Bonifica immediata Pfas del sito Miteni, attivisti di Greenpeace e Climate Defense Units non ricevuti in Regione a Venezia
Mercoledi 6 Dicembre 2017 alle 15:40 | 0 commenti
Pubblicato alle 12.55, aggiornato alle 14.27 con video e alle 15.40 con nota finale che premettiamo alla notizia iniziale. Dopo ore di attesa di un incontro promesso, la delegazione di tre rappresentanti di Mamme NO PFAS, attivisti della Climate Defense Units e Greenpeace non è stata ricevuta dal Consiglio Regionale del Veneto. Si è conclusa così l'azione davanti alla sede del Consiglio Regionale del Veneto a Palazzo Ferro Fini, per protestare contro il grave inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) che interessa un'ampia area del Veneto compresa tra le province di Vicenza, Verona e Padova.
"Se prima ci domandavamo da che parte stesse la Regione in questa vicenda della contaminazione da PFAS adesso lo sappiamo, non dalla parte dei cittadini" commenta Giuseppe Ungherese, Responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
Notizia iniziale
Mamme NO PFAS, cittadini dei comuni interessati dall'inquinamento da PFAS, insieme ad attivisti della Climate Defense Units e di Greenpeace, che lo comunica nella nota che pubblichiamo, sono entrati in azione questa mattina a Venezia, davanti alla sede del Consiglio Regionale del Veneto a Palazzo Ferro Fini, per protestare contro il grave inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) che interessa un'ampia area del Veneto compresa tra le province di Vicenza, Verona e Padova. Circa 30 attivisti hanno raggiunto il palazzo regionale in barca e hanno aperto sul pontile uno striscione "Bonifica subito" per chiedere l'avvio delle operazioni di bonifica del sito di Miteni, l'azienda chimica di Trissino ritenuta dalle autorità la principale fonte della contaminazione.Gli attivisti hanno chiesto di essere ricevuti durante la seduta del Consiglio Regionale in corso. Contemporaneamente davanti a Palazzo Ferro Fini, dall'altro lato del Canal Grande presso le fondamenta della Salute, circa 50 attivisti creavano un presidio informativo per spiegare le ragioni della protesta.
"La lentezza con cui si sta procedendo all'individuazione delle zone da cui ha origine l'inquinamento è inaccettabile, soprattutto per le migliaia di cittadini veneti che continuano a subire quotidianamente le conseguenze sulla propria salute e su quella dei loro figli. In base alle ultime notizie divulgate dalla stampa, i dati della contaminazione sono stati trasmessi da Miteni a luglio, ma Regione e ARPAV non sembrano tenerne completamente conto per individuare le zone prioritarie da analizzare" afferma Giuseppe Ungherese, Responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
La Regione Veneto (con la delibera della Giunta n.360 del 22 marzo 2017) si è dotata di un importante provvedimento normativo che le dà la possibilità di intervenire su "stabilimenti e siti industriali potenzialmente contaminati, che abbiano generato o che siano ancora in grado di generare situazioni di criticità relative alle acque utilizzate per l'approvvigionamento idropotabile." Il provvedimento prevede la chiusura o la delocalizzazione, nel più breve tempo possibile, delle suddette fonti di pressione.
"È paradossale che, nonostante i dati recenti di Miteni evidenzino importanti e attuali criticità riguardo la contaminazione, la Regione Veneto non sia ancora intervenuta applicando quanto stabilito dal provvedimento 360. Insieme alle mamme, ai papà e a tutti gli attivisti impegnati oggi chiediamo la massima chiarezza" conclude Ungherese.
Lo scorso 19 giugno Greenpeace aveva inviato una lettera a tutti i membri del Consiglio Regionale del Veneto chiedendo delucidazioni sull'applicabilità della delibera n.360 e sollecitando le necessarie bonifiche nei tempi più brevi possibili, richiesti dall'estrema gravità della situazione. Purtroppo, salve poche eccezioni, a quella lettera non è seguita alcuna risposta né tantomeno azioni concrete e risolutive da parte del Consiglio.
La petizione con la quale Greenpeace chiede sin dal marzo scorso azioni urgenti e concrete per fermare l'inquinamento da PFAS è stata firmata da oltre 70 mila cittadini.Â
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