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Alessandra Moretti "ordina" a Zaia: "fuori finanziatori e fatture, ecco le mie"
Giovedi 9 Aprile 2015 alle 10:24 | 0 commenti
Fossimo nell’Urss di trent’anni fa, potremmo parlare di glasnost’ . Invece siamo nel Veneto delle Regionali 2015, parola d’ordine «trasparenza». Ma il concetto, che si arrivi o no alla perestrojka finale, è pressoché analogo: fuori i finanziatori, fuori le fatture. «E fuori il link», ha «ordinato» ieri Alessandra Moretti a Luca Zaia, infiammando lo scontro fra i due principali contendenti alla presidenza sui costi della campagna elettorale.
Il collegamento a cui ha alluso la portacolori del Partito Democratico è ad una pagina web in cui l’alfiere della Lega Nord dovrebbe pubblicare contributi e benefattori. Gliel’ha spiegato direttamente lei, attraverso un videomessaggio da 59 secondi registrato sulla strada fra Vigo e Lozzo, all’interno del pulmino che la stava portando in tour nel Cadore. Prima parte: «Caro Zaia, stamattina ho letto che hai chiesto a tutti i candidati alla presidenza della Regione Veneto di essere trasparenti per quanto riguarda la raccolta fondi e le spese elettorali. Come al solito ti hanno informato male perché, per quanto riguarda le mie spese, è già tutto on line. Trovi tutte le mie informazioni sul mio sito: www.alessandramoretti.it. ». Sul portale della candidata del centrosinistra campeggiano infatti gli elenchi delle donazioni da parte dei privati che non hanno finora dato il consenso alla pubblicazione (in tutto 21.235 euro), della dozzina di donatori che invece ci hanno messo nomi e cognomi (e una cifra variabile fra 10 e 500 euro) e delle aziende (al momento la più generosa è stata la trevigiana Fassa Srl: 80.000 euro): totale 150.965. Visibili sono poi 19 fatture, che spaziano dai 93,59 euro per Office Depot di Assago (fogli, tovaglioli e bicchieri di carta) ai 35.261,66 per Due Punti di Thiene (una delle tranche di affissione dei poster 6 metri per 3), passando per i 24.400 euro per Dot Media di Firenze («creatività e consulenza»), gli 8.845 per Quorum di Torino (acconto su tre sondaggi) e i 2.427,80 per 5.000 penne, 500 tazze e 300 magliette del merchandising (sempre forniti da Due Punti). E poi: 2.542,92 euro per lo shooting effettuato da Andrea Ferrero Photography di Vicenza, altri 10.000 a Vibrocemento di Limena per la locazione temporanea (fino al 31 maggio, che si vinca o che si perda) dell’immobile che ospita la sede del comitato elettorale, 156 euro per l’interprete Barbara D’Angelo di Cagliari (traduzione nella lingua internazionale dei segni in occasione di un incontro pubblico a Padova), ulteriori 1.783,64 per Rcs di Milano (pubblicità ), 1.708 per la rassegna stampa quotidiana curata da Pressline di Reggio Emilia fra metà gennaio e metà marzo. Ma è nella seconda sezione del filmato che Moretti ha sferrato l’attacco più forte a Zaia, sventolando in favore di telecamera l’autocertificazione firmata dal governatore cinque anni fa: «Ancora una volta tante chiacchiere e pochi fatti. I veneti stanno ancora aspettando la rendicontazione per la tua campagna elettorale del 2010. Ecco il documento ufficiale, da cui emergono soltanto zeri. Adesso basta chiacchiere. Vuoi per favore darmi, caro Zaia, il link dove posso trovare chi paga e quanto costa la tua campagna elettorale “low cost†(con le mani fa il gesto delle virgolette, ndr.) con cui stai tappezzando tutto il Veneto dei tuoi manifesti? Perché ancora sul tuo sito, guarda un po’, non c’è niente. Adesso basta chiacchiere: Zaia, fuori il link». In attesa del collegamento elettronico, il rappresentante del centrodestra ne ha parlato in una diretta a TeleArena, rilasciando poi questa dichiarazione: «In relazione alle spese per la mia elezione, la signora Moretti ha scoperto l’acqua calda. Tutte le fatture sono intestate alla Lega Nord e sono disponibili. Se si analizza invece la lista dei finanziatori, si vedrà che sono tutti consiglieri regionali che si sono autofinanziati la campagna. Lo stesso schema varrà per la campagna 2015». Proprio da Verona era stato Flavio Tosi a svelare lo stanziamento di 700 mila euro per la seconda corsa di Zaia, importo diviso a metà tra il federale e il nazionale e peraltro deliberato quando il segretario era ancora il sindaco, dunque prima della scissione che ora vede pure il leader di Ricostruiamo il Paese in piena campagna elettorale tra poster e gazebo. Lo staff del presidente uscente e ricandidato ha però rimarcato che quei denari sono stati raccolti dal Carroccio grazie agli oboli versati dai leghisti con carica (4 milioni) e al tesseramento (1 milione). «E sono soldi che il movimento - ha puntualizzato Zaia - anticipa a noi candidati, che glieli restituiremo autofinanziandoci anche questa volta, come abbiamo fatto la scorsa». Chiosa dei collaboratori, che assicurano tutta la rendicontazione on line prima del voto: «Com’è evidente, nessun mistero. Non c’è alcun ricorso a donatori privati e nemmeno al finanziamento pubblico ai partiti, ecco perché c’erano quegli zeri nella carta. È tutto regolare e trasparente». Glasnost’ , avrebbero detto ai gloriosi tempi di Gorbaciov.
di Angela Pederiva dal Corriere del Veneto
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