I nove di Achille Variati: è tutt'altro che spartana la sua Giunta messa a confronto col passato e con città di popolazione similare
Mercoledi 22 Febbraio 2017 alle 00:54 | 0 commenti
Il lungo avvicinamento alle elezioni amministrative è iniziato. A palazzo Trissino lo sanno anche i muri, è agli sgoccioli il secondo regno Variati (che poi sarebbe il terzo considerando quello iniziato nel 1995). Gli aspiranti successori si preparano alla danza elettorale, in cui presto tutti saranno coinvolti. In quest'ottica conviene fare un balzo indietro e poi a lato per avere chiari alcuni punti di riferimento. Cosa è successo, ormai una decade fa, quando l'altro sovrano Enrico Hullweck abdicò qualche mese prima della fine del mandato per andare a Roma? Che differenze ci sono tra questa e quella giunta? Tornando al presente e dopo il nostro articolo "I nove di Variati: la Giunta di Vicenza vista da vicino. In cinque dovranno cercarsi un lavoro se non confermati dopo le prossime elezioni", i valori in termini numerici dei Nove di Variati, lasciando in questo ambito e ancora una volta ogni giudizio sull'operato degli assessori al cittadino, sono in linea con quelli delle altre città che hanno lo stesso numero di abitanti?
Andiamo con ordine ed ascoltiamo i protagonisti riavvolgendo il nastro. Domenica 28 dicembre 2008, l'attuale presidente del Consiglio comunale Federico Formisano nel suo blog, Facebook era ancora un illustre sconosciuto, scriveva: "La giunta Hüllweck incideva sulle casse comunali per 730 mila euro, più di quanto incida la giunta Variati." Tutto vero. I conti ripresi da un articolo della stampa locale, erano presto fatti: agli stipendi di sindaco e assessori, si sommavano i gettoni di presenza del consiglio comunale, le retribuzioni dei presidenti di circoscrizione, le spese di segreteria dei diversi assessorati.
Dal punto di vista di Formisano, dunque, il governo Hüllweck era un costoso carrozzone composto da 13 assessori armati di futuristici cellulari e di una schiera di collaboratori. Inutile fare le pulci a quel bilancio, ma vanno segnalate alcune differenze tra il presente e il passato.
L'ondata anticasta che ha invaso il Paese, portando tra le altre cose alla nascita del Movimento 5 Stelle, era ancora agli albori e anche il piano normativo doveva ancora aggiornarsi.
Giusti o sbagliati che siano, tra i cambiamenti più evidenti si segnalano l'eliminazione delle circoscrizioni, la legge sulla trasparenza delle amministrazioni, il ridimensionamento in termini numerici del Consiglio comunale. Per il primo punto c'è poco da spiegare, l'apparato pubblico-politico si è snellito eliminando l'ultima ruota del carro: le circoscrizioni.
La trasparenza prevede oggi la pubblicazione sul sito comunale del curriculum vitae e della dichiarazione dei redditi di tutti gli assessori, una norma a cui la giunta Variati, al contrario di tante altre, si è adeguata con precisione. Al tempo di Hüllweck, sebbene il Comune raccogliesse le dichiarazioni dei redditi degli assessori, il dato non aveva evidenza pubblica, non era cioè on-line.
Nel 2011, infine, il Parlamento ha votato il ridimensionamento dei consigli Comunali che nella fascia vicentina (città con più di 100 mila abitanti) ha ridotto da 40 a 32 due il numero massimo di eletti. Il dato è importante perché da quanto ampio è il Consiglio dipende anche il numero di assessori che il sindaco può nominare. Per la precisione le normative vigenti fissano ad un massimo di ¼ degli eletti in Consiglio il numero di assessori. Un calcolo matematico che la legge Delrio (2014) ha poi sintetizzato fissando a nove quel numero massimo per le città delle dimensioni di Vicenza. Ai tempi di Hüllweck il limite era più alto. Il taglio di Variati da 13 assessori a 9, dunque, non risponde ad una scelta politica del primo cittadino ma è in realtà un adeguamento alle norme. Restano invece invariati gli stipendi (indennità di carica) percepiti dagli assessori: 3120 euro al mese lordi, oggi come allora. Le leggi in materia, infatti, non sono cambiate. Difficile, infine, comprendere, mancando a quel tempo le normative sulla trasparenza, quanti degli assessori di allora fossero professionisti prestati per un tempo parziale all'amministrazione e quanti politici di mestiere. Un buon parametro potrebbe essere quello di controllare le carriere di chi con l'arrivo di Variati ha lasciato la politica e chi invece ha continuato ad avere cariche pubbliche, ma l'indagine a dieci anni di distanza sarebbe comunque monca. Tra i 13 di Hüllweck qualcuno ha fatto perdere le sue tracce, qualcuno siede nei banchi dell'opposizione in Consiglio comunale, altri hanno continuato a lavorare con il pubblico, talvolta senza passare per il voto (un esempio su tutti quello di Maurizio Franzina, tra l'altro passato dalle braccia di Enrico tra quelle di Achille). Difficile anche, senza dati certi, sapere chi si dedicava al ruolo di amministratore a tempo pieno. Si tratta infatti di un esercizio di memoria. "Qualcuno di noi faceva quello e basta - ricorda l'ex assessore Claudio Cicero -, dipendeva molto dall'assessorato. Io ad esempio per un certo tempo sono riuscito anche a portare avanti un lavoro parallelo, ritagliandomi gli spazi nel tempo libero, ma poi quando è servito ho fatto l'assessore a tempo pieno".
Torniamo allora a concentrarci sui fatti dei giorni nostri e analizziamo le scelte di amministrazioni che, a prescindere dal colore politico di chi le guida, sono simili a Vicenza. Città che rientrano nella fascia tra i 100 mila abitanti e i 250 mila e che dunque hanno lo stesso numero di consiglieri comunali e quindi lo stesso numero massimo di assessori. Le scelte dei colleghi del sindaco Variati sono state, talvolta, diverse.
Bolzano (106 mila abitanti) è amministrata da solo 6 assessori oltre al sindaco. Trento (117 mila abitanti) ne ha solo 7. Si fermano a quota 8 anche Pescara (122 mila abitanti) e Monza (123 mila abitanti). Come Vicenza a quota 9 assessori ci sono Sassari (127 mila abitanti) Terni (111 mila abitanti), Bergamo (119 mila abitanti) e la ben più popolosa Padova (210 mila abitanti).
Insomma 9 assessori non sono così pochi come sosteneva Formisano essendo, invece, il numero massimo di quelli consentiti nella fascia vicentina. Lasciando stare le città trentine, da sempre modelli di efficienza, i dati, una mera conta, mostrano che anche con meno persone nella stanza dei bottoni si può amministrare. Variati ha scelto il massimo, almeno in termini numerici, a cui poteva aspirare...
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