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Area industriale di Schio: cattedrali nel deserto o nuove opportunità?: VicenzaPiù 203

Di Andrea Genito Sabato 11 Dicembre 2010 alle 11:43 | 0 commenti

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Anni luce. La distanza di tempo da quando fu deciso l'ampliamento della zona industriale ed artigianale scledense sembra siderale, a giudicare da quanto è osservabile oggi, eppure era frutto di un vivace, ma unanime consiglio comunale del 1996. Gli ampi spazi sottratti al verde, circa 12 kmq, apparivano infatti insufficienti per l'esponenziale crescita economica del territorio, già in grado di generare un Pil pari al 20% di quello greco (di allora, ovviamente).

Nuove fabbriche e capannoni erano in lista di attesa, coi rispettivi imprenditori che chiedevano di sfruttare una zona che era stata progettata con grande capacità dagli amministratori e ben collegata dalla viabilità e dalle infrastrutture. Lungimirante appariva anche la creazione di un megainceneritore proprio nel cuore dell'area ed il potenziamento della centrale elettrica Enel di Ponte di Liviera. A farla da padrone, ovviamente, lo storico stabilimento Lanerossi, che occupava oltre 350.000 mq ed impiegava a pieno regime 600 dipendenti. Ed oggi? Lo scenario è ben diverso, complici la crisi del tessile e quella globale recente, un terremoto che ancora provoca crolli con le sue scosse di assestamento: capannoni ultimati e mai occupati, centri commerciali invenduti, aziende chiuse e svuotate, attività commerciali che continuano a cambiare insegne e titolari, senza mai decollare. Le banche, scottate dal ciclone "subprime", hanno ristretto i cordoni della borsa e stanno chiedendo a molti loro clienti di rientrare in fretta con le rate di finanziamenti e leasing eventualmente in ritardo ed in ogni caso stanno dimostrando minore elasticità di qualche anno fa, anche verso ditte storiche. La Smith Textile, una delle più importanti, in crisi di liquidità ma non di ordini, è stata temporaneamente salvata grazie alla mediazione dell'Amministrazione Comunale di Schio, che ha portato allo stesso tavolo tutti gli stakeholders, ma lo stesso salvagente non sempre è possibile per realtà più piccole. La zona industriale scledense, pur restando vitale, insomma soffre e parecchio ed un capitolo a parte merita certamente l'ex area Lanerossi. Da quando l'azienda laniera cessò di produrre quasi senza preavviso, l'estate di 8 anni fa, non si è più riusciti a riconvertire gli enormi spazi rimasti deserti. Lo spaccio aziendale durò poco e poi venne trasferito a Thiene e da allora è solo un susseguirsi di proposte disattese, come del resto già accaduto per lo stabile direzionale in pieno centro storico, oggi di proprietà dell'immobiliare Pirelli Re. "Con troppa fretta sei anni fa lì fu annunciato un imminente creazione di un'area residenziale avveniristica- sottolinea Marco Gianesini, consigliere d'opposizione- poi la crisi del mattone ha spaventato ogni possibile acquirente e passare in Via Pasubio oggi fa solo tristezza, pensando alle centinaia di persone che affluivano in quella fabbrica". L'ultima provocazione arriva sempre dalla minoranza in consiglio comunale: perché non ospitare lì il Progetto Fiat Italia? "Se al Sud, fatto salvo l'impianto di Pomigliano, non si riesce a supportare la produzione- ha chiosato recentemente Umberto Meneghetti- perché non utilizzare i due stabilimenti ex Lanerossi (90.000 mq) per produrre auto e componentistica? Inoltre attorno ci sono impianti ausiliari di servizio, come la centrale termica che produce energia elettrica ed impianti di trattamento di acque reflue ed industriali ed una mensa aziendale già pronta. Prima che il tutto cada a pezzi, visto che è praticamente impossibile trovare acquirenti con identiche necessità, perché non provare ad alzare la voce?" Una proposta che appare difficile, ma non impossibile da portare avanti e non sarebbe male che il dr. Marchionne facesse un giro da queste parti. Ne beneficerebbe sicuramente anche l'indotto e chissà che questa operazione non possa divenire il volano per una nuova era del'area industriale di Schio. Utopia? Forse, ma qui fino a poco tempo fa erano abituati a sognare.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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