Albera: quando si guarda "la pagliuzza e non si vede la trave"
Venerdi 11 Maggio 2012 alle 08:59 | 1 commenti
Riceviamo da Giancarlo Albera e per conto del Coordinamento dei Comitati e pubblichiamo.
Le pagine dei giornali in questi giorni dedicano ampio spazio alle tante dichiarazioni polemiche, di vari soggetti che appartengono ad un ampio ventaglio Istituzionale, riguardo lo spostamento della sede destinata ad ospitare sabato 12 Maggio il " Forum sulla Sicurezza Internazionale". Dal deputato S. Stefani, al Consigliere Regionale E. Donazzan, a quello Provinciale R. Cattaneo, per finire a vari Consiglieri Comunali appartenenti a vari schieramenti, che hanno espresso severi giudizi.
Quasi tutti si sono eretti a paladini di giustizia, invocando con enfasi il ripristino della democrazia negata a seguito della revoca della concessione della sala del Palazzo delle Opere Sociali, come sede ospitante l'evento. Che sia una polemica pretestuosa è evidente a tutti, per evitare di parlare del merito.
Nessuna di queste persone comunque che abbia cercato di capire perché la Curia, col nuovo Vescovo, ancora un po' all'oscuro delle vicende vicentine, potesse aver ritenuto che i contenuti sostanziali del convegno, riferiti per lo più a questioni militari e di equilibrio geo-politico, fossero comunque poco attinenti o consoni al luogo diocesano che li ospitava. Bastava leggere il contenuto del volantino per capire quali erano gli argomenti trattati. Fra i relatori invitati ad intervenire, esperti civili e militari, tra cui anche il console USA, il comandante della Ederle Generale D. Hogg ed un altro generale dell'esercito Italiano C. Graziano. Scopo dei promotori, così viene riportato nel volantino, "dare vita ad una iniziativa permanente per monitorare il tema della sicurezza internazionale negli aspetti politici, militari, economici e sociali".
Non si capisce la volontà dei promotori di inserire tutto questo in un contesto, quello della Curia, che pone notoriamente l'attenzione verso valori universali come la nonviolenza, la Giustizia, la Pace, la valorizzazione dei beni comuni, con messaggi di altro tipo e valore. Inoltre tali questioni potrebbero in qualche modo acuire il senso di disagio che la città ancora conserva per la vicenda legata all'insediamento, imposto dall'esterno, di una nuova base militare Usa in città che si è aggiunta alle altre 5 strutture militari già esistenti a Vicenza.
Ci saremmo aspettati che le persone sopracitate avessero denunciato la ‘democrazia negata' e gli ‘ostacoli alla libera espressione' quando, in nome della ragione di stato si consentiva ad uno Stato straniero di costruire una base militare ex novo in città al di fuori della Nato (che si trattasse di un ampliamento della Ederle lo credono solo gli ingenui; è più credibile che abbiano dovuto spacciarlo per ampliamento per non violare gli accordi segreti del '54 che proibiscono l'insediamento di nuove basi: si desecretino gli accordi e ci ricrederemo), che si accettasse incredibilmente di definire la base Opera di Difesa Nazionale, che si accettasse di non applicare la V.I.A. su un terreno fragile (oggi purtroppo cominciamo a vederne le conseguenze).
Lasciamo, quindi, perdere i pretesti. Discutiamo del merito. Le spese militari della stragrande parte dei paesi del mondo, Italia compresa (acquisto F35 ed è al quarto posto per incidenza di spesa militare procapite), sono in continua ascesa dal 2001; gli Stati Uniti, sono alla testa della corsa generale al riarmo. La storia ci insegna che la corsa agli armamenti anticipa e promuove i conflitti, cosa di cui non abbiamo assolutamente bisogno. Ecco perché bisogna operare affinchè si proceda ad una progressiva riduzione della spesa in armamenti facendo emergere una nuova cultura fondata sul rispetto della persona umana.
A questo proposito se l'iniziativa del Governo di richiedere proposte per lo spending review fosse una cosa seria, mettere mani alle spese militari darebbe risparmi enormi.
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Matteo Serra