Altra scuola, altra corsa. Ad ostacoli
Domenica 23 Ottobre 2011 alle 20:29 | 0 commenti
L'esperienza tipo di un'ambulante: una professoressa precaria in provincia.
"Ogni volta che si prende servizio in un nuovo istituto tante sono le questioni da affrontare e se non si è dotati di un forte spirito di adattamento si rischia di farne una malattia". E' la testimonianza di una delle tanti docenti precarie vicentine, costretta a cambiare ogni anno scuola in attesa di una futura messa in ruolo. Quest'anno per lei è la volta di un istituto superiore in provincia (ci chiede l'anonimato e anche questo fatto dà un'idea della situazione "ansiosa" degli insegnanti precari, n.d.r.).
Prima di tutto l'accoglienza. «Il primo incontro è con le segreterie, che sottopongono alla compilazione moduli che ogni anno vengono inutilmente ripetuti, in ogni scuola. Poi è il momento della conoscenza con il dirigente scolastico, che, se gentile, ti dà il benvenuto, altrimenti passa oltre e ti ricorda solo tutti gli adempimenti da svolgere. Graduale è poi la conoscenza dei colleghi. Chi saluta con gioia la nuova nominata, chi la evita e osserva l'intrusa con circospezione. La tendenza è, comunque, capire il tuo grado di disponibilità a svolgere le attività organizzate dalla scuola. Se ti dimostri accondiscendente alle richieste, come di norma accade nei primi giorni di servizio quando si è ancora entusiasti per aver ricevuto un incarico di "sopravvivenza", ci si trova durante il corso dell'anno oberati di progetti da portare avanti, a scapito del tempo da dedicare alla propria materia d'insegnamento. Una volta compreso il contesto - prosegue la docente - si diventa parte integrante dell'apparato scolastico, in cui insegnanti, personale A.T.A. e tutti i collaboratori ti considerano la nuova arrivata in quella scuola, nonostante tu svolga già da molti anni questo lavoro. Si scopre, quindi, che in quanto nuova non sarai mai priorità per la scelta del giorno libero e per un orario adeguato alle esigenze professionali (nel caso di servizio in due o più scuole, perché anche questo capita spesso!) e ancor meno per quelle personali e familiari. Ti accorgi che sei tu a doverti organizzare la struttura entro la quale lavorare. Ciò non significa voler essere una privilegiata, ma sarebbe auspicabile avere lo stesso trattamento di chi insegna in quella scuola da più anni. Non siamo del resto noi che decidiamo di cambiare ogni anno! E' fondamentale informarsi e conoscere i regolamenti dell'organizzazione perché ogni scuola è un mondo a sé perché rispecchia esigenze e difficoltà del territorio, a partire dagli alunni. E' soprattutto con loro che ci si deve rapportare, comprendendo dinamiche e relazioni in una prospettiva individuale e di classe. Se da una parte è frustrante cambiare ogni anno, sia per gli alunni che per gli insegnanti, dall'altra - conclude con l'ottimismo di chi ancora crede nel suo lavoro educativo - è, comunque, affascinante la scoperta che avviene ogni volta nell'incontro con i ragazzi, con la diversità e la specialità di ognuno, con le abilità e le difficoltà nella loro vita, scolastica e non, da adolescenti. E nonostante tutto, credo ancora che insegnare sia l'esperienza più arricchente che si possa fare. Gli uomini insegnando imparano, scriveva Seneca, e io dai ragazzi ho sempre imparato moltissimo!»
Da VicenzaPiù n.221e BassanoPiù n.2
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