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Assemblea di Confindustria Vicenza, Vescovi ad Atlante: "se userete la mannaia con le aziende venete, taglierete il ramo sui cui siete seduti"

Di Rassegna Stampa Martedi 21 Giugno 2016 alle 10:10 | 0 commenti

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Popolare di Vicenza e Veneto Banca, Confindustria lancia l’allarme credito. S’intitola il «Settimo continente», l’assemblea di Confindustria Vicenza, riunita ieri per la prima volta nella Basilica palladiana di Vicenza. Titolo che rimanda a incertezze e opportunità dell’economia globale, fondamentali anche per un’industria proiettata sull’estero come sono quelle vicentina e veneta. Ma è chiaro che il tema vero, in controluce, resta la crisi della banca di casa, e dei «cugini» di Veneto Banca, che proprio di fronte alla Basilica ha una delle sue filiali di rappresentanza, voluta negli anni del confronto muscolare tra le due Popolari.

Per Luciano Vescovi, il costruttore edile da due mesi presidente di Confindustria Vicenza, sarebbe da marziani non affrontare un capitolo drammatico. Così come lo è per il leader nazionale Vincenzo Boccia, che è a Vicenza nel giorno del funerale di un capitano d’industria come Vittorio Merloni, in ossequio a una delle territoriali-chiave nella sua elezione. Proprio a Vicenza la crisi della banca è divenuto dramma sociale, culminato anche nei suicidi, dopo l’azzeramento delle azioni, i 6 miliardi bruciati con i titoli ridotti a 10 centesimi, che hanno lasciato sul lastrico solo in questa provincia 35 mila soci.
Il presidente della Regione, Luca Zaia, insiste nel prologo sulla necessità di un intervento del governo per risarcire i piccoli soci. Ma la crisi colpisce anche le imprese, con quella fetta azzerata dei patrimoni aziendali impegnati in azioni Bpvi, e gli effetti a cascata di bilanci in rosso, rating al ribasso e difficoltà di accesso al credito. Che si teme rafforzati dall’altra spada di Damocle, il processo di ristrutturazione gestito da Atlante. Proprio da qui parte Boccia. Gli chiedono all’ingresso come rimettere in moto Bpvi e Veneto Banca, dopo tutti quei miliardi bruciati. «Dobbiamo ripartire dai fondamentali del Paese – replica il leader di Confindustria -. Salvare le banche per evitare crisi sistemiche. Gli interventi messi in campo per fronteggiare la crisi delle ex popolari del Veneto sono stati necessari e opportuni. Ma un Paese di banche forti e imprese deboli pone questioni di crisi sistemiche. In questa fase di fragile ripartenza non possiamo permetterci altri choc. Il risanamento delle banche dev’esser fatto con grande attenzione alle imprese. Altrimenti il rischio è di innescare un circolo vizioso di crisi d’impresa con conseguenti ripercussioni sullo stesso sistema bancario. Evitiamo i problemi alle imprese venete. O la crisi di sistema delle banche ci rientrerà dalla finestra».
Poi la palla passa a Vescovi. Visibilmente emozionato nella sua prima uscita da presidente, di fronte ai mille colleghi nell’enorme loggiato palladiano, parte proprio da qui. Di fronte a lui, nelle prime file dell’immenso salone, Stefano Dolcetta, il presidente uscente di Popolare di Vicenza, che però lascia l’assemblea molto presto. Vescovi cerca di agganciarsi al clima che si respira fuori. «Se dovessi interpretare i sentimenti miei e di molti presenti, stasera dovrei parlare solo della tragedia delle banche venete - è il suo esordio -. Ma il mio ruolo non è di piangere: lamentarsi non è mai una strategia. E’ di proporre soluzioni, guardare oltre l’orizzonte e confermare la convinzione che lavorando insieme supereremo anche le gravi criticità del momento».
Vescovi invita a evitare i facili estremismi: «In questo momento molti di noi sono convinti che la ghigliottina e Robespierre risolvano i problemi.Convinzione comprensibile ma, ammettiamolo, superficiale». In compenso, subito dopo, il leader vicentino affronta il capitolo responsabilità: «Chi ha sbagliato paghi -, dice, strappando un applauso –. Alla magistratura il compito di valutare se ci sono stati errori, colpe, dolo. E chi ha sbagliato venga giudicato, più in fretta possibile. Ma voglio sottolineare per onestà intellettuale che questa volta la politica, in particolare quella veneta, non c’entra proprio nulla». Un modo indiretto per riconoscere anche le responsabilità di casa, con i vertici di Confindustria che erano anche in quelli della banca dell’era Zonin. Un inizio, forse, di un esame di coscienza sul passato, che per ora si ferma però qui.
Vescovi invece si concentra su quel che potrebbe arrivare «nei prossimi 12-24 mesi», con le due ex popolari «nelle mani del Fondo Atlante. Non un ente di assistenza e beneficenza, ma uno strumento della finanza, che ragiona con la logica dei numeri e non può fare diversamente». Gli effetti però possono essere pesanti. «La seconda puntata di questa tragica vicenda è già scritta – sostiene il presidente -: tra poco i nuovi board di Popolare Vicenza e Veneto Banca riprenderanno in esame gli affidamenti alle aziende piccole e grandi. E opereranno con mera logica economica e finanziaria, di fronte a bilanci delle aziende pesantemente perturbati dall’azzeramento di valore delle azioni delle banche».
L’effetto di una nuova stretta sul credito pare scontato. Ma il leader degli Industriali lancia un monito ad Atlante, ricordando che una manovra simile rischia di rivelarsi un boomerang: «Ad Atlante ricordo una cosa che sa benissimo: se userete la mannaia con le aziende venete, taglierete il ramo sui cui siete seduti. Se affossate le nostre aziende, affosserete i bilanci delle altre grandi banche italiane». Vescovi chiede che Atlante sia anche «uno strumento che aiuti le aziende venete vostre clienti. Abbiate attenzione e rispetto per chi in questi mesi ha visto disintegrati i risparmi di una vita, anche per evitare ulteriori gesti generati dalla disperazione». Insomma, se valorizzazione delle due ex popolari dev’essere, non può che passare nel riavviare il rapporto con le imprese e i clienti. Altrimenti il rischio è il collasso dei due istituti. O, come dice Vescovi, che Atlante finisca solo per essere uno strumento che «impiega risorse pubbliche per creare scivoli di licenziamento dei dipendenti».
Di Federico Nicoletti, da Il Corriere del Veneto


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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