Opinioni | Quotidiano | Categorie: Politica, Energia

Acqua e nucleare, ora dipende da noi

Di Angela Mignano Domenica 22 Maggio 2011 alle 12:20 | 0 commenti

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Il referendum si avvicina, e sarà compito di ognuno di noi decidere riguardo al nostro futuro, in fatto di energia e servizi

Si parla poco dei referendum del prossimo 12 giugno, nonostante siano di grande importanza le questioni sulle quali gli italiani sono chiamati a decidere: le modalità di gestione del servizio idrico, ultima norma approvata dal governo, e il progetto di reintroduzione dell’energia nucleare in Italia, con la costruzione di dieci nuovi reattori che porterebbero ad una produzione di energia tramite il nucleare pari al 25% del totale, ovviamente dopo almeno dieci anni dall’avvio degli investimenti relativi.

Il primo punto del prossimo referendum sull’acqua riguarda l’abrogazione della Legge 133/2008, relativa alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica, che ha lo scopo di stabilire come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a privati o a società dal capitale misto, nelle quali il privato detenga almeno il 40%. Il referendum inoltre propone l’abrogazione di parte del Decreto Legislativo 152/2006, in particolare quella che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio. E veniamo al nucleare. A parte il rischio di incidenti, un altro grande problema, sottolineano i fautori delle energie alternative, è quello delle scorie e del relativo effetto di inquinamento da radiazioni, poiché non esiste ad oggi una soluzione definitiva per la loro eliminazione. Anche il nucleare, inoltre, è destinato all’esaurimento per la fine delle materie necessarie, quali il plutonio. Inoltre i costi dello smantellamento delle centrali, una volta chiuso il loro ciclo vitale, e dello smaltimento/deposito delle scorie sono ad oggi così elevati da mettere in discussione la convenienza economica di questo sistema di produzione dell’energia. Ovviamente opposte le considerazioni di chi punta sul nucleare quale alternativa alle energie di origine fossile (petrolio e gas), anche loro fortemente inquinanti e per le quali è totale la dipendenza dai giacimenti stranieri. I “nuclearisti”, poi,  ribaltano sulle rinnovabili l’accusa di costi elevati, in assenza di incentivi. Mentre per la sicurezza la convinzione dei fautori del nucleare non è scalfita dalle tragedia giapponese: le centrali di nuova generazione sarebbero a prova di tsunami.

 

Il governo, intanto, ha cercato, è l’accusa dei favorevoli ai Si, una via per determinare il fallimento delle consultazioni referendarie scoraggiando i cittadini ad andare alle urne grazie al “no” all’election day, ovvero il no all’accorpamento delle amministrative di primavera con i referendum. Questo mancato accorpamento sarebbe determinante per il possibile mancato raggiungimento dei quorum, oltre a non consentire un risparmio fino a 400 milioni di euro, altrimenti possibile non raddoppiando le chiamate alle urne. Ovviamente opposte le motivazioni addotte dal governo, che ha sostenuto le doppie date con la necessità di verificare la reale volontà dei cittadini: chi vorrà votare dovrà dimostrarlo decidendo di farlo non solo per la comodità della consultazione unificata: chi non dovesse andare a votare scegliendo a giugno mari e monti al posto delle urne esprimerà, comunque, la sua scelta.

A questo punto, a parte le delicatezza dei quesiti, specialmente di quelli sul nucleare, una sola considerazione va fatta: se il voto è il sistema che la democrazia si dà per decidere, ogni polemica sulle date va superato per concentrarsi sui pro e i contro sollevati dai quesiti referendari e poi confidare che i cittadini prima di tutto decidano di … decidere andando a votare: per il si o per il no.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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