sace). Il punto centrale della trattativa con la Ue - secondo cui, comunque, la proposta è “generica” e “poco dettagliata” - sono i prezzi: quello di acquisto dell’assicurazione statale sul valore dei crediti e quello a cui le sofferenze vengono passate al nuovo veicolo che dovrà venderle o riscuoterle. Un prezzo non di favore dovrebbe servire ad aggirare la bocciatura dell’intervento per “aiuti di Stato”, ma così la bad bank potrebbe risultare assai più “leggera” che “efficace”.

Le armi in mano al governo - almeno se Palazzo Chigi non decide di infischiarsene delle norme europee e andare avanti sulla strada della bad bank di sistema garantita da soldi pubblici - paiono scariche e non adatte alla gravità della situazione. Intanto dalla Germania continuano ad indicare a Renzi e Padoan la strada del sostanziale commissariamento dell’Italia, una versione neanche troppo soft della Troika già vista in Grecia, Portogallo, etc. La posizione del governo tedesco, ad esempio, è espresso nel documento Sviluppo dell’Unione economica e monetaria (inviato dal ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble al Parlamento tedesco e rivelato dal Sole 24 Ore): intanto andrebbe prezzata la “rischiosità” dei titoli di Stato in modo che non tutti possano essere usati dalle banche come garanzia per chiedere liquidi alla Bce; se poi un Paese, ad esempio per stabilizzare il sistema bancario, dovesse avere bisogno di fare massicci interventi pubblici senza averne la possibilità (e tra divieto di “aiuti di Stato” e vincoli di bilancio l’Italia è esattamente in questa situazione) si ricorre al Meccanismo di stabilità europeo, cioè al Fondo Esm, che ristruttura parte del debito pubblico di quel Paese - prendendolo in carico e emettendo titoli a scadenza più lunga - dietro precise condizioni.

Di che parliamo? All’ingrosso di un controllo stringente - e puramente tecnico - del rispetto degli impegni di bilancio e della presentazione di garanzie sul modello di quelle previste per il Fondo di redenzione europeo (Erf), cioè il vincolo a ripagare ogni anno il “mutuo” concesso pena una sorta di pignoramento di pezzi degli introiti fiscali, proventi da privatizzazioni, persino oro e valuta pregiata. Il problema di Renzi, checché lui ne dica, non sono i “gufi”, ma i rapporti di forza, che un tempo si chiamavano anche politica.

di Marco Palombi da Il Fatto Quotidiano

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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