Appalti Eni in Algeria, Il Fatto: chiesti 6 anni e 4 mesi per l'ex capo, il vicentino Scaroni
Martedi 27 Febbraio 2018 alle 08:56 | 0 commenti
Sei anni e 4 mesi di carcere. È la richesta del pm di Milano Isidoro Palma per Paolo Scaroni (nella foto), ex numero uno di Eni (in città è presidente dell'Istituto di Storia di Vicenza, ndr), tra gli imputati per corruzione internazionale al processo in corso a Milano con al centro le presunte tangenti pagate in Algeria in cambio di appalti. Chiesti anche 900 mila euro di sanzione per la stessa Eni e per Saipem, alla sbarra in qualità di enti, e 8 anni per Farid Noureddine Bedjaoui, fiduciario dell'allora ministro algerino dell'energia, ritenuto con il suo entourage il destinatario delle mazzette.
Al termine della sua requisitoria, il pm ha sottolineato che "nessuno degli imputati merita la concessione delle attenuanti generiche" poiché l'atteggiamento di "tutti è stato negare i fatti, anche da chi è stato interrogato. E c'è chi ha preferito il silenzio". Il pm ha sottolineato che nella vicenda è stato fondamentale far apparire la "tangente come una provvigione che compare nei bilanci di Saipem e di Eni" e che Scaroni e Antonio Vella, responsabile Eni per in Nord Africa (per lui chiesti 5 anni e 4 mesi), "hanno usato la controllata per fare veicolare le tangenti perché fa comodo a Eni".
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.