Al S. Bortolo la "cosa" si dice, in piccolo, in italiano. Meglio in inglese: esami clinici o di lingue?
Martedi 19 Aprile 2011 alle 23:19 | 0 commenti
Il fatto che propongo è purtroppo vero verissimo.
Ci sono parole che non si possono dire. Se è vero che l'educazione che abbiamo ricevuto da bambini dura tutta la vita, ed è vero, è altrettanto vero che dette parole non le posso scrivere neanche ora*. Ma perché dico tutto questo con gravi sensi di colpa che ancora adesso, a sessantacinque anni, mi perseguitano? Solo per riuscire a introdurre l'argomento senza dover pronunciare la parola proibita.
Chiarisco che parlo dell'ufficio rapporti con i cittadini dell'ospedale di Vicenza. Dovendo fare un "certo esame", ma non posso dire che esame, sono andato agli ambulatori di S. Lucia a ritirare dei flaconcini che servono per metterci dentro la "cosa" da esaminare, ma non posso dire cosa. Quando arrivo a casa, cerco di leggere le istruzioni, ma gli eleganti vasetti riportano ben visibili le istruzioni in una lingua a me sconosciuta, forse l'idioma della perfida Albione. Allora vorrei chiedere al responsabile dell'ufficio sopraddetto: "Che c'azzecca l'inglese con la M. italiana? Se uno non conosce questa ostica lingua, come C. fa a capire il funzionamento della difficilissima operazione? E io nel frattempo cosa faccio? Ritardo all'infinito l'esame urgente che ho da fare? Magari faccio un corso accelerato di lingua inglese?" D'altra parte l'ospedale cittadino condivide questo vezzo con tutte le altre emanazioni statali. Sembra una moda, ma in realtà è una occupazione straniera della nostra cultura. Potrei citare esempi a iosa, tipo legge sulla privacy (legge emanata da una parvenza di stato che ha rinunciato da tempo alla sovranità ). Oppure "crime scene" scritto sul retro della giacca di zelanti poliziotti italiani che stavano indagando su un crimine (visti in televisione durante un telegiornale). Questo caso va oltre, qui siamo al delirio dovuto a indigestione di film americani. Chi ha dato quella disposizione andrebbe processato dalla corte ... senile, di noi vecchietti, cioè. Mi si risponderà , ma c'è scritto anche in italiano pur se in piccolo. Vabbè che l'Italia è sempre più ... piccola ma almeno per la C. la facciamo come gli altri, per cui le istruzioni ce le meriteremmo leggibili.
Chiudo qui, spero che si sia capito di cosa stiamo parlando e che i responsabili dell'ospedale riparino presto all'errore o alleghino al flacone una lente d'ingrandimento...
* Ricordo ancora che, appena ricevuta la proibizione, noi bambini, lontani da orecchie indiscrete, pronunciavamo con voluttà (piacere della trasgressione) queste parole misteriose: "Cacca cacchetta, merda merdetta, merdetta calda, merda secca, cacchetta umana... oppure: cosa? Merda rosa! In boca tua riposa. In boca mia no la ghe sta, in boca tua la ghe sta fracà ," e altre piacevolezze, magari sotto forma di barzelletta: "Il grande capo indiano va dallo stregone e dice 'grande capo niente cacca', al che lo stregone gli dà un purgante. La mattina dopo lo stregone va a trovare il capo per sentire come sta, ma il capo è scomparso. Alla sua richiesta di spiegazioni, la moglie del capo risponde: "grande cacca niente capo.".
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