Rinnovati i vertici di Anciveneto: tutti i nomi, tre i vicentini alla guida delle Consulte
Mercoledi 19 Novembre 2014 alle 17:55 | 0 commenti
Rinnovati i vertici di Anciveneto, l'Associazione dei Comuni veneti, con tre vicentini tra i neopresidenti delle nuove consulte di Anciveneto. Di seguito pubblichiamo tutti i nominativi del Direttivo e dei nuovi presidenti delle consulte, con il resoconto dell'assemblea e i punti programmatici del quinquennio 2014-2019 della presidente Anciveneto Maria Rosa Pavanello.
Tre i vicentini tra i neopresidenti delle consulte di Anciveneto. Si tratta del sindaco di Valdagno Giancarlo Acerbi (in quota Partito Democratico), alla guida della consulta “sanità e politiche socialiâ€; del sindaco di Agugliaro Roberto Andriolo (Lega Nord), per “affari istituzionaliâ€; e della sindaca di Pozzoleone Giada Scuccato (Forza Italia) per “piccoli comuniâ€. Le consulte sono molto importanti per l’attività dell’Associazione dei Comuni Veneti, perché in esse vengono fatte valutazioni sulle questioni relative agli enti locali, nonché elaborate proposte da portare poi negli altri organi della stessa Anci regionale (Consiglio e Direttivo).
Dopo la prima seduta del nuovo consiglio di Anciveneto, ecco i nominativi del Direttivo e dei nuovi presidenti delle consulte. Partiranno tutti dal documento programmatico letto ieri dalla presidente dell’Associazione dei Comuni Veneti Maria Rosa Pavanello. All’interno del documento si ritorna inevitabilmente sui costi standard e sul patto di stabilità , nell’obiettivo di svincolare definitivamente gli investimenti per la messa in sicurezza. E’ stato inoltre ribadito l’impegno di fare rete tra tutte le municipalità e di agevolare il loro rapporto con gli enti superiori. Infine è stata posta attenzione allo sviluppo del comparto culturale e turistico e alla prevenzione del degrado urbano.
CONSULTE DI ANCIVENETO
Finanza locale – Giancarlo Piva, sindaco di Este (Pd)
Giovani Amministratori – Adis Zatta, assessore a Feltre (BL)
Coordinamento dei consigli comunali – Mirco Costa, consigliere a Belluno
Politiche sociali e sanità – Giancarlo Acerbi, sindaco di Valdagno (Vi)
Affari istituzionali – Roberto Andriolo, sindaco di Agugliaro (Vi)
Cultura, sport e tempo libero – Giuliana Caneve, consigliera a Puos D’Alpago (BL)
Piccoli Comuni – Giada Scuccato, sindaca di Pozzoleone (Vi)
Attività produttive e Turismo – Steve Garbin, assessore a Saccolongo (Pd)
Ambiente e territorio – Lara Buratto, sindaco di Masi (Pd).
DIRETTIVO DI ANCIVENETO 2014-2019
-Giancarlo Acerbi, sindaco di Valdagno (Vi)
-Cristina Andretta, sindaco di Vedelago (Tv)
-Roberto Andriolo, sindaco di Agugliaro (Vi)
-Donatella Banzato, consigliere a Rubano (Pd)
-Maria Rosa Barazza, sindaco di Cappella Maggiore (Tv)
-Sandro Benato, presidente del consiglio comunale di Vigonza (Pd)
-Barbara Bernardoni, vicesindaca di Castelmassa (Ro)
-Mirco Bertoldo, vicesindaco di Villa Bartolomea (Vr)
-Anna Maria Bigon, sindaco di Povegliano (Vr)
-Samuele Campedelli, consigliere comunale di Zevio (Vr)
-Martino De Marchi, vicesindaco a Paese (Tv)
-Ivan D’Allaro, sindaco di Ceregnano (Ro)
-Stefano Ghezze, consigliere a Cortina d’Ampezzo (BL)
-Orietta Giaulli, sindaca di Peschiera del Garda (Vr)
-Francesco Enrico Gonzo, sindaco di Isola Vicentina (Vi)
-Ornella Leonardi, vicesindaca di Gazzo (Pd)
-Francesco Lunghi, sindaco di Monselice (Pd)
-Paolo Mares, vicesindaco di Castelcucco (Tv)
-Andrea Martellato, sindaco di Fiesso D’Artico(Ve)
-Stefano Marzotto, sindaco di Pressana (Vr)
-Elena Muraro, sindaca di Vescovana (Pd)
-Maria Rosa Pavanello, sindaca di Mirano (Ve)
-Giancarlo Piva, sindaco di Este (Pd)
-Massimo Sensini, sindaco di Fossalta di Piave (Ve)
-Gabriele Tasso, sindaco di San Pietro Mussolino (Vi)
-Paolo Tonin, sindaco di Campo San Martino (Pd)
-Angelo Tosoni, sindaco di Valeggio sul Mincio (Vr)
-Chiara Turolla, sindaca di Arquà Polesine (Ro)
-Elisa Venturini, sindaco di Casalserugo (Pd)
-Fernando Zaramella, sindaco di Curtarolo (Pd)
-Adis Zatta, assessore a Feltre (BL)
-Marco Zecchinato, sindaco di Orgiano (Vi)
Documento programmatico
Anciveneto ha rinnovato i propri vertici in un periodo molto significativo e delicato per il futuro dei Comuni italiani, come di tutti gli enti locali. Questo cambio diventa occasione per confermare e integrare gli obiettivi che da tempo l’Associazione si è posta e persegue. Il momento che stiamo attraversando è complesso anche per il percorso di revisione che sta coinvolgendo un ente come la Provincia, che fino a poco fa ha amministrato servizi molto importanti per i cittadini, come il controllo e la manutenzione delle strade, le scuole, ecc.Â
Altro aspetto di cambiamento è l’orientamento a rivedere le politiche dei servizi nei piccoli comuni (cosidette “unioni obbligatorie†) e medi, sta entrando in vigore l’obbligo della stazione unica appaltante dall’anno 2015.
Da ciò, dunque, l’importanza di stilare un Documento programmatico, per fissare e divulgare i diversi ambiti d’impegno e gli strumenti attraverso cui Anciveneto intende operare. L’insieme di tali ambiti e strumenti può essere suddiviso nelle seguenti sette sezioni.
1) Completare e rendere efficace il percorso di autonomia finanziaria, fiscale, organizzativa e istituzionale dei Comuni.
Anciveneto lavorerà per costruire la reale autonomia dei Comuni, che sono fondamentale forza amministrativa e risorsa finanziaria per lo Stato. In questi anni i Comuni, infatti, hanno sostenuto il peso della crisi economica e delle manovre finanziarie varate dallo Stato per farvi fronte. A questo proposito, è fondamentale ricordare che dal 2007 al 2014 i Comuni hanno contribuito a risanare la finanza pubblica per 16,4 miliardi di euro, di cui 8 miliardi e 700 milioni in termini di Patto di Stabilità interno e 7 miliardi e 700 milioni di euro in termini di riduzione di trasferimenti. Non è più pensabile gravare di ulteriori tagli i Comuni italiani né impedire che essi possano impiegare le loro risorse. Servono, poi, provvedimenti che qualifichino e calibrino in modo migliore gli interventi e le indicazioni dello Stato per quanto riguarda le amministrazioni locali. Di seguito, sono elencati i punti chiave su cui Anciveneto intende impegnarsi.
- Nella legge di stabilità attualmente (novembre 2014) allo studio non devono figurare provvedimenti che intacchino ulteriormente le già scarse risorse a disposizione dei Comuni. Non è pensabile che i Comuni possano far fonte agli 1,2 miliardi di tagli (più 300 milioni di riduzioni di spese derivanti da provvedimenti del 2013 e 2014 che ricadranno sull'esercizio 2015) chiesti ai Comuni nell’ottica della revisione della spesa pubblica. Parimenti, non sono accettabili i tagli al fondo di solidarietà comunale, che rischia di perdere ogni tipo di aiuto statale.
- È indispensabile che il Governo continui a confrontarsi con regolarità con l’Anci nazionale e le sue declinazioni regionali, per correggere la legge di stabilità  e renderla maggiormente aderente alla realtà attuale dei Comuni. È auspicabile che tale fase di apertura e confronto costanti prosegua anche una volta conclusa la fase di definizione della legge di stabilità e degli interventi più urgenti che oggi sono all’ordine del giorno.
- Chiediamo un superamento di un sistema fiscale a compartecipazione tra Stato,Regioni,Comuni perchè questo sistema impone a noi Sindaci di imporre tributi e percepirli, senza che l’intero introito ci venga devoluto. Chiediamo di essere finalmente titolari di tributi certi e in esclusiva, unico modo per poter gestire il prelievo nella trasparenza e nella responsabilità verso i nostri cittadini. Il governo parla di introdurre la Local Tax nel 2015. - local tax: nuovo tributo sugli immobili che accorperebbe IMU e TASI; le caratteristiche essenziali rimarrebbero quelle dei tributi visti fin qui (ICI, IMU e TASI) quindi base impobili e basata sulla rendita, applicazione di aliquote manovrabili dai Comuni e detrazione nonproporzionale. Proprio sulle misure di aliquote e detrazione i tecnici delle Finanze starebbero ancora vagliando alcune possibilità (le indiscrezioni parlano di un'aliquota sull'abitazione principale tra lo 0,25% con una detrazione di 100€ ed il possibile incremento per i figli e lo 0,50% e sugli immobili diversi di un'aliquota massima all'1,20%). A differenza di quanto appreso nei giorni scorsi i tributi"minori" TOSAP/COSAP e Imposta sulla Pubblicità non dovrebbero essere inseriti in questo prelievo. Sembra confermata l'inversione di competenze tra Stato e Comuni su Addizionale IRPEF e Imposta sui fabbricati di categoria D, con questi ultimi ai Sindaci; probabile l'istituzione di un fondo ad hoc per riequilibrare la situazione nel caso di forti incrementi o decrementi di gettito nei Comuni (ad esempio Comuni industriali o turistici con elevata presenza di fabbricati D) mentre restano dubbie le modalità di calcolo di tale riequilibrio.
- È imprescindibile iniziare a ragionare in ottica di costi standard, non più di tagli lineari. Se un comune riesce ad assicurare un servizio sostenendo una spesa ampiamente al di sotto della media nazionale degli altri Comuni per quel dato servizio, perché dovrebbe subire ulteriori tagli? In quale modo può essere giustificato un simile intervento, su quali basi trova fondamento? Negli interventi dello Stato sull’attività amministrativa locale devono trovare spazio le peculiarità dei diversi enti. Devono esserne stigmatizzati e corretti i difetti, ma devono esserne anche valutati e premiati i pregi. Ad esempio, la grandissima parte dei Comuni veneti amministra in maniera virtuosa: il passaggio alla logica dei costi standard è dunque un aspetto particolarmente significativo per lo sviluppo della nostra Regione.
- I meccanismi del patto di stabilità vanno rivisti e modificati con urgenza, semplificando  le regole attuali (in particolare per i piccoli comuni). Deve essere liberalizzata la possibilità di reinvestimento delle risorse proprie dei Comuni (avanzo di amministrazione e residui passivi). Il ripetersi sempre più frequente di calamità naturali dovute a incurie e mancate manutenzioni, è lì a testimoniare –con il carico di vittime e distruzioni- quanto sia urgente che i Comuni possano disporre delle risorse necessarie Inoltre, va rivisto il sistema sanzionatorio accessorio. Nella cornice del patto di stabilità , inoltre, deve essere garantita con costanza e certezza la possibilità per i sindaci di spendere per la sicurezza idrogeologica del proprio territorio, per gli interventi sugli edifici scolastici, per la manutenzione delle strade e per la digitalizzazione/tecnologia. Si tratta di settori di importanza vitale, che travalicano i semplici confini comunali e interessano, invece, il benessere dell’intera Regione e dell’intero Paese.
Per quando riguarda l’accesso ai contributi europei/regionali si ritiene possibile, onde incentivare i Comuni ad ottenerne una quota sempre maggiore (siamo tra i Paesi dell’UE che ne usufruiscono meno), che la percentuale di cofinanziamento a carico dell’ente locale vada esclusa dal Patto di Stabilità , con ovvie ripercussioni positive per tutti i soggetti.
2) Contribuire a rendere sempre più influente e riconosciuto il ruolo delle città , come motore di sviluppo sociale, amministrativo ed economico.
L’Unione Europea dà significativo peso al ruolo delle città e, in particolare, agli agglomerati di città , considerandoli elementi determinanti per lo sviluppo e la crescita su scala globale. Le città possono – e devono – anche essere forza propulsiva per l’innovazione, in ambito sociale, economico, tecnologico e ambientale. In questo senso, è fondamentale ragionare e iniziare a ridisegnare le nostre città secondo i concetti di smart city e, con un respiro ancor più ampio, di smart land. Mobilità , risparmio energetico, tutela dell’ambiente, partecipazione e welfare sono i settori su cui si potranno avere maggiori benefici. Diventano dunque strumenti indispensabili istituti come il Patto dei Sindaci e la strategia 20-20-20, che nascono con l’obiettivo di promuovere nelle nostre città e nel nostro paese la digitalizzazione e tutto quanto riguardi l’evoluzione tecnologica intelligente , la sostenibilità energetica e ambientale ed efficaci politiche di inclusione sociale e partecipazione attiva della cittadinanza. Anciveneto intende promuovere e sostenere tutte le attività riconducibili a questi temi e, in generale, a quelle che si impegnano per la tutela dell'ambiente e del territorio, attraverso l’attivazione di politiche di consapevolezza ed educazione.
Va ricordato, inoltre, l’Unione Europea oggi concede con più facilità i propri finanziamenti a realtà di estensione maggiore, a gruppi di comuni. Dunque, la capacità di unire le forze da parte delle città è uno strumento di immediata e diretta possibilità di sostegno economico.
3) Anciveneto vuole essere voce e rappresentanza di tutti i Comuni della Regione e delle loro istanze e necessità .
La capacità di fare rete deve essere il modus operandi di Anciveneto. L’Associazione vuole agire promuovendo collaborazione e sinergia con e tra tutti i Comuni rappresentati, con particolare attenzione a quelli piccoli (sotto i 5.000 abitanti) che con meno facilità sono in grado di far sentire la propria voce. Per questo, ritiene fondamentale da parte propria la capacità di ascolto e comprensione delle necessità dei Comuni; da parte dei Comuni stessi, invece, auspica la più ampia partecipazione possibile: numero e compattezza saranno importantissimi strumenti per diffondere le nostre idee e richieste.
Per rappresentare al meglio ogni sfumatura del territorio di competenza, Anciveneto intende promuovere un gruppo di lavoro in grado di coinvolgere tutte le sue diverse province.
Per questi motivi, Anciveneto lavorerà per mantenere le adesioni dei suoi soci e recuperare il consenso di quei Comuni che, allo stato attuale, hanno scelto di non riconfermare la propria partecipazione all’Associazione.
4) Comuni :Associazionismo e funzioni aggregate
Ormai è in atto già da tempo un processo irreversibile che spinge sempre di più i Comuni a condividere l’esercizio delle funzioni che sono chiamati ad espletare in un’ottica aggregatrice.
Se nel passato, soprattutto a partire dagli anni ’90, la normativa statale proponeva ai Comuni di ricorrere in maniera facoltativa a forme di gestione associata, oggi lo Stato alle realtà comunali impone di abbracciare una visione associativa disponendo che i Comuni fino a 5000 abitanti (3000 in area montana) procedano alla gestione associata di tutte le funzioni fondamentali. Unioni di comuni, convenzioni e consorzi sono gli strumenti di cui possono disporre attualmente le istituzioni comunali. Comuni con popolazione superiore ai limiti normativi hanno saputo cogliere nella spinta associativa delle opportunità di miglioramento dei servizi erogati e/o di risparmio di spesa su scala, in un lasso di tempo medio-lungo. Dalla condivisione infatti scaturiscono dei benefici di gestione innegabili, tuttavia le operazioni di aggregazione non sono di semplice attuazione: richiedono, oltre ad una buona dose di lungimiranza, competenza tecnica e gestionale in relazione alla strutturazione dei servizi e alla gestione del personale. Consapevole quindi delle problematiche che affrontano i Comuni che devono e che vogliono dare avvio alla gestione delle funzioni in forma associata, Anci Veneto s’impegna ad offrire sostegno ed assistenza ai Comuni nell’adempimento delle incombenze previste, garantendo una leale collaborazione con tutti i livelli istituzionali coinvolti e rivendicando nel contempo il valore imprescindibile della dimensione comunale.
Detto questo è evidente che solo realizzando dimensioni territoriali e demografiche adeguate si possano garantire servizi efficienti. L’attuale legislazione prevede 3 forme di associazione: le gestioni convenzionali, associate , le Unioni di Comuni , le fusioni tra Comuni. L’Unione dei Comuni appare certamente la forma più idonea, perché consente di associare Comuni senza mettere in discussione la loro identità ed esistenza..E l’avvio delle Provincie di secondo livvello e della città metropolitana ne sollecita ancor più la formazione, esiste tuttavia un problema di normativa vigente poco conveniente e troppo carica di oneri e vincoli., serve un nuovo quadro normativo più semplice.
4 b) Comuni: evoluzione delle figure politiche e amministrative.
Con la riforma del sistema di elezione del Sindaco e del Consiglio si è sempre più appalesata la funzione di leader dei sindaci, con tutte le conseguenze positive e negative collegate. Quali sono le caratteristiche peculiari della figura del sindaco oggi? Quale il modello? Non ce n’è uno unico, nel Veneto come in tutta Italia.
La prova dell’importanza acquisita da questa figura negli ultimi anni può essere ricercata nel fatto che, per la prima volta, un presidente del Consiglio, molti ministri e sottosegretari vengono proprio dall'esperienza di Sindaco.
A cambiare sono state anche le dinamiche con cui si arriva a essere candidati per il ruolo di sindaco. Spesso i nuovi sindaci ed amministratori comunali sono catapultati nelle amministrazioni civiche ancora privi di una specifica esperienza. Inoltre, le competenze richieste a un sindaco sono certamente diverse da quelle di venti, venticinque anni fa. Oggi è necessario saper gestire le dinamiche dei gruppi, è fondamentale possedere una buona capacità di comunicare e saper gestire le fasi di negoziazione. Sono tutte qualità che si possono acquisire. L'Anciveneto vuole essere vicina agli amministratori con un programma annuale di formazione in un contesto approfondito e metodologicamente corretto, con obiettivi di qualità eccellenti.
Parlando di competenze e ruoli all’interno dell’amministrazione di un Comune, ci sono anche altre riflessioni da fare, al di fuori della figura del Sindaco. Va per esempio evidenziato che il costo di un segretario comunale è spesso elevatissimo e, per i piccoli comuni, insostenibile. Anciveneto ritiene che debba essere portata avanti una riforma organica che interessi questo ruolo.
Altro aspetto su cui Anciveneto auspica un miglioramento è quello relativo al contratto dei dipendenti comunali, impegnandosi a seguire più approfonditamente le questioni legate all’aggiornamento di esso.
5) Una regione partecipata e diffusa.
A seguito dei profondi cambiamenti istituzionali che, tra le altre conseguenze, stanno portando al depotenziamento delle Province e alla limitazione delle loro competenze, sempre più assumerà importanza il confronto diretto tra Regione e Comuni. La legge (art. 123 della Costituzione) prevede che lo strumento deputato a questa interazione sia il Consiglio delle autonomie locali. Anciveneto ritiene fondamentale che la Regione approvi l’istituzione di tale organo – ad oggi non presente – e che, finché ciò non sarà avvenuto, sia previsto comunque un momento di confronto a cadenza mensile tra Regione, Comuni e Anciveneto, per assicurare il confronto e la visibilità e il rispetto delle esigenze dei Comuni stessi.
Non è possibile non sottolineare come in questi anni il rapporto che la Regione intrattiene con i Comuni sia andato caratterizzandosi sempre più come centralistico e dirigistico. La cultura del Veneto, invece, racconta una storia di ampia partecipazione e confronto. L’obiettivo, dunque, sarà quello di dare vita al Consiglio delle autonomie locali, ma non tutto potrà esaurirsi nelle sedute dello stesso. Dovranno essere attivati meccanismi di vera partecipazione, con i Sindaci che dovranno svolgere un ruolo da protagonisti.
6) Sostenere i Comuni veneti nello sviluppo del comparto culturale e turistico.
Investire un euro nella cultura può portare fino a 1,6 euro di ritorno economico per il territorio interessato. Oggi, grazie alle nuove tecnologie, esistono (e continuano a nascere) nuovi strumenti utili alla valorizzazione del patrimonio culturale e al suo sfruttamento in chiave turistica. La nostra Regione, che ha i più elevati flussi turistici d’Italia, presenta eccezionali ricchezze naturali, culturali e artistiche, spesso racchiuse in città e borghi di grande storia e bellezza. Non tutti i comuni veneti, però, sono in grado di dare adeguata visibilità al proprio patrimonio di bellezza e cultura. Anciveneto intende farsi motore di conoscenza condivisione degli strumenti che possono aiutare i comuni veneti in questa sfida.
Questo percorso di valorizzazione deve prevedere anche la capacità di fare rete per unire le forze e rappresentare e pubblicizzare al meglio le attrattive della nostra Regione, con particolare riferimento ai mercati turistici esteri, soprattutto quelli delle zone emergenti. Questo obiettivo assume ancora maggiore importanza in ottica Expo 2015. Questa manifestazione non interesserà , come noto, solo Milano e la Lombardia, ma sarà in grado di portare in Italia un elevatissimo numero di presenze. La capacità di valorizzare e proporre nel migliore dei modi le peculiarità e tutte le sfumature del Veneto saranno la chiave per “intercettare†queste presenze, informarle delle possibilità offerte dal Veneto e invogliarle a goderne.
7) Sicurezza e prevenzione del degrado urbano.
È fatto evidente che la difficile contingenza economica e le sue ripercussioni sociali abbiano in qualche modo contribuito all’aumento di episodi di illegalità , a discapito delle sicurezza dei cittadini. Spesso i sindaci si trovano ad affrontare situazioni di difficoltà e degrado nei propri comuni senza disporre di strumenti efficaci per migliorare le cose.
Anciveneto ritiene che i sindaci, che sono responsabili della sicurezza dei cittadini e conoscono approfonditamente il territorio amministrato, debbano poter intervenire più direttamente e, quindi, più efficacemente per prevenire e contrastare situazioni di insicurezza, degrado e pericolo. Ciò implica che dallo Stato vengano con urgenza determinati per i sindaci appropriati strumenti per combattere tali situazioni. Tra questi, per esempio, risulta ormai improcrastinabile una nuova legge nazionale che regolamenti la Polizia Locale.
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