Sempre più azionisti della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca in rivolta legale: la locomotiva del Paese diventa una vaporiera?
Domenica 17 Gennaio 2016 alle 14:31 | 0 commenti
"Azionisti Veneto Banca in rivolta, battaglia legale contro l'istituto" di Vittoria Puledda, da La Repubblica, e "Più di mille diffide contro le banche" di Maurizio Cescon, da Il Messaggero Veneto, sono due degli articoli odierni, scelti per voi, sulle battaglie legali intraprese dagli azionisti della Banca Popolare di Vicenza e della Veneto banca che hanno subito perdite di cui certi media locali sono corresponsabili per i silenzi se non per gli atteggiamenti compiacenti tenuti quando hanno fatto da spalle complici di chi proponeva le sottoscrizioni truffa a vantaggio dei "soliti noti".
I flop azionari conseguenti hanno impoverito non solo i risparmiatori, ora senza più risparmi, e i piccoli imprenditori, molti con le aziende a rischio per i finanziamenti garantiti da azioni che non valgono più, e per giunta spesso comprate sotto ricatto, ma tutto il territorio con effetti che si faranno sentire, più di quanto già non appaia, con consumi e investimenti decimati da un flop miliardario. Quella che era una volta la locomotiva del paese ora rischia di diventare una sbuffante vaporiera.
(nella foto trenoa vapore nella stazione di Vicenza, ndr).
"Azionisti Veneto Banca in rivolta, battaglia legale contro l'istituto" di Vittoria Puledda, da La Repubblica
Continua la rivolta dei piccoli azionisti di Veneto Banca. Codacons Veneto sta raccogliendo le adesioni - 150 finora - per preparare la class action (che tuttavia ha ancora alcuni aspetti che devono essere verificati). L'associazione quattro giorni fa ha anche inviato una denuncia al tribunale di Venezia per induzione all'acquisto, false comunicazioni societarie e violazione della par condicio nell'ordine di vendita delle azioni tra i vari soci. Inoltre, in una ventina di casi sono state inviate lettere alla banca, chiedendo la nullità del contratto di acquisto dei titoli e la restituzione degli investimenti. Si tratta di persone che non avevano mai comprato azioni in precedenza e per di più hanno investito quasi tutti i risparmi a disposizione.Del resto, già in una lettera del 23 settembre scorso la Bce evidenziava i «rischi legali e reputazionali derivanti da potenziali iniziative degli azionisti». Anche perché accanto ai piccoli ci sono anche rivendicazioni più "corpose". Nelle prossime due settimane, per esempio, sono previste una serie di udienze, a volte promosse dalla stessa Veneto Banca, per la vicenda Finanziaria Capitanata della famiglia Chirò (azionista al 26,6% di Banca Apulia, controllata al 70% da Veneto Banca), e con la famiglia Scanferlin (ex soci Cofito, holding di controllo di Bim quando questa, nel 2010, fu comprata da Veneto Banca), con scadenze concentrate tra il 22 e il 26 gennaio. Sono richieste - ovviamente tutte da provare in tribunale - importanti: circa 140 milioni complessivi per Finanziaria Capitanata, 41 milioni per la vicenda Scanferlin. Storie complesse, legate all'espanzione attraverso acquisizioni varata dall'ex ad Vincenzo Consoli.
Ma non sono le uniche "spine" di Veneto Banca, come lo stesso istituto spiega in una lettera indirizzata al collegio sindacale: a partire dall'ulteriore svalutazione dell'avviamento della Bim per 34,4 milioni, nei conti dei primi nove mesi 2015, alla posizione di Pietro D'Aguì, che di Bim è vice presidente, il cui finanziamento pari a circa 36 milioni è stato revocato e passato ad incaglio lo scorso novembre. Di conseguenza la banca ha provveduto ad una «svalutazione prudenziale di 4 milioni, pur essendo la posizione ampiamente coperta dal pegno esistente». Un prestito nato nell'ambito dell'operazione Bim-Veneto Banca, come aveva a suo tempo spiegato Consoli, e su cui ora sono al lavoro gli avvocati. E ancora, il rapporto con il gruppo Finanziaria internazionale (Finint) di Andrea De Vido. In questo caso la banca non ha comunicato l'entità del prestito, ma solo che c'è una «proposta del signor De Vido per il rientro». Finint ha specificato che la posizione in questione fa capo a De Vido come persona fisica.
Ma la partita più corposa riguarda gli ex soci di controllo di Banca Apulia, dal 2009 sotto il cappello di Veneto Banca. La famiglia Chirò sostiene infatti che esiste una scrittura privata che prevede una via d'uscita sulla quota che la famiglia conserva in Banca Apulia. Una finestra in tre passaggi, ognuno dei quali vale 45,8 milioni, che ora Finanziaria Capitanata vuole esercitare in toto. Veneto Banca da parte sua sostiene la non esistenza dell'accordo o comunque la non efficacia della facoltà di way out ed ha a sua volta citato la Finanziaria presso il tribunale di Pescara. Sulla vicenda c'è anche un arbitrato: la terna, appena nominata, si costituirà probabilmente in febbraio ed è formata da Vincenzo Mariconda, Emanuele Rimini e Natalino Irti. Nel frattempo, i soci di Banca Apulia hanno aggiunto un'altra causa, una sorta di "risarcimento danni" per come è stata gestito l'istituto dal socio di controllo, chiedendo altri 45 milioni (11 maggio l'udienza).
Infine la famiglia Scanferlin, secondo cui Veneto Banca «ha acquistato da terzi o comunque negoziato » dal 29 gennaio 2013 azioni proprie, ma non quelle offerte in vendita dalla famiglia il 26 ottobre 2012. Le parti in causa chiedono 41 milioni, la banca resiste (e in più chiama in causa un sanzione Consob alla Cofito). Il giudice, nell'udienza del 17 marzo scorso, ha respinto entrambe le istanze istruttorie formulate dalle parti, il parere legale della banca è che per l'esito della vicenda «ci si dovrà attendere una decisione verosimilmente a primavera del 2016».
"Più di mille diffide contro le banche" di Maurizio Cescon, da Il Messaggero Veneto
"Più di 3.500 contatti con le associazioni di tutela dei consumatori in Friuli Venezia Giulia, un migliaio di lettere di diffida inviate (crescono al ritmo di 40 alla settimana), circa 20 mila risparmiatori di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca che si ritrovano con azioni e titoli congelati o drasticamente svalutati": è Maurizio Cescon, su Il Messaggero Veneto, a fare i numeri della questione. 1200 persone hanno aprtecipato ieri alle 4 assemblee indette da Federconsumatori svoltesi a Udine. Soddisfazione dell'avvocato Barbara Puschiasis, presidente regionale dell'associazione: «La prima azione su cui puntiamo - afferma l'avvocato Puschiasis - è il tavolo di conciliazione. Ritengo si possa fissare un appuntamento con i nuovi vertici di Popolare Vicenza prima della loro assemblea di marzo. Noi puntiamo a ottenere il 100 per cento del risarcimento, non vogliamo che gli investitori perdano denaro, nemmeno un po'. Cercheremo di dare la priorità alle posizioni più eclatanti, quelle dove la Mifid (la modulistica con la direttiva sugli strumenti finanziari, ndr) è stata alterata, dove si evidenzia un disequilibrio nel portafoglio titoli del cliente e nei casi in cui le perdite del capitale sono a molti zeri. Al tavolo parteciperanno pure altre associazioni di consumatori, anche se noi qui in Friuli Venezia Giulia siamo nettamente maggioritari. Mi sento di mettere subito dei paletti: se qualche altra associazione dovesse accontentarsi di accordi al ribasso con la controparte, noi usciremo immediatamente dalla trattativa. Ci vogliono serietà e trasparenza per raggiungere l'obiettivo in tempi accettabili». Altra operazione in fase di vaglio è il ricorso all'Antitrust per lsegnalare le pratiche commerciali scorrette degli istituti: «Sappiamo che Udine indaga - racconta Puschiasis - anche sulla mancata vendita delle azioni quando un socio lo chiedeva. Spesso mancano gli ordini di vendita, perchè purtroppo molti clienti erano stati convinti a desistere attraverso continue rassicurazioni. Ma se la Procura ha una certa "serialità " dei fatti in costanza degli aumenti di capitale, può essere già un buon punto di partenza. Mi auguro che le indagini di Udine non si fermino al dipendente della filiale: una volta accertato che quest'ultimo ha eseguito un ordine, si facciano gli step successivi. Quando eventualmente il fascicolo finirà a Vicenza (quella Procura sta indagando sul filone principale, ndr), allora ci si potrà costituire parte civile. Non vogliamo fare favori al vecchio cda o a coloro che non hanno vigilato».
Da ultimo, il capitolo Zonin: «Nei confronti di Zonin - precisa la presidente di Federconsumatori - noi abbiamo già depositato un esposto e le indagini stanno procedendo, così come nei confronti del vecchio cda. Il fatto curioso è che Consob ha sanzionato, nell'estate scorsa, l'ex numero uno di BpVi, con una multa di 73 mila euro, ma il procedimento non è stato reso pubblico con la motivazione che potrebbe causare turbamento al mercato borsistico. Ma noi chiediamo che quel documento venga alla luce, che sia almeno consegnato alle Procure che indagano. Vorremmo capire i motivi di tanto mistero».
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