Amministrative, la speranza di partecipazione si scontra con partiti ancorati al potere
Mercoledi 21 Marzo 2012 alle 12:07 | 0 commenti
Da VicenzaPiù n. 230
Di Giuliano Ezzelini Storti
Le elezioni comunali sono poi le partite più avvincenti e partecipate non solo da un punto di vista emotivo, ma anche per quanto riguarda l'affluenza alle urne. Il motivo di questo è facilmente intuibile: le elezioni comunali sono più sentite perché si decide su cose concrete, che condizionano la vita di tutti i giorni di un'intera comunità . E poi anche perché un sindaco, specialmente in centri non metropolani, come avviene in tutto il Vicentino, puoi incontrarlo per strada e giudicarlo più facilmente, nel bene e nel male.
Il punto oggi è il seguente: cosa potrà succedere questa volta, in un momento in cui i partiti hanno un misero quattro per cento di credibilità ? In un periodo in cui la politica non crea più aspettative e in cui la delusione e la sfiducia sono alle stelle? La partecipazione, anche emotiva, della comunità cittadina alle vicende politiche comunali sarà più forte dell'antipolitica dilagante dei nostri giorni?
Ovviamente per il bene della democrazia sarebbe da auspicarsi che la risposta a questi interrogativi non sia altro che positiva. In effetti, se guardiamo alle Primarie organizzate dal centrosinistra in alcune città , la partecipazione è crescente, e in alcuni casi eclatante, al punto che le candidature vincenti sparigliano le nomenclature di partito. Questo dato di tendenza potrebbe significare che le elezioni amministrative della prossima primavera potrebbero rappresentare la ripresa di partecipazione e di protagonismo del popolo anche nel Vicentino. Sperabile ma no certo, e la motivazione è semplice. A Vicenza ci sono partiti che non azzardano e rimangono legati a piccoli, vecchi schemi di potere. A Vicenza i partiti pensano che la realtà non possa cambiare e che bisogni solo assecondare la mentalità o il pensiero imperante. In sostanza, la politica locale si caratterizza come lo specchio della politica nazionale. Tuttavia, la storia della Prima Repubblica ci dice che non è stato sempre così. E soprattutto che non deve essere così. De Gasperi, Moro, Togliatti, Berlinguer, Nenni e Pertini, per citarne solo alcuni, erano politici che sapevano osare nel giusto e nella convinzione delle proprie idee. Dov'è finito il valore di questo esempio? Considerando che la Seconda Repubblica ormai si avvia al tramonto, possiamo sperare in meglio per la Terza che si dice sia cominciata? Speriamo non come la seconda.
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