Askoll, ad Asti 220 lavoratori a rischio: "a Vicenza un ippodromo, qui sulla strada"
Sabato 15 Febbraio 2014 alle 16:29 | 0 commenti
Dagli articoli di Roberto Gonella e di Elisabetta Fagnola su La Stampa del 13 e del 14 febbraio (qui la fotogallery della protesta) - Dall'alba di giovedì 13 febbraio i lavoratori dell'Askoll, l'ex Ceset di Castell'Alfero, presidiano i cancelli dell'azienda. Lo sciopero ad oltranza è legato ai forti timori per il possibile stop della produzione di motorini elettrici per lavatrici nello stabilimento astigiano.
I vertici dell'azienda veneta nei giorni scorsi avevano comunicato di non aver visibilità di ordini oltre febbraio ed avevano chiesto al ministero di posticipare l'incontro a Roma previsto entro la fine di febbraio: una proroga, a detta del gruppo, necessaria per verificare volumi e fatturati con i clienti più importanti. L'Azienda in un comunicato ha inoltre smentito le voci di una possibile vendita del grupppo settore bianco. A Castell'Afero i dipendenti sono complessivamente 220: a giugno scadranno i contratti di solidarietà e la cassa integrazione.
Oltre al sit in di mercoledì una marcia dei dipendenti venerdì 14 febbraio ha percorso corso Casale fino in piazza Alfieri, prima dell'incontro in prefettura per spiegare le paure già raccontate da slogan e striscioni durante il corteo della mattian, legate alla chiusura dello stabilimento Askoll di Castell'Alfero. «Askoll grazie di cuore, buon San Valentino» recitavano alcuni cartelli, «I cavalli in scuderia, gli operai sulla via» hanno scritto altri con amara ironia, raccontando che «a Vicenza la proprietà di Askoll sta costruendo un ippodromo». I rappresentanti sindacali spiegano che i capitali ci sono, manca forse l'interesse per la produzione nell'Astigiano e in Italia: il gruppo vicentino, che nella fabbrica di Castell'Alfero dà lavoro a 220 persone, ha chiesto tempo al ministero per «verificare la sussistenza di condizioni per la concretizzazione di volumi e fatturati». E questo preoccupa i lavoratori: «Non vogliamo arrivare al ministero per sentirci dire che la fabbrica chiude». Sulla vendita l'azienda ha già smentito: «Ma se il gruppo non vuole rilanciare, allora meglio vendere» sbotta Silvano Uppo, Uilm. «Lavoro e produzione non mancano, vogliono investire altrove? Lo dicano chiaramente» aggiunge Giuseppe Morabito, Fiom Cgil. Intanto oggi a Castell'Alfero i cancelli restano chiusi. Se ne riparla lunedì, in attesa di un incontro con l'assessore regionale Porchietto.Â
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