Arsenal Vicenza
Lunedi 28 Febbraio 2011 alle 09:58 | 0 commenti
Da VicenzaPiù n 208 in distribuzioneÂ
Il comando Africom ha la sua sede operativa in città e come braccio operativo la 173esima brigata, la più grande dell'esercito Usa al di fuori dei confini nazionali, che verrà riunita fra Ederle e Dal Molin. I diplomatici italiani sapevano che Africom usciva fuori dagli ambiti di intervento Nato, gli unici che sono contemplati nell'accordo bilaterale del 1954.
Wikileaks torna a parlare di Vicenza, dopo i primi "cablogrammi" che erano stati pubblicati sul sito pirata di Julian Assange a dicembre. I nuovi file sono stati acquisiti e pubblicati in esclusiva dal settimanale L'Espresso e portano nuova luce sui retroscena della costruzione della base Usa Dal Molin. Niente di nuovo? In parte sì, nel senso che dai report scritti dall'ex ambasciatore Usa in Italia Ronald Spogli emerge come alcuni "nodi" diplomatici di attrito fra i due paesi siano stati sostanzialmente superati grazie a numerosi "passi indietro" dell'Italia. Nulla di nuovo perché è quanto i movimenti che si oppongono da anni alla base americana sostengono da anni, appunto. Eppure i termini della questione sono ora molto più chiari, soprattutto perché c'è la controprova: le implicazioni di illegalità costituzionale del nuovo insediamento americano, sbandierate per anni da gruppi "di parte", sono infatti ora riconosciuti come impedimenti anche dalla controparte, la diplomazia Usa. Uno dei temi dirimenti è il trattato bilaterale del 1954, dove sono elencate le basi Usa in Italia che godono del requisito della "extraterritorialità ", ovvero dell'utilizzo esclusivo di una certa area da parte di un esercito straniero: in quell'elenco rientra la caserma Ederle ma non certo l'area Dal Molin. Così commenta Giancarlo Albera del Tavolo della consultazione, il gruppo dei comitati che si è opposto alla base soprattutto ricorrendo ai ricorsi legali: «L'ok all'insediamento a Vicenza del Comando terrestre Africom, da Setaf che era, esteso anche al Dal Molin, avvenne ufficialmente il 3 dicembre 2008 con dichiarazioni congiunte Frattini-Spogli (a nome dei governi), con "compiti dichiarati" di sicurezza ed assistenza umanitaria (comando navale a Napoli). Allora per giustificare l'operazione "DalMolin" si disse impropriamente che lo stesso fosse un ampliamento della Ederle, estendendo ad esso la continuità giuridica della vecchia base e ciò, fu anche causa di controversia a livello legale. Quelle dichiarazioni che vediamo oggi certificate sui documenti pubblicati, si sono ora dimostrate non veritiere, (l'accordo tra l'altro venne stabilito segretamente qualche mese prima), a ridosso dell'insediamento di Obama (6-11-2008). Si mentiva sapendo di mentire». Nel tempo è intanto aumentato il ruolo di Africom, il comando militare dipendente direttamente dal Pentagono, fondato da Bush e orientato all'intervento in conflitti nei paesi dell'Africa e del Medio Oriente. Come dimostrano le rivoluzioni e gli sconvolgimenti in atto in queste settimane, l'interesse americano è estremamente alto verso quelle aree, e Vicenza è la naturale candidata al ruolo di arsenale militare prossimo al sud del Mediterraneo. Africom è il comando la cui sede operativa è proprio in città , e come braccio operativo avrà la 173esima brigata, la più grande dell'esercito Usa al di fuori dei confini nazionali, che verrà riunita proprio fra Ederle e Dal Molin (ora è in parte ospitata in una base in Germania). Ora, anche qui i cablogrammi firmati Spogli rivelano come andarono i rapporti bilaterali (ripetendo in parte cose già note a dicembre): i diplomatici italiani sapevano che Africom usciva fuori dagli ambiti di intervento Nato, gli unici che sono contemplati nell'accordo bilaterale del 1954. La possibilità che attacchi militari statunitensi verso l'Africa partano da Vicenza non ha alcuna relazione o giustificazione con le finalità di difesa del "blocco occidentale" che stavano alla base dell'Alleanza Atlantica. Anche qui, però, il governo italiano finì per accettare un'interpretazione "estensiva" proposta da quello americano. «Il Governo Italiano sapeva che il cambiamento della Setaf non rientrava nelle finalità Nato (accordo del 1954) - continua Albera - essendo l'Africa fuori dall'oggetto sociale della Nato (Trattato di Organizzazione Nord Atlantica). Ma tant'è, che la base è oggi in fase avanzata di realizzazione, accettando così tutti i compromessi e le possibili complicazioni, per un eventuale invio di truppe americane in zone di conflitto africane. Ancora una volta in barba alla sovranità , all'art.11 e, senza contropartita alcuna. Vanno in quella direzione le dichiarazioni e rassicurazioni dell'allora ministro della difesa La Russa che ebbe a dire: "Una sospensiva non si nega a nessuno" riferendosi alla sospensiva del TAR Veneto del 18-6-2008, ed ancora con i referenti dell'ambasciata USA, "Se anche dovessero vincere i ricorsi presentati (TAR Veneto, TAR Lazio, Petizione Ue, ndr) contro l'ampliamento della base, vi garantiremo comunque una soluzione" . Ed ecco da parte del Consiglio di Stato una serie di pareri favorevoli alla costruzione della nuova base».
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