Acque Veronesi, al via i lavori del primo stralcio del potenziamento dell’impianto di potabilizzazione di Madonna di Lonigo
Martedi 10 Febbraio 2015 alle 20:24 | 1 commenti
Acque Veronesi - Sono partiti in queste settimane, e termineranno entro la fine di giugno, i lavori per la realizzazione del primo stralcio dell’impianto di potabilizzazione di Madonna di Lonigo, in provincia di Vicenza. L’intervento nasce dalla necessità di rimuovere le sostanze perfuoralchiliche, comunemente chiamate pfass, come da linee guida emanate dalla Commissione Europea del 17.03.2010 (2010/161/UE). Il Centro Nazionale Ricerche (CNR), in accordo con il Ministero dell'Ambiente, monitora costantemente l’eventuale presenza di queste sostanze.
L’indagine sull’impianto di Longo, aveva evidenziato la presenza di pfass nelle falde acquifere di Almisano, sfruttate per l’approvvigionamento idrico del comune di Lonigo, dei comuni in sinistra Adige della provincia di Verona (Arcole, Veronella, Zimella, Albaredo d’Adige, Cologna Veneta, Bonavigo, Minerbe, Pressana, Roveredo di Guà , Legnago, Boschi Sant’Anna, Bevilacqua e Terrazzo) e del comune di Montagnana (in provincia di Padova), nonché di alcuni comuni dell’area berica. L'Istituto Superiore di Sanità , il 10 giugno 2013, aveva già rassicurato sulla mancanza di un rischio immediato per la popolazione servita dall’impianto, ma a scopo cautelativo aveva consigliato l'adozione di misure di trattamento delle acque potabili per l'abbattimento delle sostanze in questione. Era stata avviata un’attività di prevenzione e controllo sulla filiera idrica delle acque destinate al consumo umano nei territori interessati. Per ridurre al minimo il potenziale rischio per la popolazione, Acque Veronesi aveva attivato immediatamente il trattamento di potabilizzazione già esistente presso la centrale di produzione idrica. Attualmente l’impianto è costituito da due filtri a sabbia e da quattro unità di filtrazione su carbone attivo granulare e disinfezione. Ha però una potenzialità di soli 200 litri al secondo (a fine intervento sarà elevata a 500 litri al secondo mediante l’aggiunta di ulteriori 3 filtri a sabbia e 6 filtri a carbone attivo granulare). Ciò nonostante, la centrale di Lonigo ha permesso in questi mesi di fornire alla popolazione un’acqua rispettosa delle performance di trattamento raccomandate dall'Istituto Superiore di Sanità relative all’abbattimento della concentrazione dei pfass, assumendo come limiti provvisori, in attesa della definizione dei limiti da parte dell’Autorità Sanitaria Italiana, quelli definiti dalla normativa tedesca. L’intervento, attualmente in fase di realizzazione, rappresenta il primo stralcio di un progetto complessivo che è fondamentalmente costituito dal potenziamento del sistema di trattamento a carboni attivi e da un serbatoio di accumulo di 4.000 metri cubi, necessario per ottimizzare la gestione dell’intero sistema idrico di distribuzione. Oltre all’aumento della portata trattata, sarà potenziato il sistema di sollevamento con l’aggiunta di 3 nuove pompe di rilancio da affiancare alle 3 già esistenti e sarà esteso l’impianto elettrico. «Porteremo a termine l’intervento nei tempi previsti per assicurare maggiore sicurezza a tutte le famiglie servite – ha commentato Massimo Mariotti, presidente della società consortile – L’opera avrà un costo di un milione e 400 mila euro e la stessa cifra verrà investita per la realizzazione del secondo stralcio». Per garantire un monitoraggio costante dei livelli di performance sulla qualità dell’acqua erogata vengono effettuate dal laboratorio interno di Acque Veronesi numerose analisi secondo una metodica analitica accreditata e con il controllo delle Ulss competenti sul territorio (5, 6, 17, 20 e 21), che permettono di valutare correttamente la quantità di composti perfluoroalchilici in tutta la filiera di trattamento e distribuzione dell’acqua. I risultati, riferiti all’anno 2014, sono assolutamente in linea con le indicazioni regionali, ma saranno ulteriormente migliorati a seguito dell’intervento di completamento delle opere. Per quanto concerne invece i pozzi privati utilizzati per scopi potabili, Acque Veronesi aveva già dato disponibilità ad effettuare i controlli necessari presso i propri laboratori per la verifica dell’eventuale contaminazione soprattutto nelle province di Verona, Vicenza e Padova.
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