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Americani a Vicenza, l'integrazione stenta a decollare

Di Monica Zoppelletto Venerdi 24 Febbraio 2017 alle 15:57 | 2 commenti

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Prosegue il racconto per capire se a Vicenza gli stranieri sono e si sentono integrati. Dopo aver parlato di immigrati provenienti dell'est Europa, Asia e Africa è arrivato il momento di raccontare come un'altra fetta di popolazione straniera vive in città. Si tratta degli americani presenti nelle basi militari. La loro presenza, sono circa 13 mila tra militari e civili, a volte fa discutere, soprattutto in termini di un eventuale conflitto, ma i vicentini, da anni, hanno familiarizzato anche con loro."Gli americani a Vicenza sono presenti fin dal 1956. Per la gran parte della popolazione ciò non ha costituito alcun problema. In quegli anni, - dice Ubaldo Alifuoco vicepresidente dell'Associazione 11 settembre - anzi, c'era un moto di simpatia da parte della popolazione per quanto gli USA avevano fatto nel dopoguerra.

Un conto sono gli americani come comunità complessiva (famiglie, civili, militari, ecc.) e altro conto sono le valutazioni che si possono fare verso la politica internazionale USA. Sulla politica americana ognuno ha le sue opinioni, e sono molto differenti da caso a caso. Verso la comunità c'è uno spirito di amicizia. Rispetto al passato,  - continua - da quando la situazione internazonale è stata condizionata dal terrorismo, la comunità si è più chiusa per evidenti ragioni di sicurezza. Ad esempio, in passato si poteva tranquillamente entrare e passeggiare nel Villaggio della Pace. Oggi l'area, che ospita solo le famiglie e le strutture scolastiche e di servizio, è interdetta e soggetta a controllo militare".

I rapporti non sono sempre stati facili e hanno attraversato varie fasi nel corso degli anni. Subito dopo la guerra ci fu un'accoglienza entusiastica verso le truppe che venivano vissute come liberatrici e, dopo, come amici che aiutarono la rinascita del paese. Nel settembre 1955, con l'arrivo a Vicenza dei primi contingenti USA  l'accoglienza fu ugualmente molto positiva. Le truppe che arrivarono a Vicenza erano composte da personale con caratteristiche e motivazioni differenti rispetto al grande evento della liberazione dal Nazi-fascismo. Lo spirito era diverso e poi molti erano reduci dalla guerra di Corea carichi di traumi e di stress. In quella fase si crearono numerosi problemi durante la libera uscita dei militari: alcol, risse, incidenti automobilistici. Era normale l'intervento della Military Police, che andava giù "di brutto". Poi la situazione si normalizzò e la convivenza risentì di una buona collaborazione sia sul piano civile che economico. La presenza di americani in città influenza anche l'economia: sono molti gli appartamenti che gli taliani affittano ai cittadini USA. Negli anni 2000 la situazione si incrina un po': "Da metà degli anni 2000  - afferma Alifuoco - nasce il problema del Dal Molin e la situazione ha risentito di tutto ciò. La cosa è stata gestita malissimo sia dai governi centrali che dalle amministrazioni comunali vicentine. Ciò ha determinato una sensazione di scarsa chiarezza e trasparenza. Ma questa non può essere addebitata agli USA perché loro hanno solo avanzato la richiesta al nostro Stato Maggiore e al Ministro i quali hanno assentito". 

Dalla grande parte dei vicentini sono visti come una comunità amica che non crea assolutamente problemi. "L'integrazione vera, auspicata a metà degli anni '50,  - conclude Alifuoco - non è avvenuta e non c'è a maggior ragione con il clima internazionale. Inoltre, Camp Ederle non è una caserma, ma una città nella città, dove ci sono centri commerciali, trattorie, bar, luoghi di svago, ecc. e la tendenza a uscire è frenata anche da questa grande disponibilità. Bisogna però tenere presente che gran parte delle persone che transitano per Vicenza, ci stanno qualche anno e poi sene vanno. Non c'è quindi il tempo per un percorso di integrazione complessivo. Quelli che, invece, decidono di stabilirsi qui, e sono molti, sono profondamente integrati. Debbo dire che una quota di antiamericanismo ideologico è presente. Esso è motivato da una certa cultura politica e, a volte, è incentivato da atteggiamenti americani per noi incomprensibili. Le politiche dei governi influenzano le opinioni. A mio parere, bisognerebbe sempre ricordare che "gli Americani" non sono un partito e non sono nemmeno un corpo omogeneo come pensiero politico. Quindi noi dobbiamo tenere ben distinti i giudizi sulla comunità, che è parte di una grande democrazia, certamente amica e affine, dal giudizio sulle linee politiche dei governi. Questo, ovviamente, vale anche per noi italiani".


Commenti

Inviato Sabato 25 Febbraio 2017 alle 12:25

Concordo con Alifuoco e l'intero articolo, anche perché iscritto alla Associazione 11 settembre. Purtroppo, la città con i suoi "movimenti" politici No Dal Molin ed aggregati sempre contrari, ha perso un 'occasione, non per integrare Gli Americani di Vicenza che non hanno bisogno delle coop, ma per renderli partecipi, sono circa 16 mila, alla vita della città! E' stato formato il consiglio degli stranieri, bene, ma la più consistente comunità Internazionale è stata esclusa: Perché? Solo ed esclusivamente per IDEOLOGIA e politicamente "scorretto". Alcuni amministratori quando erano all'opposizione "sparlavano" degli americani ora devono digerire i rospi e almeno sentirli: O forse preferiscono i vandali dell'Este che vengono qui solo per rubare rame, vendere cagnolini ammalati, fare le badanti (?) senza conoscere l'Italiano. Amen.
Inviato Sabato 25 Febbraio 2017 alle 12:26

Concordo con Alifuoco e l'intero articolo, anche perché iscritto alla Associazione 11 settembre. Purtroppo, la città con i suoi "movimenti" politici No Dal Molin ed aggregati sempre contrari, ha perso un 'occasione, non per integrare Gli Americani di Vicenza che non hanno bisogno delle coop, ma per renderli partecipi, sono circa 16 mila, alla vita della città! E' stato formato il consiglio degli stranieri, bene, ma la più consistente comunità Internazionale è stata esclusa: Perché? Solo ed esclusivamente per IDEOLOGIA e politicamente "scorretto". Alcuni amministratori quando erano all'opposizione "sparlavano" degli americani ora devono digerire i rospi e almeno sentirli: O forse preferiscono i vandali dell'Este che vengono qui solo per rubare rame, vendere cagnolini ammalati, fare le badanti (?) senza conoscere l'Italiano. Amen.
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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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