Rassegna stampa | Categorie: Banche

Ad Ghizzoni e Unicredit penalizzati dal caso BPVi: il primo lascia, la banca cerca 7 miliardi

Di Rassegna Stampa Giovedi 19 Maggio 2016 alle 09:02 | 0 commenti

ArticleImage

La corsa di Federico Ghizzoni alla guida di Unicredit è al capolinea. Come anticipato dal Fatto martedì, l’amministratore delegato lascerà il suo posto. Fonti qualificate spiegano che l’accordo tra i soci è che l’operazione si dovrà chiudere entro una settimana. Un nuovo incontro tra gli azionisti è previsto a breve. Il fermento. L’operazione avrebbe effetti sull’intero settore, chiamato a breve a diverse ricapitalizzazioni. Tempi strettissimi, dunque.

E non potrebbe essere altrimenti visto il futuro che attende l’istituto nei prossimi mesi. Il futuro management dovrà infatti varare un nuovo aumento di capitale: l’ammontare è stimato tra i 5 e i 7 miliardi. La discussione, però, è ormai concentrata sulla parte alta della forchetta per dare ai vertici un cuscinetto di sicurezza per raddrizzare la rotta dell’istituto. Per gli analisti di Royal bank of Scotland, il titolo “sta prezzando un deficit di capitale di 9 miliardi di euro, ipotizzando uno sconto del 30% sul prezzo delle azioni”.
Una ricapitalizzazione è considerata inevitabile e questo ha accorciato i tempi del ribaltone: un aumento non sarebbe stato possibile con gli attuali vertici e peraltro avrebbe lanciato un pesante segnale di bocciatura dell’operato di Ghizzoni.
Ai prezzi attuali, l’operazione sarebbe fortemente diluitiva delle quote ora in mano agli azionisti, che quindi saranno chiamati a uno sforzo non da poco. Le tribolazioni di un colosso del settore come Unicredit (ha rivelato ieri La Stampa) hanno spinto anche Palazzo Chigi a far sentire la sua pressione per accorciare i tempi. Una ricapitalizzazione di questa portata avrebbe effetti sull’intero settore, chiamato nei prossimi mesi a diversi aumenti di capitale, dirottando gli investitori verso piazza Gae Aulenti.
Per comprendere l’epilogo, occorre fare un passo indietro. Da oltre un anno l’ad ha seguito una strategia precisa: allontanare qualsiasi ipotesi di chiedere i soldi al mercato - cosa non sgradita ai soci - e puntare tutto sul ritorno a una forte redditività per vie interne. Il piano industriale al 2018 presentato a novembre - a base di 18 mila esuberi e cessioni - è stato però bocciato dal mercato e dagli analisti. Molte partite sono rimaste in stallo (la vendite in Ucraina e Austria, o la joint venture con Santander su Pioneer ferma da oltre un anno).
Dal novembre, il titolo della banca ha perso il 52% del suo valore in Borsa, mentre quello di Intesa s’è fermato al 32%. Il patrimonio Cet1, che esprime la solidità dell’istituto, è oltre i requisiti regolamentari, seppur non di molto. La goccia finale è stata la maldestra operazione sull’aumento di capitale da 1,5 miliardi di Pop Vicenza. A settembre, Ghizzoni s’era impegnato a garantire la quota lasciata “inoptata” dai soci, incassando così una commissione per la banca da 50 milioni. Ma nell’accordo non risultava esserci un tetto. Lo sgangherato salvataggio di Etruria & C. ha terremotato il settore, ed è dovuto intervenire il fondo Atlante per evitare un salasso che avrebbe impattato pesantemente sui ratio patrimoniali. Nei giorni scorsi, la banca ha avviato un riacquisto di bond subordinati, per abbassare i costi della raccolta ma anche - in prospettiva - di migliorare gli indici di solidità.
Lo stallo è però sul nome del sostituto anzi, dei sostituti, visto che anche il presidente Giuseppe Vita è in uscita. Per mettere d’accordo i soci, nella riunione di lunedì è stata dato formalmente a quest’ultimo un mandato per trovare i nomi giusti. Per la presidenza è in testa l’economista Lucrezia Reichlin, membro del cda. Il profilo del nuovo ad passa per due strade: l’esperienza internazionale o una figura proveniente dal mercato nazionale.
Per la prima, i nomi ipotizzati sono quelli di Jean-Pierre Mustier, un passato in Unicredit; Andrea Orcel, a capo della divisione investimenti di Ubs, banca guidata da un altro papabile, Sergio Ermotti; e il portoghese Horta Osorio, ad di Lloyds Bank. La via “nazionale” conta Marco Morelli, vicepresidente per l’Europa di Bank of America Merrill Lynch (ex responsabile per la banca dei territori di Intesa) e Gaetano Miccichè, presidente di Banca Imi. Nelle ultime ore sono spuntati anch i nomi di Carlo Cimbri, ad di Unipol e del numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel.
L’attivismo dell’ad di Piazzetta Cuccia si spiega soprattutto in prospettiva. Da tempo, in Mediobanca la Vivendi di Vincent Bolloré ha fatto sentire tutto il suo peso, orientando le strategie del manager che ha ormai nel finanziere bretone il suo punto di riferimento. In questo quadro, se al vertice di Unicredit finisse un profilo forte e di caratura internazionale, Nagel vedrebbe restringersi ancora di più i suoi margini di manovra, visto che Unicredit è il primo azionista di Mediobanca con l’8,59%. Da qui, raccontano i rumors, sarebbe emerso il nome di Cimbri, convinto peraltro da Nagel a partecipare all’Opa su Rcs, che spingera il gruppo assicurativo ad aprire il portafogli nella battaglia per il controllo del gruppo che edita il Corriere della Sera.
di


Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network