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Assemblea il 30 su motivazioni sentenza di assoluzione dirigenti Tricom Galvanica PM

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 20 Settembre 2011 alle 22:31 | 0 commenti

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Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di Tezze sul Brenta e Bassano del Grappa  - Sono state rese pubbliche le motivazioni della sentenza (giudice Deborah De Stefano) che ha assolto, il 24 maggio scorso, “al di là di ogni ragionevole dubbio”, titolari e dirigenti della Tricom Galvanica PM di Tezze sul Brenta per la morte di 7 lavoratori per malattia professionale. Un lavoro articolato, volutamente puntiglioso, costruito  con la volontà di ricercare sentenze, tesi scientifiche tutte a vantaggio dei padroni.

La sensazione, a momenti, è che siano i lavoratori morti o ammalati, gli imputati di questo processo. La Tricom, descritta in poche pagine iniziali, come un ambiente di lavoro infernale, in cui si lavorava tra fumi, fanghi ed esalazioni di cromo, nickel ed altri acidi, passa successivamente e rapidamente in secondo piano, sostituita dalle abitudini di vita dei lavoratori.

Il testo si sposta quindi sull’uso del tabacco. Si vagliano accuratamente le dichiarazioni di lavoratori e famigliari sul numero di sigarette fumate da chi è deceduto o si è ammalato.

Si continua indagando sulle famiglie, su casi di mortalità per neoplasie nell’ambito familiare. I colpevoli della propria morte diventano i lavoratori stessi.

Niente emerge sull’attività, la vita e la condotta degli imputati.

Ecco che il  cromo esavalente, riconosciuto sì cancerogeno, diventa in alcuni casi quasi salutare; non ci sono soglie che definiscano quando l’esposizione a queste sostanze diventa pericolosa. Le conclusioni sono che questi lavoratori morti o ammalati sono colpevoli di aver fumato, di aver avuto dei famigliari deceduti per neoplasie e per ultimo di essere stati esposti alle sostanze nocive; ma non abbastanza da giustificare un verdetto di giustizia nei loro confronti. E’ negata ogni ipotesi di concausa tra il fumo di sigaretta e le esalazioni delle sostanze tossiche del processo produttivo.

Netta è l’impressione che, in queste 70 pagine, il giudice ricerchi  quelle sentenze favorevoli ai padroni (magari estrapolandone “ad hoc” alcuni passaggi), azzerando la validità di alcune indagini (per esempio quelle epidemiologiche o quelle sulle condizioni di lavoro all’interno dell’azienda).

Infine, il processo civile, vinto dai famigliari di Bonan, non ha alcun peso nella sentenza. E’ palese la contraddizione di un tribunale che, nella sua sezione civile, condanna gli imputati, mentre, in quella penale, li assolve “perché il fatto non sussiste”. Ciò significa che il fatto non c’è. Non ci sono le malattie, non ci sono le morti.

Le nostre valutazioni, espresse a caldo dopo la sentenza, ricevono ulteriore conferma: non è un problema di leggi e norme (in Italia le leggi sulla sicurezza nel lavoro esistono da 60 anni); in realtà il problema è che i padroni sono al di sopra e al di fuori di qualunque legge.

Per noi, al di là di ogni ragionevole dubbio”, questi lavoratori sono morti a causa delle condizioni di sfruttamento cui erano sottoposti. Questa sentenza è responsabile di far precipitare il livello di attenzione sulle condizioni del lavoro, che negli ultimi anni, in conseguenza di gravi tragedie, aveva conosciuto alti livelli di sensibilizzazione.

Tutto questo mentre i morti sul lavoro e di lavoro continuano a crescere nel nostro paese!

Con queste convinzioni la nostra lotta va avanti. Abbiamo presentato alla Procura Generale di Venezia un’istanza affinché venga impugnata  questa sentenza.

Abbiamo convocato per il giorno 30 settembre 2011, a Tezze sul Brenta, sala del Municipio, ore 21, un’assemblea pubblica con i nostri periti ed avvocati, in cui daremo la giusta lettura di questa sentenza e di questa vicenda.

Comitato per la Difesa delle Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di Tezze sul Brenta e Bassano del Grappa

 

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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