Ancora tre caduti sul lavoro, uno anche a Vicenza. Una strage continua
Mercoledi 20 Aprile 2016 alle 00:15 | 0 commenti
Ancora lavoratori morti sul lavoro. A Vicenza, a Treviso, a Ravenna. Ricordiamo i loro nomi: Sebastiano La Ganga, Remigio Bellini, Nuccio Pizzardi. Una strage continua. Che non ha tregua. Della quale si avrà solo qualche notizia nelle pagine interne dei giornali e poi, dopo qualche ora, scenderà l'oblio. Ormai, morire sul lavoro e di lavoro, è diventata la normalità di un sistema spaventoso che chiede vite in cambio del profitto di chi accumula denaro.
Le morti sul lavoro non sono una casualità , sono il frutto della cancellazione dei diritti, dell'abbattimento dei costi, del considerare i lavoratori non più persone ma “capitale umanoâ€. Una definizione orrenda che riduce le persone a merce. A oggetti, ingranaggi, materiali di consumo che è normale eliminare e, per i quali non si deve soffrire. Qualcosa di fronte alla quale si può restare indifferenti.
Ma le tre vite che oggi sono state cancellate sono là a ricordarci che è innaturale morire perché il lavoro è stato trasformato dal primo diritto costituzionale a qualcosa di sempre più precario e pericoloso.
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