Avanti c'è posto
Martedi 25 Dicembre 2012 alle 10:58 | 3 commenti
Buon Natale. Oggi in sua occasione vi regaliamo da VicenzaPiù n. 247 e BassanoPiù n. 9 dal 19 dicembre 2012 in edicola e sfogliabili comodamente online dagli abbonati alcuni articoli.
Non so se vi ricordate un vecchio film (è del 1942) del regista Mario Bonnard, dove l'allora giovane Aldo Fabrizi, già allora leggermente tondeggiante, dava una memorabile interpretazione nelle vesti di un bigliettaio dell'azienda trasporti romana, il quale, dalla postazione posteriore di un filobus, monitorava gli utenti e gli invitava a procedere, a piena voce, con un "avanti c'è posto".
Il film ci dona un'immagine della nostra società d'allora, in una grande città , in un periodo dove le ansie e le preoccupazioni erano molte. A rendere ancora oggi viva una testimonianza della cultura cinematografica erano il soggetto e la sceneggiatura di Cesare Zavattini, accompagnati da un protagonista d'eccezione, il filobus, a tre assi, Alfa Romeo 110 - carrozzeria Macchi. Sì, perché oltre ad attori, regista e sceneggiatura, sicuramente di primissimo piano, la star era proprio lui: il filobus.
Vicenza ha trascorso un lunga storia con il filobus, avendo chiuso il capitolo tram, ancora prima degli ultimi eventi bellici del secolo scorso, con una breve ripresa alla fine degli anni quaranta. Il servizio filoviario, con un preambolo per l'utilizzo di elettromobili ad accumulatori, iniziò a diffondersi capillarmente già intorno al 1930, successivamente integrato, dalla seconda metà degli anni cinquanta con i servizi automobilistici; tale rimase in esercizio fino al 1969-1970, per cedere definitivamente il passo agli autobus. Gli anni sessanta hanno visto in servizio, a quel tempo, in particolare sulle linee più frequentate, mezzi d'avanguardia, quali il Fiat 24024 FP - carrozzeria Dalla Via (numerati da 52 a 57) e la serie "Savigliano" - carrozzeria Garavini (numerati da 45 a 51) per i filobus, e gli autobus Fiat 309 e Lancia Esatau 703 - entrambi carrozzeria Dalla Via.
Di conseguenza la figura del bigliettaio-controllore presente su tutti i mezzi in servizio, lascia la sua postazione su lato posteriore, lato salita, per cedere il passo alle macchinette automatiche, funzionanti con monetina (le vecchie 50 - 100 Lire), per l'emissione del biglietto. Con il nuovo decennio comparvero i primi autobus a tre porte, con ingresso anteriore riservato agli abbonati.
Quindi anche Vicenza, dal 1970 l'"avanti c'è posto", te lo cerchi da solo.
Il bigliettaio-controllore aveva anche la duplice funzione, e questo sui filobus, di supporto al conducente, in quanto il suo compito era di verificare la regolare posizione delle "tiracche", ovvero dell'asta di collegamento alla linea aerea, soggetta, ogni tanto ad uscire dalla sua sede. Nel caso il "bigliettaio" scendeva dalla vettura e ricollegava le aste alle linea di contatto, permettendo così il proseguimento della corsa.
Il bifilare rimase là in bella aerea mostra sulle strade cittadine, per parecchi anni, poi col tempo venne rimosso.
Attraverso un breve passaggio storico filoviario (che meriterebbe pagine di storia), gli anni passano. Oggi, pur di disponendo di un parco mezzi in buona parte idoneo, sia sotto l'aspetto logistico, che ambientale, quali gli autobus MAN e Iris Bus, dell'ultima generazione, ecocompatibili, a piano ribassato, il reticolo delle linee, vista la recente approvazione del P.U.M, merita alcune riflessioni al fine di valutare un'integrazione e una migliorabilità di un servizio che presenta alcune carenze, in quanto non copre e non soddisfa appieno il sistema trasportistico della città e dell'hinterland. E' indispensabile, e richiesta dall'utenza, una maggiore fruibilità , e offerta, da e per i percorsi di cintura, e da e per i quartieri. Una rete a raggio che fornisca un servizio cintura-periferia-centro, e nello stesso costituisca una serie di anelli tale da compiere dei percorsi circolari o semi-circolari fra periferie, e fra i comuni di cintura e le loro frazioni.
Fra le proposte, al fine di una rivisitazione del trasporto pubblico di Vicenza, è allo studio la realizzazione, o meglio il ripristino, della filovia tra la zona ovest ed est di Vicenza con un percorso che delimita l'area storica della città evitando così, in un contesto di pregio architettonico, la posa del bifilare con il conseguente transito di mezzi di impegnativo ingombro lungo le strade centrali.
Il progetto si presenta fattibile se l'analisi costi-benefici comporta risultati positivi, quali economia d'esercizio e sostenibilità ambientale, ma soprattutto deve essere attuata una politica per incentivare ed educare all'uso del trasporto pubblico urbano, alla quale, come contropartita, dovrà essere offerto un valido servizio a regime continuo, integrato con il servizio delle altre linee su gomma.
Le ansie e le preoccupazioni, come nel 1942, comunque rimangono, e sono molte anche se compri il biglietto a terra e lo obliteri a bordo. Rimane in essere la tradizionale e simpatica anomalia di denominare "tram" l'autobus, che ancora oggi "usanza" vuole continuare a chiamarlo cosi, anche da parte delle giovanissime generazioni.
Alcune note storiche sono state tratte dal volume "Tram e filobus a Vicenza" (Eridano press agency), curato dall'amico Giorgio Chiericato, con il quale ci unisce il comune interesse per la storia dei trasporti pubblici. Dal medesimo volume sono state tratte la riproduzione della stampa e la foto di P. Gregoris che testimonia, nel 1969, il cambio di consegne filobus - autobus, davanti alla stazione ferroviaria di Vicenza.
Nel maggio 2011, invece (foto G. Zentile), sempre davanti alla stazione, transita un autobus MAN dell'ultima generazione.
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