Apindustria Vicenza al Governo: "questo fisco distrugge le nostre imprese"
Martedi 26 Novembre 2013 alle 20:41 | 0 commenti
Apindustria Vicenza - Altro che nuovi ritocchi: le imposte vanno ridotte, e in fretta. Il presidente di Apindustria Vicenza, Flavio Lorenzin, striglia il Governo puntando il dito contro il carico fiscale vigente e le sue modalità di applicazione. A partire dalla Ires, per la quale i nuovi acconti da versare potrebbero riservare brutte sorprese: si parla di un aumento al 101%, o addirittura al 103%, con l'esecutivo che pensa a prorogare i termini di scadenza soltanto allo scopo di stabilire quanto alzare il tiro.
Per non parlare dell'Imu, che dalla sua entrata in vigore si presenta come un cantiere aperto in ogni appuntamento con i versamenti: «È vergognoso che ad ogni scadenza non si sappia di che morte si deve morire – attacca il presidente delle Pmi vicentine – dopo che l'abolizione dell'Ici è stata solo un'illusione. La tassa è stata riesumata con tutti i vizi e gli errori tecnici commessi in vent'anni di applicazione, rendendo estremamente incerte le regole di applicazione, oltre che eccessivamente esagerata la misura. E che fine ha fatto la promessa di ridurre il carico sui capannoni introducendo la deducibilità dell’Imu ai fini dei redditi? Su questo fattore produttivo, che è la casa dell’imprenditore, le nostre aziende si trovano ancora a pagare le tasse ben quattro volte: per la stessa Imu, per l'indeducibilità del costo del terreno, per l'indeducibilità dell’Imu ai fini Ires/Irpef, e per l'indeducibilità ai fini dell’Irap».
Le critiche di Lorenzin non risparmiano quindi la disciplina dell’art. 96 del T.U.I.R. sulla indeducibilità degli interessi passivi che eccedono il 30% del ROL: «Questa norma è stata riscritta nel 2008 per “spalmare†su tutte le nostre imprese il gettito che prima veniva garantito dalla disciplina sulla “thin capitalizzation†che, invece, interessava solo le imprese di maggiore dimensione. Questa norma va abrogata – tuona il presidente – essendo inaccettabile, specie in un periodo di congiuntura negativa che si protrae dal 2008, che una società veda rinviata la deducibilità degli interessi passivi che eccedono il 30% del reddito operativo lordo, con la conseguenza che, oltre a pagare più interessi e ad avere meno credito dalle banche, deve anche anticipare le imposte su un reddito che non ha percepito quali sono gli interessi indeducibili».
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