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A proposito delle iniziative di Cgil, Cisl e Uil per il Primo Maggio...

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 3 Maggio 2014 alle 19:35 | 0 commenti

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Riceviamo da Luc Thibault, Delegato RSU/USB Greta Alto Vicentino e pubblichiamo - Antonio Schiavone, 36 anni; Roberto Scola, 32 anni; Bruno Santino, 26 anni; Angelo Laurino, 43 anni; Rocco Marzo, 54 anni; Rosario Rodinò, 26 anni; Giuseppe De Masi, 26 anni. Chi sono costoro e perché sono diventati famosi? Ma chi so ricorda ancora di loro? Di quei sette solo uno è morto in un istante, investito dal fuoco che lo ha ridotto come uno di quei manichini che si vedono negli ambulatori sui manifesti, un fascio di muscoli e nervi.

Gli altri hanno impiegato qualche ora o qualche giorno. L’ultimo mori il 30 dicembre 2007, dopo oltre tre settimane di terribile sofferenze.

Fu una strage annunciata! Mancanza di adeguata manutenzione e prevenzione da parte dell’azienda, mancanza di controlli approfonditi e frequenti da parte dell’Ispettorato del lavoro e dell’Asl; mancanza gravissima da parte del sindacato che ha accettato tutto, in nome della produttività e delle esigenze dell’azienda! Stesso scenario di Taranto, stesso dramma della Marlana Marzotto a Pria A Mare, stessa storia a Rana Plaza e Tazreen dove sono morti 1.243 operai e migliaia di feriti in Bangladesh per la sette di profito degli abominevoli come la famiglia Benetton.

Che la salute degli operai non sia una priorità è dimostrato dallo stesso Ispettorato del lavoro che dovrebbe fare i controlli: a Torino erano in 58 per controllare 63.000 aziende. Nel Vicentino sono state censite 83000 aziende dalla CCIAA di Vicenza nel 2013, sono state effettuate poco più di... 1000 ispezioni!!!

La ThyssenKrupp aveva programmato la chiusura dello stabilimento di Torino spostando la produzione nello stabilimento di Terni.

"Cgil, Cisl e Uil presentano le iniziative per Primo Maggio, Cig in deroga e sicurezza sul lavoro", intitolava VicenzaPiu il 28 aprile 2014.

Le aziende capitalistiche, vivono per uno scopo soltanto: far profitto, e tutto ciò che può servire per far profitto - nel più breve tempo possibile e al costo  più basso possibile - di legale e di illegale, viene fatto. Le vite degli operai sono votate interamente alla produzione di profitto, e se vi sono episodi - come alla ThyssenKrupp di Torino, e come in mille altri posti - in cui degli operai ci lasciano la pelle, o vengono resi invalidi per tutta la vita, ci si arrende alla... fatalità, e ci si lava la coscienza  monetizzando pure la morte! (L'avvocato Niccolò Ghedini che soldi ne ha ... dalla Marzotto, ora propone 20.000 eur alle famiglie delle vittime in cambio del ...loro silenzio). LA GIUSTIZIA E' UGUALE PER TUTTI??? ABBIAMO I NOSTRI DUBBI!

Prima dell'inferno mortale, la ThyssenKrupp aveva ricevuto nell’ultimo periodo ben 35 segnalazioni di «anomalie» da parte degli ispettori del lavoro, ma nessun intervento era stato fatto. Il procuratore di Torino, Guariniello, dirà che alcuni ispettori erano anche... consulenti aziendali della ThyssenKrupp!!! Un minuto di silenzio!, avevano chiesto di fare i sindacati collaborazionisti per gli operai che non avevano partecipato allo sciopero «generale» di due ore del venerdì 7 dicembre!

Quando mori il nostro compagno Nicola Arth della Stefani di Thiene, cosa hanno fatto i nostri difensori della sicurezza sul lavoro? Anche loro 1 minuto di silenzio! Perché sa, non bisogna "strumentalizzare"! Sa, c'è la crisi, bisogna essere "realisti". Ma visto che bisogna rimanere fra gente per "bene", una domanda?

Cosa avete fatto signori della "sicurezza" quando è morto Raffaele Sorgato alla Greta? Cosa avete fatto quando sono caduti i mezzi della Greta nelle buche di AVA? Cosa avete fatto a Taranto (a parte prendere le tangente della famiglia Riva!). Niente di niente, solo accusare USB di "strumentalizzare" o di avere un 'atteggiamento "subdolo", di accusare USB di mettere a rischio l'occupazione perché si denuncia l'inquinamento.

Gli operai muoiono assassinati dalla gestione delinquenziale degli impianti e dell'organizzazione del lavoro, ma invece di gridare forte la solidarietà di classe e di rispondere con la fermata generalizzata di tutte le fabbriche per obbligare tutti i padroni ad applicare le necessarie misure di sicurezza nelle diverse lavorazioni, si invitano gli operai - padroni e sindacalisti insieme - a fermarsi ...per 1 minuto, e pure in silenzio!

Solo in rarissimi casi i capitalisti, i dirigenti d’azienda, responsabili della gestione aziendale, dagli impianti ai macchinari, ai turni, al personale, hanno pagato per le conseguenze del loro menefreghismo o della loro lucida volontà di far rischiare la vita ai proletari. Quasi sempre se la cavano con poco o niente, sia in termini di galera che in termini monetari. E questo deve aprire gli occhi a tutti i lavoratori: la «giustizia» non è mai al di sopra delle classi; al contrario, è al servizio della classe dominante e, quindi, difende soprattutto gli interessi dei capitalisti, qualsiasi genere di interesse ma soprattutto quelli legati direttamente al profitto.

In questa società si paga qualsiasi cosa, anche l’aria che respiriamo; la forza lavoro che le aziende capitalistiche sfruttano, per ricavarne il massimo dei profitti è la capacità di lavoro che il salariato vende al capitalista; e viene venduta ad ore, a giornata, tutta intera, forza e resistenza fisica e nervosa, capacità tecniche ed esperienze pratiche accumulate, salute intelligenza e manualità  comprese, insomma la vita intera! L’uomo che il capitalismo ha trasformato in lavoratore salariato è una merce e come tale viene trattata: ha un prezzo, c’è un mercato - il mercato del lavoro - in cui si scambia e subisce la concorrenza come ogni altra merce! E finchè esisterà il capitalismo, esisterà la merce-forzalavoro, con tutte le conseguenze che questa realtà comporta: il suo sfruttamento sempre più sfrenato da parte dei capitalisti, il suo deprezzamento costante, la crescente concorrenza tra operaio e operaio. Questa è la realtà della società odiernache opprime la vita delle masse operaie di tutto il mondo e rispetto alla quale non esistono «questioni etiche», ma questioni di rapporti di forza!

Il collaborazionismo sindacale ha avuto ed ha la precisa funzione di mantenere viva questa dipendenza, e quando gli operai fanno mostra di non sopportarla e di reagire in qualche modo, entra in campo il ricatto del posto di lavoro, e quindi del salario. Al sistema della trattativa negoziata sulla base della conciliazione degli interessi si aggiunge il sistema del ricatto: il mercato non attende, o le aziende «colgono le opportunità» quando si presentano, o rischiano di perdere molto di più di quella specifica opportunità, e ne va di mezzo la forza lavoro che non si adegua...

Le aziende chiedono più straordinari? Si facciano più straordinari, basta «concordarli» con i sindacati; le aziende chiedono di legare gli aumenti salariali alla produttività?, si leghino i salari alla produttività perché ovviamente la competitività sul mercato è essenziale! Le aziende organizzano ritmi accelerati di produzione? Si accettino i ritmi più accelerati, magari con il pretesto che non si può non adottare nuove tecnologie. Le aziende chiedono la riduzione dell’organico e l’introduzione di lavoratori precari nei picchi di lavoro? Si accetta che un certo numero di operai siano considerati in esubero, e ovviamente la «somministrazione di lavoro» a ditte appaltatrici e a lavoratori precari, basta che sia «negoziata » con i sindacati...

Ma il sindacato che ci sta a fare? Dov’è la comunanza di interessi tra capitalisti e operai? Non c’è! I salari-base, che non bastano mai per vivere decentemente, e che ormai non bastano più anche per la sola sopravvivenza di una famiglia operaia, costituiscono di per sè la forma monetaria dell’oppressione capitalistica sul proletariato e, nello stesso tempo, un sostanziale ricatto di ogni padrone nei confronti di ogni «suo» operaio. Ma ai salari bassi si aggiungono molte altre voci dell’oppressione capitalistica sul proletariato:

- aumento dell’intensità di lavoro nell’unità di tempo e per singolo lavoratore (ritmi di lavoro accelerati, pause ridotte ed eliminate, aumento delle mansioni per singolo lavoratore, ecc.)

- aumento dell’orario giornaliero di lavoro (aumento degli straordinari, aumento dei turni, aumento delle ore impiegate per andare al lavoro e tornare dal lavoro, ecc.)

- aumento della nocività e dell’usura fisica e mentale da lavoro (ambienti malsani, poco aerati, esposizione prolungata a sostanze nocive, ad alte temperature, a fumi e polveri, accelerazione dei movimenti umani guidati dai movimenti delle macchine, reiterazione prolungata degli stessi movimenti meccanici, ecc.)

- aumento del livello di pericolosità del lavoro (sistemi di sicurezza obsoleti, scarsa  o inefficace manutenzione dei macchinari, degli impianti, dei mezzi, sistemi di prevenzione scarsi o inesistenti, ecc.).

Con queste caratteristiche, il capitalismo da parecchi anni ha instaurato un «nuovo modello di sviluppo» che risponde alla sua primaria esigenza di salvaguardare il tasso medio di profitto dal quale dipende la sua stessa esistenza. Il rischio di infortunio e di infortunio mortale, per gli operai,  è ormai un fatto diventato normale. L’organizzazione del lavoro è necessariamente sempre più rischiosa per i lavoratori salariati. Non si spiegherebbe altrimenti quanto succede sui posti di lavoro in tutto il mondo; con l’unica differenza - a detrimento della classe operaia internazionale - che nei paesi attualmente in forte espansione capitalistica, come la Cina, l’India, il Brasile, il Sudafrica ecc., la mancanza di misure di sicurezza sul lavoro è ancor più vasta e drammatica, tanto da alzare in progressione geometrica l’incidenza degli «incidenti sul lavoro» e soprattutto delle morti sul lavoro sull’attività lavorativa generale.  

Di fronte a questo massacro continuo come hanno risposto i sindacati in tutti questi anni? Semplicemente non hanno risposto! O meglio hanno firmato tutto! La spending review, il fiscal compact, la riforma delle pensioni. Cari sindacalisti, inutile versare le lacrime di coccodrillo, quando un operaio muore, perché ci sono sempre meno ispettore, quando la gente lavora sempre di più per accordi che avete firmate, quando uno deve lavorare fino alla morte perché anche questo lo avete accettato!

Ci vuole ben altro che qualche parola falsamente commossa di fronte alle stragi continue di lavoratori! 

Gli operai devono risvegliarsi da questo lungo e profondo sonno drogato; devono  prendere in mano finalmente la loro lotta e rimettendo come priorità assoluta il proprio salario e la propria salute quotidiana!

Leggi tutti gli articoli su: Primo maggio, Luc Thibault

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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