Opinioni |

Alta velocità, una vittoria solo per le mafie

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 23 Luglio 2009 alle 15:29 | 0 commenti

Sulla costruzione della Tav tra Milano e Trieste si raccontano molte bugie. E dietro la questione degli appalti pubblici si nasconde il grande problema dei rapporti, sempre più stretti, tra mafia e potere


di Francesco Di Bartolo

 

Tav (Francesco C.)A fine giugno abbiamo appreso la verità: niente più Alta Velocità, niente più linea Milano -Trieste. Anche l'ultimo accorato appello del presidente dell'Associazioni Industriali di Vicenza, Roberto Zuccato, al premier Berlusconi è caduto nel vuoto. Il Cipe (il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), come abbiamo appreso, ha assegnato denaro a palate al Sud. Sgomento tra le categorie economiche: il Veneto, mitica locomotiva del Nordest, non conta nulla. I ministri veneti sono stati incapaci di difendere gli interessi nostrani. Ma ecco che con non lieve disinvoltura i ministri Sacconi e Brunetta, passata la bufera, tornano a promettere: "si sta progettando il tratto definitivo della Verona-Padova". Esultano i leghisti: "importante vittoria per la terra veneta" (Paolo Franco). Vittoria? Ma di che? Per rendersi conto della bufala propinata agli ignari veneti basti osservare che nessuno, ripeto nessuno, ha deciso nulla sull'Alta Velocità nel Nordest. L'allegato al Documento di programmazione economica e finanziaria approvato dal Consiglio dei Ministro il 15 luglio scorso contiene tante cose, alcune di immediata realizzazione, altre vaghe e fumose come da libro dei sogni. Infatti, ciò che contano sono le "priorità" che, secondo il ministro delle Infrastrutture Matteoli, sono queste: "L'Allegato Infrastrutture dedica ampia attenzione all'emergenza Abruzzo, ponendola all'interno del documento con l'elencazione degli interventi essenziali, all'Expo 2015, al Mezzogiorno formulando un'interessante proposta gestionale identificata in 5 interventi mirati ( 1) Ponte di Messina e asse ferroviario Napoli-Bari, 2) adeguamento ferroviario Battipaglia-Reggio Calabria, 3) collegamento veloce Palermo-Catania, 4) hub portuali di Augusta, Taranto e Brindisi, 5) collegamento funzionale della Carlo Felice in Sardegna), alla portualità, alla sicurezza stradale, al piano energetico nazionale, al controllo del territorio per evitare eventi malavitosi in relazione alla realizzazione delle opere pubbliche, alla costruzione dei nuovi valichi del Frejus e del Brennero". Dichiarazioni completamente diverse da quelle dei garruli ministri veneti.

 

La sconfitta


Inutile negarlo: si tratta di una clamorosa sconfitta che si cerca di far passare come una vittoria. Infatti, l'Allegato approvato il 15 luglio non poteva contraddire quanto aveva deciso il CIPE nel giugno scorso: niente Alta Velocità nel Nordest. La verità è che 15 anni di discussioni sull'Alta Velocità erano già stati cancellati in pochi minuti nella sede del Cipe, nel giugno scorso. E pensare che nel CIPE, organismo interministeriale, siede anche un ministro veneto, Luca Zaia, che pare non abbia detto una parola. Il vero vincitore nel Cipe è Gianfranco Miccichè, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e segretario del Cipe medesimo. Esulta il governatore siciliano Raffaele Lombardo che, a giugno, era a Roma per perorare la causa. Tornato nell'isola con le tasche piene di quattrini, ha completato la formazione della Giunta inserendo altri tre assessori, tutti del Pdl, molto legati al trio Miccichè-Alfano-Schifani. Lombardo così ha potuto scaricare gli odiati rivali dell'Udc che sono andati all'opposizione. Gianfranco Miccichè gongola: non fa mistero di voler creare all'interno del Pdl un partito meridionalista sull'esempio del partito bavarese.
E così sono stati destinati, tra l'altro, finanziamenti per l'autostrada Salerno Reggio Calabria (che pur partita dodici anni fa, con l'attuale ritmo di "avanzamento" dei lavori si prevede che verrà completata nel 2036...!), per il famoso ponte sullo stretto di Messina, per l'autostrada Caltanissetta Agrigento, per l'area metropolitana campana. Si ricorderà che in Sicilia la Casa delle Libertà alle ultime elezioni politiche ha ricevuto un plebiscito. Il primo atto del governo, ancora prima di ricevere la fiducia, era stato l´annuncio, nel maggio del 2008, della ripresa dei lavori per il ponte sullo stretto. «Un favore dovuto a mafia e ´ndrangheta» ebbe a commentare il professor Giovanni Sartori.

 

Il sistema mafia


Nel precedente governo Berlusconi aveva suscitato scalpore l'affermazione dell'allora ministro delle infrastrutture Lunardi sulla necessità di «convivere con la mafia». Adesso, invece, tutti se la ridono. La mafia è sopravvissuta in Italia a ogni cambio di regime, dal Risorgimento al fascismo, dalla prima alla seconda Repubblica. Le mafie hanno un fatturato annuo di 70 miliardi di euro, il 7 per cento del Pil, equivalente di tre o quattro finanziarie, controllano militarmente tre regioni, possiedono pezzi di economia del Nord e immense proprietà immobiliari a Milano, Torino, nel Veneto, in Liguria, in Valle d´Aosta. La mafia non è rappresentata solamente dalle facce terribili dei Riina, Bagarella, Provenzano. Il fatto è che il sistema mafioso è diventato il metodo del potere delle classi dirigenti, come si evince da ogni intercettazione pubblicata, ma anche il modello di grandi pezzi di borghesia media e piccola. Per questo si sta cercando di impedire ai magistrati di indagare utilizzando lo strumento delle intercettazioni.
Certe classi dirigenti sono state capaci di rovesciare il rapporto fra guardie e ladri davanti all´opinione pubblica, di negare la criminalità delle classi dirigenti attraverso il suo esatto contrario: la questione giudiziaria, l´eccesso di protagonismo delle procure.

I nuovi affari
Roberto Scarpinato, magistrato siciliano ormai estromesso dal pool antimafia, è stato uno degli allievi più acuti di Giovanni Falcone. Nel suo libro intervista con un grande cronista di mafia, Saverio Lodato, Scarpinato parte dalla lezione del suo maestro per leggere tutto quanto è accaduto nel sistema di potere italiano dopo le stragi di Capaci e via D´Amelio, ma anche prima. Il titolo del libro fa riferimento all´uso della violenza da parte delle classi dirigenti per dirimere questioni politiche. Un uso teorizzato per primo da Machiavelli allo scopo di unificare il Paese, com´è stato del resto in quasi tutti i processi di nascita degli stati nazionali. Ma che in Italia è diventato «il» metodo eterno di gestione della cosa pubblica.
Scarpinato cita fonti, lascia parlare i fatti. Fatti dai quali emerge la grande voracità delle mafie di denaro pubblico. Dopo l´ingresso dell'Italia in Maastricht, i boss e i comandanti in capo sono i primi a capire che il freno all´espansione del debito pubblico stravolgerà il mercato degli appalti, e si buttano anima e corpo sui due nuovi affari. La sanità pubblica, che continua a spendere e spesso a sprecare novanta miliardi di euro all´anno, con una crescente quota di regali clientelari alla sanità privata. E i fondi europei, che altrove, come in Spagna e in Irlanda, sono serviti a porre le basi di un boom economico, mentre da noi si sono tradotti in un boom di appalti criminali, senza alcuno sviluppo.

Il Principe e gli anticorpi
Le conclusioni di Scarpinato sono all´apparenza di totale disperazione. Con qualche lievissimo tocco di ottimismo sullo sfondo, più che altro riferito al vincolo esterno dell´Europa. Quasi l´Italia da sola non sia geneticamente capace di ribellarsi alla malavita delle classi dirigenti. In realtà, è già accaduto in passato. Le stragi di Falcone e Borsellino nell´estate del ´92 hanno evocato per la prima volta forse nella storia d´Italia la nascita di un´opinione pubblica democratica in grado di voltare pagina. Senza la ribellione morale contro quelle stragi e la loro coda di bombe del ´93, non sarebbero stati possibili lo sviluppo di Mani Pulite, la scomparsa dei partiti della prima Repubblica, la fine della lunga stagione stragista cominciata nel dopoguerra a Portella della Ginestra e proseguita con una scia di sangue da Piazza Fontana in poi. Per quindici anni la reazione dell´opinione pubblica a Capaci e via D´Amelio ha immesso nella fragile democrazia italiana gli anticorpi necessari a resistere al ritorno del Principe, ovvero all´instaurarsi di un regime criminale legalizzato e anzi costituzionalizzato.
Paradossalmente verrebbe da dire che è un bene che l'Alta Velocità non si realizzerà in Veneto: segno che in questa regione la mafia non ha messo radici. Ovviamente è un paradosso. Resta l'amarezza della sconfitta della politica: la politica non è capace di decidere le priorità, la politica non ritiene prioritaria un particolare infrastruttura per il Nordest. La politica non sa ascoltare il territorio. Nelle stanze romane prevalgono ben altri interessi.

 

Leggi tutti gli articoli su: Tav

Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network