Appalti e cooperative, VicenzaPiù plaude Cgil che puntualizza gli spazi delle "anomalie"
Venerdi 12 Ottobre 2012 alle 20:17 | 0 commenti
Tipicamente non commentiamo i comunicati stampa che pubblichiamo tutti, nella loro interezza e a prescindere dalla nostra linea editoriale; anzi in accordo con la nostra unica, inderogabile linea: informare, libertà di informare, diritto di informare e di essere informati e, soprattutto, dovere di informare. Questa volta facciamo una delle poche eccezioni.
Dopo tanti numeri di VicenzaPiù e di BassanoPiù oltre che dopo tanti articoli e spazi su VicenzaPiu.com e sulle altre testate web del nostro network, in cui con casi pratici, come quello della Mirror a Vicenza, ma quasi in solitudine a parte certe visibili prese di posizione di Cub e Usb, affrontiamo il problema delle cooperative e degli appalti "grigi", non possiamo non rilevare con piacere che ora anche uno dei sindacati di riferimento, la Cgil, oltre al lavoro che sicuramente svolge sotto traccia, viene allo scoperto con un documento di analisi e puntualizzaione della sua Filcams sulle degenerazioni del sistema cooperativistico e sulle assegnazioni "leggere" degli appalti. Il documento non solo conferma l'impostazione di quanto da noi scritto, ma incoraggia noi e, soprattutto, i lavoratori a denunciare anomalie e illegalità . Noi e loro ora siamo confidenti di essere meno soli.
Il direttore
Di Umberto Marin, segretario generale Filcams Cgil di Vicenza
Appalti e cooperative, normative tra storia e attualità .
"Da Berlusconi a Monti e alla Spending Review, la musica non cambia: non si colpiscono gli evasori, non si riducono gli sprechi, ma ci si accanisce con i lavoratori degli appalti"
Intervento del segretario generale della FILCAMS di Vicenza e provincia, Umberto Marin: "La grande richiesta e volontà del Sindacato confederale CGIL CISL UIL convinse il Governo Prodi nel 1997 alla scelta politica e culturale, di stabilire in via definitiva la teoria dualistica e cioè che il socio instaura con la cooperativa due contratti, uno associativo ed uno subordinato.
L'iter parlamentare è stato complesso ed ha portato il 03 aprile del 2001 all'approvazione di una delle più importanti norme legislative per il comparto: la legge 142 del 2001.
I fondamentali articoli della legge 142/2001 hanno introdotto il principio che il socio lavoratore è assimilato al lavoratore subordinato per alcuni aspetti importanti del proprio lavoro consentendo così l'intervento del giudice di lavoro in diritti esigibili prima esclusi. E' stato così precisato che ai soci si applicano condizioni economiche non inferiori a quanto dovuto ai lavoratori dipendenti.
Prima della legge 142/2001 (ed in alcuni casi purtroppo succede ancora oggi ) le cooperative individuavano la retribuzione nel regolamento senza possibilità di discutere o contestare la decisione, da parte del lavoratore e del sindacato. Quel contesto era in moltissimi casi una palese violazione delle più elementari norme sulle retribuzione dei lavoratori nel nostro paese e poco si poteva fare in assenza di una nuova legge.
Il socio lavoratore era considerato un lavoratore "autonomo", per cui era preminente il rapporto societario rispetto a quello subordinato,.
La legge 142/2001 è stata una grande conquista che va attribuita al sindacato confederale, ed in particolare alla CGIL, che si è battuta in tutte le sue articolazioni per ottenerla.
Se oggi non ci fosse la legge 142, nonostante la stessa sia stata in modo sciagurato modificata con il DL 276/03, dal Governo Berlusconi, ci troveremmo di fronte ad uno scenario molto diverso.
L'attuale testo dell' art. 6, come scaturito dalla legge 30/2003, avallata dall'allora Ministro Maroni, attribuisce all'assemblea dei soci in sede di approvazione del regolamento interno la possibilità di stabilire deroghe ai trattamenti economici dei soci lavoratori purché nel rispetto, a pena nullità della clausola difforme, del "trattamento economico minimo" previsto dall'art. 3 della legge 142/2001.
Con la Finanziaria 2011 il governo Berlusconi modificò anche la normativa relativa agli affidamenti basati sull'offerta economicamente più vantaggiosa, tramutandola nei fatti in un massimo ribasso mascherato.
Così facendo nella stragrande maggioranza dei casi viene aggiudicato l'appalto all'azienda che fa l'offerta più bassa, con le inevitabili conseguenze sui lavoratori in termini di perdita dei diritti, sicurezza sul lavoro e legalità .
Poi arriva il Governo Monti e non perde tempo per smantellare un'altra parte di regole e diritti.
Nel decreto "Salva-Italia" (dicembre 2011), con un semplice tratto di penna, viene abrogato un comma che faceva riferimento all'utilizzo negli appalti delle tabelle ministeriali, superando così ogni riferimento al costo del lavoro definito nei contratti collettivi nazionali.
In aggiunta a ciò nel "decreto Semplificazioni" (febbraio 2012) si è profondamente modificata la normativa sulla responsabilità solidale, che tutelava il lavoratore nel frequente caso in cui l'azienda presso cui lavorava fosse stata insolvente.
In quel caso il lavoratore, tramite la responsabilità solidale, poteva rivolgersi direttamente al committente (cioè colui che aveva dato in gestione l'appalto) per ottenere quanto non corrisposto.
Anche qui con l'aggiunta di una semplice parola il principio si rende sostanzialmente inattuabile.
E infine il colpo di scure finale viene calato dal Ministero del Lavoro che, con una circolare chiarisce che un lavoratore, durante un cambio di appalto (laddove avviene il licenziamento dalla ditta che cessa il servizio per essere teoricamente riassunti da chi subentra), non ha nemmeno diritto a mantenere le proprie condizioni contrattuali perché le condizioni (contrattuali ed economiche) le stabilisce chi subentra. Ed ovviamente non le migliora.
Ancora, Il cosiddetto decreto della Spending review, ha avviato una serie di interventi di riduzione della spesa che si stanno ripercuotendo esclusivamente sui lavoratori, aggravandone le condizioni sia economiche che sociali.
Tagli indistinti, dei servizi pubblici, del personale, della cultura, che ancora una volta non vanno ad incidere invece sui grandi patrimoni e sui tanti sprechi e spese che dovrebbero essere contenute.
Anche i settori della Filcams Cgil, sono stati colpiti dalla Spending review e rischiano di essere messi in ginocchio da quest'ultima riduzione della spesa.
La regione Veneto ha modificato i requisiti per l'accesso alle gare nella sanità , prima i criteri assegnavano il punteggio per l'aggiudicazione al 60% sulla qualità del servizio e il 40% sul prezzo, ora i criteri sono stati capovolti.
Servizi, appalti di pulizia, manutenzione e guardiania, appalti scolastici e mense ospedaliere, l'immediato taglio del 5% sull'acquisto di beni e servizi imposto dal decreto, si abbatterà su settori già duramente colpiti negli anni da precedenti, ma oltre a questo le Aziende sanitarie chiedono ulteriori sconti in base all'art. 2 dello stesso decreto chiedendo il riallineamento dei costi sulla base di tariffe predeterminate, chiedendo riduzioni anche del 29,5% in alcuni appalti, come nel caso degli appalti dei servizi di pulimento.
Una totale deregulation che ancora una volta si abbatte sui più deboli rendendoli sempre più indifesi di fronte ad un mercato del lavoro che mira semplicemente all'abbattimento dei costi tramite l'abbattimento dei diritti.
E' un meccanismo certamente perverso e diabolico che mira a far diventare il mercato degli appalti un Far West incontrollabile dove unica regola è la generale ed incontrollata corsa al ribasso dei diritti e delle tutele, nonché ovviamente della qualità dei servizi stessi.
Un mercato in cui sarà inevitabile il trionfo del malaffare, dell'interesse privato, dell'illegalità .
Chissà se a quel punto, forse, la politica saprà uscire da questa apatica condiscendenza verso logiche distruttive del tessuto civile e del nostro stesso modello sociale.
Una totale deregulation che ancora una volta si abbatte sui più deboli rendendoli sempre più indifesi di fronte ad un mercato del lavoro che mira semplicemente all'abbattimento dei costi tramite l'abbattimento dei diritti.
E' un meccanismo certamente perverso e diabolico che mira a far diventare il mercato degli appalti un Far West incontrollabile dove unica regola è la generale ed incontrollata corsa al ribasso dei diritti e delle tutele, nonché ovviamente della qualità dei servizi stessi.
Un mercato in cui sarà inevitabile il trionfo del malaffare, dell'interesse privato, dell'illegalità .
Chissà se a quel punto, forse, la politica saprà uscire da questa apatica condiscendenza verso logiche distruttive del tessuto civile e del nostro stesso modello sociale".
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