Il coraggio di fare il direttore
Domenica 30 Settembre 2012 alle 22:47 | 1 commenti
Siamo completamente d'accordo con quanto scrive oggi su Il Giornale di Vicenza nel suo corsivo il direttore Ario Gervasutti: «Ciò che sorprende nelle cronache di questi giorni sui costi della politica regionale non è tanto la cifra degli sprechi e delle ruberìe, quanto la palese distanza tra la capacità di comprensione di troppi politici e quella dei comuni cittadini.».
E il direttore aggiunge parole che sono musica per le nostre orecchie: «Faticano a capire, i politici, che il problema non sta nella differenza tra i 2.000 euro di rimborsi fuoribusta ai consiglieri veneti e gli 80mila euro spesi da Batman Fiorito per farsi una macchina con i soldi dei contribuenti: poco importa che i primi siano (apparentemente) legali e i secondi siano un evidente furto. Il problema è che per la stragrande maggioranza degli italiani 2.000 euro al mese sono irraggiungibili, altro che fuoribusta da aggiungere allo stipendio; e 80mila euro li vedono sommando quattro anni di lavoro ...».
Il direttore merita il nostro pieno consenso anche per (l'umiltà  di) aver accettato il nostro invito di mercoledì scorso a non chiamare magna magna solo i consiglieri del Lazio mentre teneva «fuori dal suo indubbio rigore ... quelli del Veneto, che pure secondo lui arrivano a "costare 49 milioni annui ... la metà del costo del Lazio" ...».
E non si può non essere d'accordo con lui quando commenta «Politici e cittadini vivono in due mondi distinti: sembra un gioco al massacro autolesionista, una corsa al "tanto peggio, tanto meglio", una gara a chi perde di più. L'ha capito perfino Monti, che infatti ha detto che se sarà necessario dopo le elezioni potrà ancora mettere mano alle macerie».
Detto che secondo Ario 2.0 «la "balcanizzazione" non risparmia nessun partito: poi si lamentano se i cosiddetti "tecnici" dopo aver commissariato il governo del Paese ora teorizzano il commissariamento di regioni e comuni» arriva la conclusione: «preparano la legittimazione dell´antidemocrazia in conseguenza del fatto che la democrazia è stata violata e depredata da una classe politica inadeguata. Ma le cose inadeguate si tagliano. Il costo del "sistema" è di 24 miliardi l´anno: riducendo di un terzo le poltrone a tutti i livelli si potrebbe risparmiare ben più dell´Imu. È l´unica riforma impossibile: chissà come mai».
Direttore siamo d'accordo con lei per quello che ha scritto oggi, ma non si spaventi di questo. Perchè un, piccolo, appunto, così per non farle temere di essere accusato di avere cattivi amici, glielo facciamo ripetendo, testardi come siamo, quanto avevamo scritto sul "magna magna" non solo laziale: «nelle cifre della corruzione politica andrebbero conteggiate quelle del malaffare riconducibile alla mala politica: leggere per credere "I padroni del Veneto" scritto da Renzo Mazzaro (e da lei presentato, oscurandolo, a Palazzo Trissino). O leggere anche, più umilmente, certe inchieste fatte sul nostro piccolo mezzo, indipendente, sui fondi regionali assegnati in Veneto a go go ad esempio, magari anticipandole vista la sua diversa potenza di fuoco, vero direttore?...»
Domenica leggeremo con ansia ancora il suo corsivo. O domenica sarà troppo presto perchè lei tiri le orecchie anche ai padroni del Veneto?
Sa, noi siamo cattivi e pensiamo che sparare sui morti (molti, troppi dei politici attuali) non richieda così tanto coraggio.
Un direttore, suo "etereo" vicino di sede, quando fondai questi poveri media, mi diede un consiglio: «Giovanni, parla pure male dei politici, ma non toccare i nervi dell'economia. E lì che ti potrai fare male!».
Se lei li toccherà  potrà scrivere, con la sua potenza di fuoco, che «il costo del "sistema" della corruzione e dell'evasione supera i 160 miliardi l´anno: riducendolo di terzo a tutti i livelli si potrebbe risparmiare a milioni di persone la fame attuale».
È l´unica riforma impossibile, caro Gervasutti, riuscire a parlare (calandosi a Vicenza e in Veneto per essere concreti e non innocui critici solo dei massimi sistem), di sprechi come quelli dell'Ospedale di Santorso, della Pedemontana, della Valdastico? E' rivoluzionario riuscire ad occuparsi di chi specula, lei non può non averlo saputo dai suoi validi collaboratori, sulla salute degli operai e di chi li licenzia delocalizzando lavoro o patrimoni facendo per giunta concorrenza sleale agli imprenditori onesti, quelli che dovrebbe associare e tutelare Confindustria Vicenza, il suo editore? E, infine, non la turba dover sostenere la bontà , che so, dei conciari evasori, bravi perchè pagano un quarto di quello che dovevano?
Io avrei aiutato imprenditori vicentini ad arricchirsi, l'ha scritto anni fa il suo giornale, anche se con qualche forzatura nota a chi l'ha preceduta su quella poltrona. Di certo li conosco certi imprenditori, come conosco la loro avidità .
Scrivendo per "raccontare tutto" sugli affari di quel tipo di mondo e di quel modo di operare, bene, lo sa, non me ne sono fatto in passato. Aveva ragione in questo il suo collega dell'etere, ma i nostri lettori, della carta e del web, aumentano giorno dopo giorno.
E, caro direttore, se fosse questo il modo per recuperare il buco crescente di lettori del suo GdV? Â
Io non ho l'esperienza in questo settore per dare consigli, come, invece, ne aveva il suo vicino di sede.Â
Ma una cosa, nelle mie varie vite professionali (non solo locali ma anche internazionali, mi perdoni il vezzo) l'ho sempre saputa: per meritare, in ogni settore, la qualifica di direttore, cioè per farlo non per esserlo, bisogna dirigere con autorevolezza. Non essere autoritariamente diretti.
Direttore, mi scusi, col suo curriculum cosa rischierebbe se ridesse vera vita a un giornale che, allora sì, lei ricorderebbe come suo e non solo dei, suoi, padroni?
Se, a fronte di un ritrovato e conclamato recupero di credibilità e di copie del Giornale di Vicenza affrontando i fatti e non gestendoli (e Vicenza ne ha bisogno di un GdV con la schiena dritta, mi creda), i suoi editori la mandassero via per aver toccato certi nervi economici (e non solo per non essere gradito, a turno, ai manovratori di turno), non pensa che avrebbe davanti a sè qualche altro editore pronto a darle la vera direzione di media da lanciare o rilanciare?
E se così non fosse, perchè prestare ad altri la propria penna, per non scrivere?
Per i soldi mal guadagnati per cui condanna i politici proni al potere del denaro?
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